Romanzi e immaginari digitali è una raccolta di saggi di Mediologia della letteratura, curata da Alfonso Amendola e Mario Tirino. Gli scritti sono di autori che collaborano, con un approccio interdisciplinare, alle attività di ricerca svolte presso le cattedre di Sociologia dei processi culturali e di Mediologie dei sistemi editoriali dell’Università di Salerno.
Il volume è stato pubblicato dalla Gechi Edizioni, nella Collana Virtual Light diretta da Vincenzo Del Gaudio e Mario Tirino. La prima presentazione a Napoli si è svolta nell’accogliente spazio della rassegna Poesia in Galleria, creata dalla poetessa e operatrice culturale Melania Panico, che si tiene, con cadenza settimanale, nei locali della Carpentiero 1820 di Piazza Municipio.
Gli intenti dell’opera, e dell’articolato “progetto culturale” di cui fa parte, sono chiariti subito dai curatori della raccolta e della collana editoriale: cercare di ragionare intorno al digitale, usando gli oggetti del sistema culturale e produttivo con i quali viviamo nella vita quotidiana.
Rifuggendo dalla sociologia meramente descrittiva, se non addirittura dal sociologismo massmediatico che guarda – tra ingenuo entusiasmo e superficiali demonizzazioni – alla realtà digitale, gli autori analizzano la complessità del mediale, attraverso una riflessione sulla sua influenza nella società odierna.
Per farlo, è utile, anzi necessario, indagare sull’ininterrotto flusso della narrazione, che ha accompagnato gli esseri umani dagli inizi della storia evolutiva alla gabbia gutenberghiana e poi fino ai nostri giorni. Con una particolare attenzione a quell’insieme articolato delle narrazioni che chiamiamo letteratura e che non costituisce una parte o altro della vita umana ma, come afferma Alfonso Amendola, è la matrice di tutti i linguaggi complessi.
I saggi contenuti nel volume ci accompagnano in questo affascinante viaggio, analizzando quelle opere che i curatori ritengono capaci di prefigurare, rappresentare e valorizzare fenomeni sociali, culturali e tecnologici connessi alle culture digitali.
Si comincia con il saggio di Alfonso Amendola su Lo spleen di Parigi di Charles Baudelaire, dove la prosa poetica dell’autore francese parla della città e della noia esistenziale, annunciando la frattura della modernità.
Di seguito, Mario Tirino analizza L’invasione degli ultracorpi di Jack Finney, nel quale si rintracciano il diffuso sentimento di paranoia negli USA durante la Guerra Fredda e i futuri temi della globalizzazione. Tirino continua con I medicorriere di Alan E. Nourse, che evoca profeticamente gli scenari della transmedialità e dell’hackerismo.
Nei successivi saggi, possiamo leggere altre attente analisi mediologiche. Fabio Arcieri ci parla de I simulacri di Philip K. Dick, con la preoccupazione per l’artificialità che mistifica la realtà, attraverso i simulacri del potere e della comunicazione e la produzione dei beni materiali, ma sullo sfondo si intravede il possibile superamento della dicotomia umano-postumano. Vincenzo Auriemma, invece, analizza La lettera scarlatta di Nathaniel Hawthorne e il meccanismo della “gogna”, potente prefigurazione letteraria di futuri “etichettamenti” sociali e massmediatici.
Con il contributo su Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, scritto da Simona Castellano, si esplorano le modalità del fare esperienza del mondo, come nella pratica del cacciatore che segue una traccia e ci narra una storia. Il “paradigma indiziario” di Sherlock Holmes non precorre, forse, la futura serialità televisiva?
Anna Chiara Sabatino analizza, poi, Storie naturali, una raccolta di racconti di Primo Levi che ci fa riflettere sull’articolato conflitto tra Macchina e Uomo e sull’esperienza vitale che sta dentro a un ambiente “ibridato”, composto da sensibilità umana e tecnologia.
Il problema dell’identità è al centro dell’analisi di Novella Troianiello, che ci racconta di S., La nave di Teseo di V.M. Straka, che è un esperimento letterario complesso, un ipertesto cartaceo nato da un’idea del regista J. J. Abrams e redatto dallo scrittore Doug Dorst.
La raccolta di saggi si conclude con il contributo di Vincenzo Del Gaudio, che tratta de La letteratura nazista in America di Roberto Bolaño, per parlarci dei modelli performativi di costruzione dell’identità mediale in un universo espandibile e iperconnesso. Un universo pubblico, ribadisce l’autore, tra molti romanzi e tanti scrittori che hanno anticipato la società digitale attuale.
Come ci ha spiegato Mario Tirino, la Mediologia della letteratura indica un approccio mediologico alla letteratura per studiare la narrazione che incorpora le metafore mediali. Quest’opera a più voci, quindi, è una preziosa guida per una genealogia del mondo digitale. La letteratura è descritta e analizzata come una “rete” nella quale troviamo il presente, il suo profetico passato e gli indizi di un possibile futuro, ma soprattutto la necessità umana e vitale di raccontarli.