«Il mio palco sarà sempre fonte di luce, di amore e di rispetto per tutti, anche se questo significa prendersi la merda in faccia. Non diventerò come voi. Non odierò come voi».
È tempo di prendere posizione, di non rassegnarsi al nero che avvelena con le sue metastasi ogni organo del Paese, dalle istituzioni a ognuno dei suoi cittadini. È giunto il momento di farsi sentire, di alzare la voce, di rispondere tono su tono e non lasciare le piazze – virtuali o in asfalto – in mano ai fascisti di nuova generazione. Emma Marrone, cantante pugliese, lo ha capito e ha approfittato della sua popolarità, della cassa di risonanza che la sua voce è in grado di raggiungere, per provare a portare l’opinione pubblica nei porti della tolleranza, dell’accoglienza, come quelli che durante un concerto a Eboli ha chiesto di aprire alla solidarietà verso i migranti.
Un gesto coraggioso e certamente poco popolare quello che l’artista – vincitrice del talent di Canale 5, Amici – si è assunta la responsabilità di compiere sul proprio palcoscenico, un’azione che dovrebbe estendersi a macchia d’olio, diventare virale come, invece, accade soltanto alle fake news che incoraggiano odio e paura, alle inutili iniziative popolari precedute dagli hashtag (#), come la recente #TenYearsChallenge. Non odierò come voi, è questo il messaggio da far rimbalzare di social in social, di bacheca in bacheca, di piazza in corteo, perché le avvisaglie da non sottovalutare sono ormai troppe e i nuovi fascisti non hanno più remore, più timore a starsene nascosti.
Se, addirittura, durante una puntata di Fahrenheit – celebre programma radiofonico culturale della Rai – diversi ascoltatori hanno attaccato la scelta di dedicare la trasmissione allo scrittore Primo Levi, con frasi come basta con gli ebrei, non fate politica, allora, è bene non registrare suddetti episodi come sporadici o a opera di pochi esaltati, perché pochi non sono più, perché passo dopo passo, banalità dopo banalità, arriveranno a minare la vita di ognuno di noi, perché come ben ha sottolineato la Comunità ebraica di Roma, l’antisemitismo arriva, ora, anche da ambienti dove non aveva mai preso piede.
Come a Limonte Piemonte, in provincia di Cuneo, dove il responsabile di una pista di pattinaggio sul ghiaccio ha trasformato il pomeriggio di giovani e famiglie in cerca di qualche ora di svago sui pattini in un episodio di apologia, con Faccetta Nera, All’armi siam fascisti e altri inni cari a Mussolini e ai camerati diffusi dagli altoparlanti dell’impianto. «Il giovane è stato redarguito», ha assicurato il Sindaco della cittadina, a sottolineare la futilità del reato commesso dal gestore. Roba da ramanzina, dunque, nulla di serio.
La politica fa spallucce, minimizza, in linea con la propria strategia – ben redditizia in termini di voti e popolarità –, in alcuni casi fa persino finta di stigmatizzare i rigurgiti neri e le dimostrazioni violente. Tutto va, invece, secondo i piani, tutto segue il naturale processo iniziato sventolando bambole gonfiabili in Parlamento all’indirizzo di Laura Boldrini, paragonando un Ministro dalla pelle nera, Cécile Kyenge, a un gorilla, dunque chiudendo i porti alle ONG, i centri d’accoglienza, lasciando, al contrario, libera di usufruire di palazzi occupati nel centro di Roma e bollette gratuite la compagine amica della tartaruga. La Lega di Matteo Salvini ha spostato l’obiettivo dai meridionali ancora più a sud, e in troppi hanno abboccato alla trappola di chi la camicia verde non l’ha mai abbandonata.
La sinistra – o quel che resta dei movimenti socialisti –, le opposizioni, evitano di schierarsi, il PD non parla di migranti e diritti, segue il nemico sul suo terreno e perde rovinosamente la battaglia. Con lo stesso criterio per cui la scorsa legislatura non ha approvato lo Ius Soli prima di abdicare, i democratici si guardano dall’innescare un duro scontro al Carroccio e ai compari di governo dei 5 Stelle, perché, – come questo articolo intende dimostrare – il razzismo e la nostalgia del Ventennio è dappertutto, anche tra le loro fila, e quei voti pesano. Rinunciarvi non vale il prezzo della propria dignità.
«È un momento storico in cui stiamo annegando nell’odio. Il momento in cui un professore mette all’angolo un bambino di colore e lo prende in giro davanti ai suoi compagni. Io non sono madre, ma vorrei che mio figlio crescesse in un’Italia bella, sana, pulita, coraggiosa, rispettosa dei diritti di tutti».
È ancora alla popolare cantante che affidiamo il nostro stato d’animo inquieto, disturbato da tanta violenza. A Foligno, come ben ha ricordato la Marrone nel suo discorso, un ragazzino nigeriano è stato vittima dell’ignoranza dimostrata dal suo maestro che, proprio come i politici da cui probabilmente si sente rappresentato, ha paragonato l’alunno alle scimmie: «Ti posso chiamare scimmia? Guardate com’è brutto», diceva agli altri bambini tra i banchi.
Non odierò come voi, non odierò come quel professore, come il leghista Massimiliano Galli che a Emma ha chiesto di aprire le gambe e lasciarsi pagare, non odierò come chi ha messo al bando Primo Levi e con lui l’Olocausto o, come a Limonte Piemonte (Cuneo), pattinando sul ghiaccio, non odierò come chi non si schiera, come chi gira la testa, chi si appella ai ma, ai però per giustificare la propria pochezza. «Non odierò come voi».