Milano, Roma, Napoli: le elezioni si avvicinano, ma i numeri ballano. Sondaggi impazziti, dove le forchette diventano forchettoni. L’incertezza come unica certezza. Nell’era post pandemica anche i nostri rapporti umani sono cambiati, così capita di sentire più spesso amici lontani che, prima del Covid, erano sepolti dalle nostre socialità attive. Quello che noto, nel mio personalissimo campione, è la mobilità. Si cambia idea ogni ora e spesso senza motivazioni politiche ma umorali. Un post carino, una scarpa che si rompe, un autobus in ritardo, piccole incombenze che diventano veicolo di consenso. Passaggi acrobatici da destra a sinistra, dal candidato vincente a quello di nicchia perché più poetico. Uno scenario destinato a rimanere incerto fino al voto, dove una pioggia o una sconfitta personale decreterà l’orientamento finale.
Ci sono figure che, per carisma o per cazzimma, attraggono come calamite e in schieramenti trasversali. È il caso di Calenda a Roma, ben visto da una parte delle basi del PD e di Forza Italia, pur non appartenendo a nessuna delle due. Bassolino a Napoli, paradossalmente, attrae miei amici tradizionalmente di destra, forse perché allergici alla Lega. Milano, sempre avanti nelle sperimentazioni, vede in Sala (candidato del centrosinistra) il vero paladino della nuova destra soft. Peccato che con troppi candidati di sinistra non ci sia, almeno stando ai sondaggi, un’alternativa valida e unitaria al Sindaco uscente.
I fattori sono molteplici, uno su tutti a destra: il tramonto politico di Berlusconi e l’illusione di una nuova Balena Bianca. Discorso opposto, ma simile, è la base del PD che, stremata da decenni di crisi d’identità, mostra entusiasmi altalenanti per i candidati “ufficiali”. È che l’idea di costruire un consenso via web ha funzionato fino a quando uscivamo di casa. Con la pandemia e l’uso ossessivo-compulsivo dei social ci siamo trasformati tutti (me compreso) in politologi dilettanti. Così scopriamo che i pubblicitari di candidati appartenenti a schieramenti opposti e di città diversissime usano gli stessi slogan: verde, sicurezza, lavoro, giovani, ripartenze… Brevi post a effetto che, però, alla lunga confondono. Dove è la differenza?
A me capita di individuare l’identità di Maresca o di Manfredi dal colore o dalla grafica del contenuto pubblicato. È una frazione di secondo, vero, ma basta a creare confusione. Così se la giornata è buona, vedere Maresca a Ischia con la moglie mi ben dispone alla sua candidatura. Mentre, se sto nervoso, peggioro la mia valutazione sul candidato. È certamente un rischio che i maghi della comunicazione avranno calcolato. Ma i politici? Possono delegare ai pubblicitari la fabbrica del consenso?
Il più tutto a tutti proveniente da un singolo candidato è “sorpresa” di marketing, soprattutto se si legge svogliatamente prima di coricarsi. Ma lanciato da decine di candidati, decine di volte al giorno, genera la sensazione di essere fregati. Il virus renziano, poi, si moltiplica, spalmandosi su candidati apparentemente distanti. Bassolino, a Napoli, è appoggiato dai calendiani: ultima invenzione di una politica ad personam. Ma anche il candidato di De Luca, Gaetano Manfredi, può contare sul supporto ideologico di Renzi. La politica dei due forni, cara a Bettino Craxi, vedeva i socialisti alleati in alcune città con il PCI e in altre con la DC o nella contrapposizione a Roma con la DC e nelle città vediamo. Ma Renzi va oltre, inaugurando di fatto una politica del multiforno, in cui rivendica una centralità praticamente in tutto l’arco costituzionale: sarà, in qualche modo, un ennesimo referendum sulla sua figura?
I Cinque Stelle, tranne a Roma con la coraggiosa e autorevole ricandidatura di Virginia Raggi, sembrano rassegnati a un mesto tramonto o a uno svogliato confluire del Partito Democratico. Bella novità napoletana, sottovalutata per portata politica dai mass media, è che Potere al Popolo, Partito del Sud e alcune liste comuniste appoggiano in modo unitario la candidatura della giovane Alessandra Clemente. In altre città, ad esempio, PaP corre da solo. Napoli, invece, offre una sinistra compatta e con identità certa: un laboratorio da cui iniziare un cammino comune.
Contributo a cura di Luca Musella