Soltanto qualche mese fa le famose domeniche al museo erano sulla bocca di tutti con il Ministro dei Beni Culturali Alberto Bonisoli che si era espresso a riguardo affermando che fosse necessario superarle e far sì che attraverso un’operazione di valorizzazione intelligente si riuscisse a rendere più fruibile il nostro enorme patrimonio a un grande numero di cittadini indipendentemente dalle condizioni economiche. Ma cos’è davvero successo da quelle dichiarazioni a oggi, con l’anno nuovo appena giunto? Di cambiamenti importanti non ce ne sono stati e, anche se il governo si è insediato da ormai sei mesi, ciò che resta nel concreto sono solo parole. Intanto, il Presidente Sergio Mattarella ha firmato il testo della Legge di Bilancio del 2019 nel quale sono previste alcune misure per la cultura. Quelle che sembrano essere più interessanti riguardano le riduzioni di spesa.
Andando ad analizzare cosa è stato fatto nel settore da questo esecutivo, come prima azione è stato istituito un fondo di investimenti che vedrà pochi miliardi di euro ripartiti tra e per gli enti territoriali con risorse per l’edilizia pubblica, la manutenzione della rete viaria, la prevenzione del dissesto idrogeologico e del rischio sismico, la valorizzazione dei beni culturali e ambientali. Ci sono, poi, diversi tagli: quelli ai crediti d’imposta su librerie e sale cinematografiche, quelli al bonus per i diciottenni (il bonus cultura) e il taglio al contributo per il contenimento della spesa ai musei autonomi.
Le altre novità, che però non sono ancora state effettivamente introdotte, riguardano una variazione di costo dei ticket di ingresso per i maggiorenni under 26 e l’aumento delle giornate gratuite nei musei, inizialmente molto osteggiate. Secondo le dichiarazioni di Bonisoli, infatti, si passerà a venti giornate gratuite e saranno distribuite in modo diverso rispetto al passato, perché il Ministro vuole introdurre dei criteri di gestione nei musei e non di propaganda politica. Dal prossimo anno poi tutti i ragazzi dai 18 ai 25 anni entreranno a 2 euro perché vogliamo incentivare e creare l’abitudine di andare al museo nei giovani che non hanno grandi mezzi economici, vedere una parte del nostro grande patrimonio culturale può aiutarli a crescere. Queste iniziative, tuttavia, sono ancora lontane dall’essere legge effettiva, ma sembrerebbe che il pentastellato le consideri già tali dal momento che, quando parla di ciò che è stato portato a termine in questo semestre, parta proprio dai due punti sopracitati. Per quanto riguarda il biglietto ridotto, inoltre, potrebbe sembrare poco utile scontare un ticket a giovani in età universitaria, non dimenticando che, secondo statistiche ISTAT, soltanto l’8% dei giovani dai 18 ai 25 anni, ritiene che i musei siano troppo cari. Purtroppo, c’è da dire anche che la maggioranza dei ragazzi non va proprio in determinati luoghi, semplicemente perché non interessata. È per questo motivo che limitarsi a ridurre il prezzo non è una soluzione sufficiente: il problema – per assurdo – non è il parametro economico, bensì la mancanza di una campagna di comunicazione mirata che aiuti a far crescere l’interesse verso la cultura e ad avvicinarvi giovani e non.
Le domeniche gratuite invece, nonostante i passi avanti e i troppi indietro, concretamente non portano nessuna novità: inizialmente Bonisoli aveva manifestato l’intenzione di rivedere l’iniziativa introdotta da Dario Franceschini. Si parlò poi di una sua abolizione di fatto, ma adesso queste giornate della cultura aperte a tutti sono state confermate con alcune novità. Da ottobre fino al mese di marzo, la domenica gratis resta e le sei giornate rimanenti, che vanno da aprile a settembre, sono concentrate in una sola settimana gratuita nel mese di marzo. La differenza con il passato è che la Reggia di Caserta, gli scavi di Pompei e gli Uffizi potranno essere presi d’assalto non una volta al mese durante il periodo che va dalla primavera all’estate, ma una settimana intera. Le otto giornate d’apertura gratuita previste invece per i singoli musei, giornate scelte a discrezione dei direttori, sembrano una presa in giro visto che ognuno di essi ha già la possibilità di poter istituire dei giorni gratis (secondo il Decreto Ministeriale 111 del 2016).
Un’altra incertezza riguarda il bonus cultura da 500 euro previsto per i diciottenni, in merito al quale il Ministro dichiarò: «Era meglio spendere diversamente i soldi. Penso alla 18app, ai 500 euro in buoni da far spendere ai diciottenni. Vale 200 milioni… meglio far venire la fame di cultura ai giovani, facendoli rinunciare a un paio di scarpe». Parole che furono fortemente attaccate dall’opposizione e che Bonisoli ha deciso di rivedere, affermando che i fondi sarebbero rimasti, ma con le dovute correzioni. Nel disegno di legge approvato la clausola sembra sia stata eliminata e per il nuovo anno non è previsto alcun cambiamento: a conti fatti è rimasto tutto uguale a come aveva strutturato il PD.
Tirando le somme, dunque, il Ministro pare stia mantenendo e percorrendo la stessa strada di chi l’ha preceduto, inoltre ancora oggi è ancora difficile capire quale sia la sua visione dei beni culturali e quale sia la strategia che vuole portare avanti. Le sue dichiarazioni – d’intenti – rilasciate alla stampa sono pure e semplici parole. Inoltre, tra gli effetti creati dalla manovra del popolo, vi è il blocco delle assunzioni nella pubblica amministrazione fino a novembre 2019 e questo per permettere di risparmiare milioni di euro destinati a quota 100 e reddito di cittadinanza. Nell’articolo 28 si legge che entro il 2021 il MiBAC dovrà assumere mille unità di personale, quindi soltanto cinquecento all’anno. Numeri davvero troppo bassi considerando che entro quella data sono previsti tremila pensionamenti, che andrebbero rimpiazzati per effetto del decreto di legge concretezza. Peccato che questo turnover sia fermo alla Camera da un paio di settimane. Come ultima stangata vi infine è il raddoppio dell’IRES per tutte le organizzazioni che operano nel terzo settore, quindi fondazioni che aiutano i bisognosi e i poveri, ma anche quelle che promuovono la cultura, l’arte e la ricerca.
Infine un grosso problema legato ai beni culturali che non è mai stato risolto, concerne l’utilizzo nel settore di volontari piuttosto che di professionisti formati. A Roma si è anche tenuta una manifestazione nazionale per la cultura e il lavoro, proprio per gridare a gran voce questa vergogna, tuttavia il Ministro Bonisoli non si è espresso a riguardo né ha lasciato dichiarazioni. È vero che in sei mesi non è possibile stravolgere completamente quello che è stato fatto nel passato, ma sicuramente è un tempo giusto per dettare delle basi sulle quali impostare il lavoro futuro e costruire delle strategie da applicare nei mesi successivi e smettere di applicare cerotti là dove serve. Se tra agosto e settembre vi era aria di speranza per il settore dei beni culturali, con l’arrivo del 2019 questa stessa speranza sta miseramente sfumando tra parole e azioni mancate.