Non ringrazieremo mai abbastanza la Alessandro Polidoro Editore per aver deciso di festeggiare il bicentenario della nascita di Herman Melville (1819-91) con l’uscita del poema Napoli al tempo di Re Bomba agli inizi di novembre e con la raccolta di poesie John Marr e altri marinai alla fine dello stesso mese. I due titoli, mirabilmente tradotti da Gordon M. Poole, vanno ad aggiungersi a Typee, il primo romanzo del grande scrittore statunitense con cui è stata inaugurata la preziosa collana dei Classici della casa editrice napoletana, curata con competenza e passione da Antonio Esposito.
In particolare, Naples in the Time of Bomba, come ci spiega nella sua avvincente introduzione Poole – che dal 1975 insegna Letterature Angloamericane all’Università di Napoli L’Orientale –, fu pubblicata per la prima volta in italiano nel 1995 dalla casa editrice Filema. Il poema narra della Napoli borbonica di Ferdinando II, soprannominato Re Bomba, visitata dal grande scrittore, poeta e critico letterario statunitense nella seconda parte del febbraio del 1857.
Melville è conosciuto soprattutto per il romanzo Moby Dick (1851), considerato uno dei cardini della storia della letteratura americana e tra i grandi capolavori della letteratura di tutti i tempi. Tra le altre opere dell’autore, vanno ricordate, oltre al citato Typee (1846), anche Bartelby lo scrivano (1853), Benito Cereno (1855) e Billy Budd (1924).
Il protagonista del racconto in versi Napoli al tempo di Re Bomba, in effetti, rappresenta una parziale proiezione autobiografica dello stesso Melville: è Jack Gentian, un vecchio marinaio che noleggia una carrozza e attraversa la città partenopea durante la festa del Carnevale. Dopo pochi metri, fa un incontro straordinario: un Pulcinella! La folla è allegra, è libera, sfrenata, è buffa come lui, e se la spassa. Il popolino napoletano, insomma, è in festa e il vecchio Jack comincia a pensare che siano esagerate le note accuse nei confronti del potere borbonico.
Lo sguardo del protagonista si fa più ampio, comunque, e vede i cannoni del Maschio Angioino puntati in parte sulla città invece che verso l’orizzonte marino con le truppe siciliane che escono dal castello. A questo punto, si domanda se la scena di sfrenata allegria popolare sia genuina o non piuttosto una disperazione rattoppata, / coraggio che addosso gli sbrindella, / vero prodigio di spensieratezza. Il periodo storico nel quale è ambientato il poema di Melville non è da sottovalutare per le riflessioni sulle tensioni esistenti tra l’individuo, la collettività e il potere.
L’atmosfera gioiosa e farsesca del Carnevale del 1857 a Napoli, infatti, nascondeva tensioni civili e politiche, dal momento che la città era stata teatro, pochi mesi prima, di ribellioni individuali e collettive. Tra le vicende più drammatiche, un attentato al monarca e lo scoppio di una polveriera al molo militare. Nel gennaio dello stesso anno, infine, sempre nella zona portuale, era saltata in aria la fregata Carlo III, carica di soldati e munizioni, con un bilancio di trentotto vittime.
Non è un caso, di conseguenza, che il racconto poetico inizi con l’aforisma che recita Il mondo dei fatti e il mondo dell’Arte sono due. Il sol intento dell’Arte è il bello. Il protagonista e soprattutto il poeta sembrano voler avvertire il lettore intorno alla trasfigurazione e persino alla disinvoltura con la quale la narrazione lirica tratta la fattualità storica.
Se gli eventi narrati da Jack Gentian, ci fa notare il professor Poole, si riferiscono agli eccessi del potere nel Regno delle Due Sicilie, la sensibilità di Melville rifugge da superficiali generalizzazioni storico-politiche e ancor di più da facili tentazioni oleografiche. Il discorso viene ampliato e articolato, quindi, fino alla visione esistenziale e alla sua tematica unificante: la questione della tensione fra il piacere e i suoi limiti, dove questi ultimi possono essere sia naturali (il Vesuvio, il tempo, la morte) che istituzionali (il dispotismo politico) o quello economico.
Nell’edizione rivista ed ampliata del poema di Melville presentata dalla Alessandro Polidoro Editore, insomma, il viaggio privilegia la dimensione metaforica del racconto, dalla durezza del potere borbonico al tempo di Re Bomba fino alle ambiguità della stessa avventura garibaldina. Come ci suggerisce ancora Poole, tra le righe del poemetto si intuisce che il pessimismo melvilliano è struggente e grande è il dolore per un mondo offeso. La consapevolezza del tradimento del sogno popolare di un ordine giusto si estende fino agli orrori della Guerra civile americana del 1861-1865, un conflitto dichiarato e perseguito a difesa dell’unità nazionale, ma pur sempre espressione di finalità economico-sociali e della reale e spietata competizione tra il Nord capitalistico moderno e il Sud schiavistico e socialmente arretrato.
Nella vita contemporanea dominata dal turismo superficiale e consumistico, presente anche nella produzione saggistica e letteraria, la lettura di Napoli al tempo di Re Bomba è un vero toccasana esistenziale. È un’opera che rimanda al Melville meno conosciuto e nella quale l’acuta passione del viaggiatore si unisce all’espressione lirica e alla riflessione civile sulla natura e la pratica del potere, al di là dello spazio geografico e del tempo storico della narrazione.