Vittorio Alinari, “ultimo” di una dinastia di fotografi, ha caratterizzato la propria attività nel lavoro di censimento fotografico e di catalogazione dei monumenti e delle opere d’arte, soprattutto in Italia. Una testimonianza, giunta fino a noi, diventata fondamentale sia per la storia che per gli studi. Non credo di aver fatto cosa inutile per l’Artista e l’Amatore – scrive nel suo Guida di Firenze – aver offerto parallelamente a una descrizione dei Monumenti e delle Opere d’Arte che abbelliscono la nostra città, il mezzo di conoscere se essi sono stati riprodotti in fotografia e, per conseguenza, se è possibile facilmente procurarsene il ricordo […].
La dinastia dei fiorentini, meglio conosciuti come i Fratelli Alinari – Romualdo, Leopoldo e Giuseppe – ha influenzato, in modo particolare in Italia, come scrive Italo Zannier ne L’occhio della fotografia, il gusto e la cultura dell’immagine, dalla seconda metà del secolo scorso, sino ai primi decenni del nostro. Gli Alinari hanno caratterizzato il loro lavoro definendo degli stereotipi diventati classici che li connotano, in particolar modo nella riproduzione d’arte e d’architettura. Un’ideologia di alta fedeltà: estrema nitidezza, equilibrio tonale, rigore geometrico dell’immagine.
Anche Vittorio Alinari, figlio di Leopoldo, ha seguito sempre e portato avanti queste regole. Inoltre, è stato un vivace animatore dell’ambiente culturale fiorentino degli anni a cavallo tra i due secoli, dedicandosi pure all’editoria. Firenze, anche per merito di questa famiglia, è diventata come Torino il centro più importante della fotografia nostrana e infatti, nel 1889, proprio qui è stata fondata la Società Fotografica Italiana. Nel 1921 Vittorio Alinari ha dovuto cedere l’attività di famiglia a una società composta da alcuni intellettuali fiorentini i quali al nome Fratelli Alinari hanno aggiunto Soc. An. IDEA (Istituto Di Edizioni Artistiche). La nuova gestione degli Archivi Alinari ha dato anche vita al primo museo italiano di storia della fotografia.
La crisi ha tuttavia colpito ancora la storica azienda e questa volta è intervenuta la Regione Toscana acquistando gli Archivi Alinari. Un intervento indispensabile visto che l’investimento ha permesso di mantenere nella sua integrità il fondo fotografico, che conta oggi oltre 5 milioni di immagini. Purtroppo, gli archivi non si trovano più presso l’omonimo largo a Firenze – luogo storico rimasto invariato dal 1863 – ma la sede provvisoria della Fondazione è presso gli uffici regionali di via Farini 8 e la nuova sede sarà poi Villa Fabbricotti. Il passo immediatamente successivo è stato quello di creare una fondazione, la FAF, Fondazione Alinari per la Fotografia. L’atto è stato firmato il 17 luglio scorso, presso Palazzo Strozzi, con l’obiettivo di costituire un museo della fotografia che possa anche organizzare attività di educazione, formazione, ricerca e restauro collaborando con artisti e istituzioni.
La Regione Toscana è stata davvero fondamentale con quest’operazione di investimento che ammonta a circa 16 milioni di euro, salvando un patrimonio destinato alla privatizzazione e sicuramente allo smembramento. Il Presidente Enrico Rossi ha dichiarato: «Nasce oggi la Fondazione Alinari per la Fotografia. Si chiude un percorso iniziato con l’acquisizione da parte della Regione Toscana, nel gennaio scorso, del patrimonio fotografico Alinari, cinque milioni di pezzi che documentano un secolo e mezzo di storia toscana, italiana e internazionale. Un grande, immenso patrimonio culturale e artistico di rilevanza mondiale che in questo modo potrà restare nel presente e per le future generazioni. Da oggi parte un nuovo capitolo di una grande storia. È un’operazione di politica culturale tra le più importanti nel corso degli ultimi cinque anni. Non esistono fondazioni come questa, molti altri depositi sono stati smembrati, venduti e non sufficientemente valorizzati. Quello che abbiamo concretizzato oggi è un esempio di politica culturale moderna, seria, profonda, di cui potranno usufruire tutti i cittadini, e non solo della nostra regione e del nostro Paese. Compito della Fondazione e del comitato scientifico sarà valorizzare bene questo patrimonio. Sono sicuro che questa iniziativa assumerà un grande valore anche sotto il profilo economico, che fra alcuni anni sarà molto più elevato rispetto a quello attuale. Per la Toscana è indubbiamente un investimento tra i più significativi».
Un investimento importante non soltanto per la Regione Toscana, ma per l’Italia intera perché promuovere e sviluppare la conoscenza di un patrimonio, quale fonte storica unica, porta a un arricchimento generale inedito nel nostro Paese e in questo specifico ambito di cui, invece, si sentiva davvero il bisogno.