Sono trascorsi sette mesi dall’insediamento a Palazzo San Giacomo del neo Sindaco Gaetano Manfredi, un periodo di tempo ormai non più ascrivibile all’imbarazzo degli inizi, all’incertezza dei primi giorni, eppure non vi è una sola iniziativa promossa dalla giunta dell’ex Ministro che non abbia prodotto quello sconforto tipico della politica tradizionale, quella che – per anni – ha tenuto Napoli frenata agli stereotipi della città incapace di azioni positive, sinonimo di furbizia mal adoperata e monnezza.
Come molti hanno fatto notare, è proprio nei primi 180 giorni di governo che un amministratore locale pone le basi su cui costruirà il proprio operato, la città che verrà. Per Gaetano Manfredi, però, questi sei mesi sono sinonimo di immobilismo politico e scelte sul piano socio-economico quantomeno discutibili. Dal Patto per Napoli (un mega debito stipulato con il governo in cambio di privatizzazioni dei servizi e probabile svendita del patrimonio), passando per le ordinanze sulla movida, fino al recente scandalo che coinvolge le Municipalità, le cronache della città tornano a raccontare di buoni motivi per evadere da questa sempre più sconfortante realtà.
Come preventivato, l’assurda accozzaglia di partiti e personalità più disparate che compone la giunta Manfredi ha trovato il modo di non essere d’accordo su nulla sin dalle prime operazioni e a farne le spese, come sempre, è la gente che popola i quartieri. Non si parla d’altro da giorni, non vi è articolo sulle testate nazionali e locali che non riporti le schermaglie della maggioranza in merito alla nomina degli assessori delle Municipalità, ancora da definire. Uno scandalo senza appello di cui il Sindaco e i suoi presidenti (10 su 10, maggioranza assoluta) farebbero bene a rendere conto a quanti hanno affidato al PD e alla sua ammucchiata il futuro dei propri rioni.
Così, dopo sette mesi di litigi e di interessi dei singoli partiti, nessun assessore è stato ancora nominato e l’avvocato Giuseppe Fortunato, difensore civico della Regione Campania, ha provveduto ad affidare l’incarico a un commissario, la dott.ssa Francesca Conte, che emanerà un bando d’assunzione. Nell’assurdo balletto per assicurarsi la poltrona desiderata, le Municipalità si ritrovano già commissariate. Non sappiamo se si tratti di un record, ma di certo non è qualcosa di cui andare fieri.
In palio compaiono, ora, quaranta posti da assessore e vicepresidente (con stipendi fino a 4mila euro) che verranno assegnati, probabilmente, a chiunque avrà il titolo per occupare la carica ma che di quei luoghi e dei problemi che insistono sui territori non conosce perfettamente nulla. Non solo le Municipalità possono contare su risorse, ogni anno, che definire misere è quasi un eufemismo, ora si troveranno – molto probabilmente – a essere governate da qualche amministratore che non saprà come spenderle.
Perché, inutile girarci attorno, i problemi che gravano sul quartiere Vomero non sono gli stessi dell’area Nord o di Fuorigrotta, gli abitanti delle Municipalità 6 (Ponticelli, Barra, San Giovanni a Teduccio) devono ancora elemosinare per un autobus nelle ore serali o nel weekend, chiedere sicurezza o un lampione che illumini un angolo poco in vista, temi che solo chi abita quelle zone e ne vive frequentemente i disagi – e lo stato di abbandono istituzionale – sa comprendere ed, eventualmente, affrontare.
Il Sindaco Manfredi, forte di uno stipendio triplicato rispetto al suo predecessore, non basta che provi a impugnare la decisione del difensore civico regionale, tutt’altro. L’ex Rettore dell’Università Federico II di Napoli ha l’obbligo di prendere le redini della città (saldamente nelle mani di Vincenzo De Luca), di strigliare i componenti della sua squadra di governo e pretendere serietà e rispetto del proprio ruolo, a costo di rendere pubblica la querelle in cui certi personaggi sono impegnati.
Sono trascorsi sette mesi dalle elezioni dello scorso autunno e Napoli sembra già un’altra città, ma non quella che ci si aspettava. O meglio, quella che promettevano. Le ombre della depressione, quel sentimento in cui la politica ha sempre mirato a tenerla a bada, sembrano già essersi estese su ogni casa, vicolo, sampietrino della bella e dannata Partenope. Ogni traccia di innovazione, di movimentazione popolare, di spinta entusiastica è già ricordo da guardare con nostalgia. A Napoli nun cagna maje niente!