Rupi Kaur è una poetessa, originaria del Punjab e residente in Canada, arrivata in cima alla classifica del New York Times con la raccolta di liriche intitolata Milk and honey.
La sua è una poesia nata per le donne, per insegnare a scoprire la bellezza dell’appartenere al genere femminile, per esprimere gli stati d’animo di tutte coloro che, vivendo in una società prettamente sessista, sono state costrette a celare il proprio io e a plasmarsi a contatto con una realtà gestita dalla figura maschile.
L’autrice proviene da un ambiente misogino in cui l’io femminile viene quotidianamente annullato, così come l’autostima di ogni donna appartenente a tale cultura. Le sue poesie, dunque, intendono dare voce a questi sentimenti attraverso una minima versificazione che riesce a scaturire sensazioni forti in chi legge. Una sola parola basta per trasmettere tutta la prepotenza di alcuni stati d’animo, anzi, probabilmente è la maniera più efficace per produrre un simile effetto.
Leggendo le poesie, la prima immagine che prende forma nella testa è quella di una donna minuscola in un villaggio fatto da giganti. Ci si figura, poi, la stessa leggere le parole scritte da Rupi Kaur, crescere di poesia in poesia, ritrovare la sua persona attraverso la forza che un’altra donna è riuscita a tirar fuori. Riscoprire in particolar modo la propria bellezza, purtroppo, brutalmente schiacciata dai giganti.
La scalata dell’autrice nasce sui social, dove ormai ha raggiunto un successo spropositato. Rupi, oltre a essere una poetessa, è una fotografa degna di grande considerazione. Le sue foto toccano gli stessi temi affrontati dalle poesie. La condizione femminile è una questione che sente molto e che cerca di esplorare da ogni angolazione e con ogni strumento possibile. L’arte, nello specifico, sembra prestarsi molto bene a tal fine.
Nella fotografia che ha fatto scandalo e che le è costata la segnalazione del profilo Instagram, Rupi ritrae una donna sdraiata con una macchia di sangue mestruale sui pantaloni. Ciò che intendeva rappresentare era la quotidianità femminile nella sua semplicità, eppure, quella foto che mostra una realtà assolutamente normale, è stata ritenuta inopportuna sul social dove, ogni giorno, la donna viene ridicolizzata attraverso istantanee che fanno realmente pensare a quanta ipocrisia ci sia dietro a un evento simile.
Una peculiarità della raccolta Milk and honey, inoltre, è quella di essere composta non soltanto da parole ma anche da illustrazioni che riflettono il significato della poesia e che danno vita a suggestioni forti.
Oltre all’attenzione alla questione della donna, e soprattutto della donna di una minoranza etnica, la poetessa affronta anche altri temi ma sempre con lo stesso sguardo attento di chi vuole rivolgersi a quella figura femminile soppressa da una società le cui redini vengono giostrate dagli uomini. Entra nella sfera amorosa, in quella dei rapporti sentimentali, nei rapporti con la famiglia, con la sua infanzia e il suo vissuto.
La sofferenza che traspare dalle parole di Rupi è molto intensa, ma si tratta di un dolore che conduce a una rinascita. La rinascita di ogni donna che, in un modo o nell’altro, ha il coraggio di rialzarsi, di tirar fuori la propria voce.
Il titolo è già capace di lasciar intendere al lettore cosa sta per leggere: una raccolta poetica dolce, sebbene sia scaturita da situazioni aspre. La dolcezza va ricercata nelle parole dell’autrice così come nella quotidianità di ogni singolo individuo. In fondo, è una poesia dedicata a tutte quelle donne che sono state costrette a una vita nella quale, purtroppo, la tenerezza è difficile da ritrovare. Un regalo necessario per insegnare a riscoprirsi, nella propria bellezza, nella propria dolcezza, nel proprio essere semplicemente ciò che si è senza che questo costituisca una colpa o, peggio, una condanna.