Il percorso è tutto sinuoso, lungo la frastagliata costiera cilentana, e si rivolge in un continuo saliscendi dal vivo interesse per il susseguirsi di panorami pittoreschi e per la bellezza della vegetazione, caratterizzata da magnifici oliveti. Alla base di piccoli promontori o adagiati in brevi cale, si trovano numerosi centri, tra cui la città di Velia.
Elea, denominata poi in epoca romana Velia, è un’antica polis della Magna Grecia. La sua area archeologica si trova nel cuore del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano. Gli scavi furono iniziati da Amedeo Maiuri e Paolino Mingazzini nel 1921.
La visita all’area inizia con la città bassa, messa in luce nel 1952. Camminando si scorgono, dunque, le mura del nucleo più antico del centro abitato con due fasi costruttive evidenti: una in opera isodoma con superficie liscia e l’altra sempre in opera isodoma, ma con bugnato. Si intravedono, inoltre, delle case costruite in isolati rettangolari, di IV secolo, poi trasformate in età romana.
Proseguendo lungo la strada pomeriale interna, nel cui sottosuolo è possibile ammirare i resti di una stoà del V secolo a.C., si giunge, poi, attraversando un’antica porta e un tratto lastricato, verso i quartieri edificati nello stesso periodo. Al di fuori dell’area, invece, un pozzo sacro, in bella struttura a scacchiera, nel quale fu trovata una ricca stipe votiva, ancora un edificio termale del II secolo d.C. e diverse abitazioni di età romana.
Il fascino di questo antico luogo spinge verso Porta Marina Sud, dove si incontrano un quadrivio e si ammirano le tombe romane e le mura con le torri. L’edificio ora visibile era destinato al culto imperiale, ma probabilmente era anche la sede di collegi e associazioni. La strada che si percorre con lastricato di età greca ben conservato conduce a quello che è probabilmente il punto più conosciuto degli scavi, la Porta Rosa. Questa si apre in un valico della cresta dell’acropoli, proprio alla sommità della valle che divide il nucleo più antico della città dall’ampliamento eseguito successivamente.
L’area è davvero grande, immensa, ricca di elementi architettonici e importanti punti di riferimento. Non soltanto la Porta Rosa, il pozzo sacro, le terme e l’antiquarium ma, verso l’acropoli, anche case di età greca. Si tratta di abitazioni in opera poligonale addossate al pendio con due tracciati stradali e resti di opere di terrazzamento di V secolo, che avevano incorporato con i loro terrapieni le strutture più antiche, salvandole. Più a monte, ancora resiste il teatro di età ellenistica, la cui scena è stata rifatta in epoca romana. Sulla sommità di questa parte della collina si trovano, nell’area del castello, i resti di un tempo ionico. Per quanto riguarda il castello, le sue strutture sono in parte sovrapposte a quelle di età greca e parzialmente distrutte. La torre grande e circolare, con controscarpa, è di epoca angioina, ma lo è anche la cappella che occupa il posto del propylon del santuario, nel quale è stato allestito il lapidario. Proprio qui sono conservate stele votive, stele funerarie e iscrizioni onorarie e funerarie di età romana, mentre nella torre sono esposte ceramiche medievali.
Gli scavi di Velia per i Romani, o Elea per i Greci, rappresentano uno dei gioielli del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, un sito archeologico interessante che sorprende non poco e che, ancora oggi, racconta in qualche modo la storia di questa città dimenticata. Un luogo da valorizzare e vivere.