Ridley Scott torna sui grandi schermi con la sua ultima fatica, dal titolo più che altisonante: Napoleon. In sala già dal 23 novembre, il film è un biopic (con svariate licenze artistiche) del celeberrimo imperatore Napoleone Bonaparte, dalla sua ascesa al potere fino al declino, con una maggiore attenzione alla travagliata storia d’amore tra lui e la moglie Giuseppina di Beauharnais.
Senza dubbio un prodotto attesissimo e dalle premesse interessanti, sia per nome del regista che per quello dei protagonisti, nientemeno che Joaquin Phoenix e Vanessa Kirby. Ma allora perché per buona parte della critica e del pubblico è stata un po’ una delusione? Cerchiamo di andare per gradi.
Napoleon, nel complesso, non è un brutto film, anche perché parlare di brutti film aventi come regia quella di Ridley Scott è praticamente impossibile. C’è da dire, però, che Scott, alla veneranda età di 86 anni, continua a mantenere il suo saldo posto nella classifica dei registi bipolari. In carriera ha diretto tesori del calibro di Alien (1979), Blade Runner (1982), Thelma & Louise (1991), Il gladiatore (2000), in ultimo il sottovalutato The Last Duel (2021), ottenendo molteplici candidature Oscar e vincendo svariati premi. Ma poi ha diretto anche pellicole mediocri come Soldato Jane (1997), Prometheus (2012) e in ultimo l’assurdo House of Gucci, forse partorito a seguito di una sbronza con amici italiani, chissà. Insomma, trepidazione e timore sono i sentimenti di spicco quando si attende l’uscita di un film di Scott e Napoleon si trova, al momento, in un limbo di pareri contrastanti, pur avendo incassato al botteghino un totale di oltre 136 milioni di dollari (di cui oltre 4 milioni in Italia).
Il regista sceglie di portare in scena i momenti salienti della carriera politica di Napoleone. Vediamo l’ufficiale in gioventù, al termine della Rivoluzione Francese, la vittoria nella battaglia delle Piramidi, in Egitto, nel 1798, la sua ascesa a Primo Console e in seguito, nel 1804, l’incoronazione dal Papa come Imperatore dei francesi. Assistiamo alla battaglia di Austerlitz, nella quale sconfisse brutalmente austriaci e russi, e alla celebre quanto disastrosa campagna di Russia, fino alla battaglia di Waterloo del 1815 che segnò la definitiva sconfitta di Napoleone e il suo conseguente esilio sull’Isola di Sant’Elena, dove trascorse gli ultimi anni di vita.
«Napoleone è un uomo da cui sono sempre stato affascinato» ha detto Ridley Scott in un’intervista. «È uscito dal nulla per governare tutto, ma per tutto il tempo ha condotto una guerra romantica con la moglie adultera Joséphine. Ha conquistato il mondo per cercare di conquistare il suo amore e, quando non ci è riuscito, l’ha conquistato per distruggerla, e nel farlo si è autodistrutto».
Dalle parole del regista si evince quanto, al di là delle vicende politiche e militari, il suo interesse maggiore fosse per la descrizione del complicato rapporto tossico con Giuseppina, dall’incapacità di avere figli al suo tradimento, in un ripetitivo gioco malato. Phoenix e la Kirby, senza dubbio le due perle della pellicola, sono stati come sempre sensazionali ma non ai livelli eccelsi che ci si aspetta, risultando spesso troppo sopra le righe (un difetto in cui Scott rischia spesso di sfociare nei suoi prodotti, basti ricordare House of Gucci). Nel vastissimo cast sono comunque presenti nomi di tutto rispetto: per citarne un paio, Rupert Everett (è il duca di Wellington) e Sinéad Cusack (è Letizia Bonaparte).
Tecnicamente parlando, la pellicola risulta quasi impeccabile: Ridley Scott è pur sempre un maestro della regia e su questo non ci piove. La fotografia dai toni generalmente freddi è più che ottima, così come gli effetti visivi e il montaggio, specialmente durante le scene di battaglia. La colonna sonora di Martin Phipps contestualizza al meglio le varie musiche popolari in base ai luoghi e, sul piano registico, vediamo momenti a dir poco epici, fra tutti i vari combattimenti o l’incoronazione a imperatore.
Ciò che però ha maggiormente destabilizzato gli spettatori e gli studiosi è forse la serie di inesattezze storiche di cui il film è colmo. Napoleone, ad esempio, non combatteva in testa alla cavalleria come invece mostra la pellicola e soprattutto non avrebbe mai potuto farlo a Waterloo, dove presentava ormai già diversi dolori e malanni. Durante la battaglia di Austerlitz non ci fu nessun massacro nel ghiaccio come la propaganda faceva spesso credere e anche la scena della battaglia delle Piramidi è falsata: Napoleone non bombardò mai le piramidi e non abbandonò l’Egitto perché venne a conoscenza del tradimento di Giuseppina.
Di quest’ultima, è risaputo fosse più grande d’età rispetto al marito, mentre Vanessa Kirby ha addirittura quattordici anni in meno di Joaquin Phoenix. In risposta alle critiche, Scott si è giustificato affermando che quella era la sua personale interpretazione del personaggio e che il film non va inteso come meramente biografico ma comunque riadattato per conferirgli maggiore epicità.
Un prodotto cinematografico, Napoleon, che resta godibile nelle sue due ore e quaranta ma non più di tanto, a causa dei toni sopra le righe e di un ritmo e dei tempi gestiti piuttosto male. Il regista ha anche annunciato che uscirà in seguito negli USA, su Apple TV+, una versione director’s cut di oltre quattro ore. Va bene ma forse anche evitabile. E adesso incrociamo le dita per Il gladiatore 2.