Quando ebbi modo di conoscerlo in occasione di un comizio nella splendida Piazza dei Martiri e di ascoltarlo al cinema Modernissimo per l’apertura della sua prima campagna elettorale poi, dopo pochi giorni, a Scampia, restai colpito dal suo piglio deciso, sicuro come chi è consapevole di affrontare una di quelle avventure ad alto rischio, pronto a risponderti con determinazione, senza tentennamenti, certo di sé e disposto ad ascoltare con garbo, ma con pochi complimenti, se l’interlocutore minimamente tenta di prenderlo per i fondelli con domande pretestuose o, peggio, in malafede.
Ho seguito sempre con grande attenzione le sue lotte, le difese dai tanti tentativi destabilizzanti dall’esterno e dall’interno della sua amministrazione, da parte dei governi, delle lobby degli intellettuali dormienti a giunte alterne, della stampa cittadina, da parte di tutti quelli che non gli hanno mai perdonato l’autonomia dai partiti e di aver scardinato un sistema di potere granitico attorno al quale la porzione bene della città – pare che così si definiscano gli ambienti in – aveva consolidato posizioni, incarichi, contributi e prebende varie o semplicemente la rapida soluzione del problema del proprio orticello.
Quando in questi giorni ha pubblicato un post su Facebook – e, siatene certi, quelli di questo tenore li scrive di suo pugno – fatto da trentotto righe che sintetizzerei in cinque parole (mi sono rotto le scatole), la mia mente, quindi, è tornata al Modernissimo, a Piazza dei Martiri, a Scampia e anche all’ottobre del 2012 in occasione del Consiglio Comunale tenutosi davanti Palazzo Chigi contro il decreto Ammazza Comuni del Governo Monti.
La mattina di mercoledì 21 febbraio ci ritroveremo davanti Montecitorio e Palazzo Chigi per chiedere al Governo di intervenire immediatamente con fatti, come da impegni presi: Luigi de Magistris parla ai napoletani, alla sua gente sempre pronta ad andargli dietro nelle battaglie di giustizia, ai gruppi che lo seguono in rete e nelle tante attività di volontariato a servizio della città, a quei napoletani che non lo hanno lasciato mai solo anche quando fu sospeso dalla carica e continuò a esercitare il suo ruolo nelle strade, nei vicoli, nelle piazze, mentre i soliti bastian contrari si fregavano le mani sperando in un commissariamento per poter tornare a Palazzo e ricominciare le grandi manovre per ristabilire i vecchi equilibri.
Gli impegni presi di cui parla de Magistris si riferiscono, tra gli altri, a quanto assicurato dal Presidente del Consiglio Gentiloni lo scorso giugno relativamente al pignoramento delle casse comunali per il mancato pagamento al Consorzio Cr8 di opere affidate dal commissario straordinario del terremoto dell’Irpinia del 1980. Commissario che continua dopo ben trentotto anni a esistere nella persona dell’Ing. Filippo D’Ambrosio, grazie anche ai più recenti decreti di proroga del Governo Renzi.
[…] pignoramento di un debito risalente al 1981 – terremoto Irpinia – e siamo sotto la clava di debiti mostruosi del commissariamento rifiuti dell’epoca berlusconiana-bassoliniana […]
Solo per rinfrescare la memoria è bene ricordare che il commissariamento straordinario dei rifiuti cui fa cenno il Sindaco fu inaugurato l’11 febbraio del 1994, inghiottendo risorse enormi gestite da ben undici commissari avvicendatisi fino al 2009, durante le amministrazioni Bassolino-Iervolino, lasciando la città anche nei due anni successivi con montagne di spazzatura che lambivano i primi piani dei fabbricati.
Una confisca che blocca le casse comunali già disastrate per ragioni di certo non attribuibili all’attuale giunta e per le quali il Governo avrebbe dovuto intervenire prontamente come fatto per altre realtà in passato, ad esempio Roma, più volte aiutata con centinaia di milioni che pesano sui contribuenti italiani, o come fatto per Catania da Berlusconi per evitare il crac causato dalle amministrazioni di centrodestra, complice il suo medico personale, Sindaco poi scomparso, per non parlare di Milano che con il pretesto Expo ha divorato ingenti risorse.
Che vergogna consentire il pignoramento della cassa della terza città d’Italia, della capitale del mezzogiorno, per un debito dello Stato di quasi 40 anni fa, si tratta di azioni chirurgiche, volete toglierci acqua e viveri, ma non ci avrete mai. Siamo pronti, come sempre, a tutti gli scenari per la difesa della nostra città. Napoli è risorta con il suo popolo e con una Amministrazione dalle mani pulite che lavora senza sosta per amore della città e per i beni comuni, non consentiremo a nessuno di mettere catene e piombo sulle ali della liberazione.
C’è da chiedersi, quindi, se il silenzio dei piani alti dinanzi a una così palese situazione sia riconducibile alla difficoltà di reperire risorse o riguardi per caso di mostrare ancora una volta la carota – come fatto spesso dal signor Renzi – per poi ritirarla pur di ribadire il non gradimento del Sindaco anti-sistema che sta dalla parte sbagliata, quella della gente. Io qualche dubbio lo avrei, anzi, confesso, l’ho sempre avuto.
Certo che è una vergogna, ma dubito che il Governo, impegnato con i suoi uomini di punta, Presidente del Consiglio compreso, in questa campagna elettorale avvelenata e di infimo livello, sia disponibile ad ascoltare le necessità della gente rappresentata da un marziano della politica aggrappato ai valori che contano di solidarietà e vicinanza alle fasce deboli, ai giovani, ai migranti, oggetto della peggiore missione di odio che questo Paese ricordi, dove la maggioranza di chi lo rappresenta, mediocre e spesso scadente, è lontana anni luce dai bisogni reali delle persone e ancora è supportata da una parte altrettanto mediocre e scadente della nazione che ha come unico obiettivo la difesa dei propri interessi.