Per alcuni è il sonno della ragione, per altri il sonno dei sentimenti della vita, per altri ancora entrambi. Si apre così la consueta lettera settimanale ai napoletani del Sindaco Luigi de Magistris (Sindaco di Napoli), affidata alle sue pagine social. Un incipit forte, netto, un ingresso irruente nelle prime ore di un lunedì che non sembra il solito, che pare assomigliare a un giorno di tanti anni fa, quando il cielo d’Europa non era mai blu. L’Italia è, ancora una volta, sconvolta da cronache ignobili, pagine nere di una storia che torna.
A Lodi, nella verde Lombardia, oltre duecento bambini sono vittime di provvedimenti razziali che li escludono dalla mensa scolastica, una delibera, quello del Primo Cittadino Sara Casanova che taglia fuori da un naturale processo di integrazione i figli degli immigrati presenti sul territorio cittadino, costringendo i ragazzini di diversa etnia a mangiare separatamente dai propri compagni nati sotto la bandiera tricolore. Il MoVimento 5 Stelle assiste inerme all’ennesima prova di forza della Lega. Circa 1200 km a Sud, a Riace, il modello di accoglienza costruito e applaudito in tutto il mondo di Mimmo Lucano viene definitivamente cancellato dal Ministro dell’Interno, Matteo Salvini, che dispone la deportazione dei richiedenti asilo ospitati dalla cittadina calabrese che ha dato loro una casa e un lavoro, allontanando, così, la malavita e ripopolando un borgo destinato a sparire sotto l’effetto dell’emigrazione giovanile.
Napoli è città di sofferenze ed anche molto bollata dalla propaganda politico-mediatica. Di sicuro, però, andiamo in direzione ostinata e contraria rispetto a questo vento nero dei divieti, dell’insicurezza e della paura. Napoli è, infatti, l’unica grande città d’Italia a ribellarsi, con fatti concreti, all’azione del governo giallo-verde, spalleggiato da un impalpabile Luigi Di Maio – forse troppo impegnato a piazzare amici e colleghi sulle poltrone che contano –, e oltraggiosamente non contestato a dovere da un’opposizione che si guarda bene dal contrastare un tale svilimento della Costituzione, in nome di qualche voto da salvaguardare da parte di chi applaudiva a Minniti e alla sua stretta dei confini.
Luigi de Magistris, come Mimmo Lucano, è espressione di una Resistenza oggi più che mai necessaria. L’ex magistrato è, idealmente, a capo di un esercito di partigiani che non vuole arrendersi alla barbarie, un folto gruppo di donne e uomini che farebbe bene a riunirsi sotto un unico, grande vessillo, anziché – come accaduto a Potere al Popolo e Rifondazione – insistere nel vizio a cui la sinistra è sempre più debole, ossia la continua riproduzione per scissione.
Odio porta odio, la violenza coltiva sentimenti di vendetta. Questo brutto clima nel Paese non serve per lo sviluppo dell’Italia, continua il Sindaco partenopeo. Serve ed è funzionale solo ai detentori del potere di turno per veder crescere il loro consenso personale. Lavorano sulle paure, sulle infelicità e sui problemi e la loro medicina è l’antitesi della felicità, è veleno sociale. Sveste, finalmente, i panni indossati negli ultimi mesi, de Magistris, abbandona l’auto-celebrazione in nome del turismo e stringe nuovamente la bandana arancione delle grandi battaglie lanciadosi nella mischia e irrompendo in un silenzio istituzionale imbarazzante almeno quanto le dichiarazioni del Presidente Roberto Fico e del Vicepremier Di Maio postume alle donazioni piovute da tutta Italia a favore dei bambini di Lodi, ruffiani oltre il rosso della vergogna che li dipinge, finti indignati di fronte al braccio di ferro di Salvini con la democrazia. Non una parola, dal quartier generale pentastellato, durante la promulgazione dei provvedimenti verso Riace e la stessa cittadina lombarda, solo un vigliacco salto sul carro di un vincitore che porta il nome della speranza, della solidarietà della gente, e che in nessuna sua parte si colora di giallo e di stelle. Scendete subito, non è roba vostra!
È tempo di smetterla con il “lasciamoli lavorare”, di sottovalutare l’azione sovranista imposta dalle camicie verdi e agevolata dai partner grillini, coalizzarsi è un dovere morale e civile. Napoli è un partito politico a sé stante, una boccata d’aria pulita, è ribelle, strafottente, scostumata. Lo insegna la storia delle Quattro Giornate, lo confermano le cronache quotidiane dei centri sociali come hub di integrazione e servizi alla popolazione meno abbiente, un vero e proprio fulcro di proposte culturali ormai patrimonio della città, lo scrivono le azioni di governo municipale che hanno spezzato il pregiudizio verso i quartieri a margine del capoluogo e che hanno rispettato il volere popolare – come nel caso dell’acqua pubblica o del progetto di riqualificazione dell’area Italsider –, lo illuminano il rapporto tra il Sindaco, gli Assessori e la gente, tutti coinvolti nelle vicende che determinano il destino partenopeo, come in occasione delle manifestazioni per il Debito Ingiusto.
Che non resti, allora, una suggestione. Ciò che è locale ha il dovere di proporsi globale, centro nevralgico di una concreta risposta alle mafie, alle politiche stantie, alle caste, alla violenza, all’odio, alle divisioni. Se Riace è modello di un rilancio di un territorio, Napoli, con de Magistris, può farsi locomotiva di un’azione democratica di disturbo e riaffermazione di diritti umani e civili ormai scomparsi dalle intenzioni di questo Paese. Soltanto così un lunedì che non sembra il solito potrebbe colorarsi di una tinta vivace di speranza.