Un altro naufragio. Non è forse anche questa una guerra maledetta che semina morte e che fino a ora, secondo l’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha prodotto circa 26mila morti negli ultimi dieci anni nel grande cimitero del Mediterraneo? Di chi è la responsabilità? Chi ha scatenato questa barbarie, se non l’indifferenza e i veti giunti al punto da limitare gli interventi di soccorso in mare delle ONG dettando regole contro ogni principio elementare di aiuto umanitario?
La guerra all’accoglienza è scatenata da un’Europa e da singoli Stati sempre pronti a formare barricate e, quando proprio non è più possibile continuare a negare un porto vicino, a scegliere con cinismo quello più lontano. Una strategia che riesce molto bene a un Paese come il nostro, impegnato anche sul fronte di un’altra guerra che la maggioranza degli italiani disapprova ma che una minoranza al potere, con la complicità di quasi tutta l’opposizione (compreso l’astro nascente e nuova speranza del Partito Democratico appena eletto), ha deciso debba continuare all’infinito proprio come un secondo Vietnam.
Qualcosa, però, sembra cominci a muoversi. Dalle piazze deserte più volte da noi denunciate alla marea umana che ha invaso le strade da Assisi-Perugia a Genova e poi a Rimini, Napoli, Roma, Bologna, Reggio Emilia, con l’apprezzata assenza di quegli esponenti delle forze politiche che concretamente partecipano finanziando e fornendo armi micidiali al conflitto, senza proporre e sollecitare l’Europa che a un piano di pace preferisce sostenere quello di guerra e fa di più: boccia anche la proposta cinese chiudendo definitivamente ogni possibilità almeno di una tregua. Ma gli ordini sono ordini e occorre allinearsi.
Intanto, la caccia ai disperati continua. L’ONG Mediterranea Saving Humans accusa il governo di fare propaganda sui confini chiusi e chiama in causa il Ministro dell’Interno: Piantedosi insiste con la campagna elettorale: bisogna “bloccare le partenze”. Ma le uniche partenze finora bloccate dal governo sono quelle delle navi di soccorso civile. La Presidente del Consiglio Meloni parla di “responsabilità dei trafficanti”. Ma il traffico illegale esiste solo perché non vi sono canali d’ingresso legali in Europa. Lo stesso Ministro Piantedosi ha rincarato la dose: «La disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli». Non c’è che dire: una dichiarazione dall’umanità sconvolgente.
Bisogna fermare le partenze. Chiunque abbia fatto questa affermazione in occasione dell’ennesima tragedia consumatasi nel grande cimitero del Mediterraneo, che sia uomo o donna delle istituzioni, che sia un cittadino qualunque che abbia la fortuna di abitare da quest’altra parte del mondo, è sicuramente o in mala fede o afflitto dalla grande malattia dell’ignoranza nel senso etimologico della parola.
Immaginate solo per un attimo, chiudendo gli occhi, di vivere dove dominano guerre, massacri, fame e ogni forma di tortura. Ci fosse anche una sola possibilità di speranza di portare in salvo i vostri figli, seppur con viaggi a rischio organizzati da uomini senza scrupolo, che cosa fareste? Troppo comodo giudicare a pancia piena o magari dietro una tastiera facendo distinguo, inventando ogni tipo di falsità. Troppo comodo giudicare dal pulpito istituzionale o nelle proprie case riscaldate, ipocritamente fingendo pietà ma sempre pronti a vomitare frasi senza alcun senso o lontane da ogni realtà.
La guerra è alla base di quelle fughe da luoghi che mai alcuno vorrebbe lasciare ma che la speranza di continuare a vivere induce ad abbandonare, a tentare con ogni mezzo aggrappandosi alla vita, cedendo anche ai ricatti. Una guerra infame per certi aspetti peggiore di quelle combattute sul campo dove la disperazione non conosce ostacoli. Inutile nascondersi dietro scafisti senza scrupoli e poi minacciare nei fatti organizzazioni che, piaccia o meno, salvano vite contrariamente a quanti hanno un carico di responsabilità istituzionale supportati da fan di morte senza vergogna e senza alcun rispetto umano.
Fermiamo le guerre è il grido di chi è contro la violenza e per il rispetto dell’articolo 11 della Costituzione. «Io non sono pacifista. Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire» così il mai dimenticato Gino Strada che ha dedicato tutta la sua vita assieme ai suoi collaboratori di Emergency a chi subisce l’orrore dei conflitti. «Il disarmo non è una utopia» ha più volte gridato Papa Francesco. «È un dato di fatto che la spirale della corsa agli armamenti non conosce sosta e che i costi di ammodernamento e sviluppo delle armi, non solo nucleari, rappresentano una considerevole voce di spesa per le nazioni, al punto da dover mettere in secondo piano le priorità reali dell’umanità sofferente: la lotta contro la povertà, la promozione della pace, la realizzazione di progetti educativi, ecologici e sanitari e lo sviluppo dei diritti umani».