Nessuno osava avvicinarsi per disturbarla. Ne avrebbe fatto un sol boccone.
L’ignoranza genera mostri, creature orribili di dimensioni spesso eccezionali, figure dall’aspetto spaventoso, anche quando sul fondo di un piccolo, innocuo laghetto vi è solo un giovane cigno deturpato nella sua naturale bellezza dall’opera distruttiva dell’uomo.
È questo e molto altro ancora Mannarella, la graphic novel firmata dalla penna di Fabrizio Fedele e illustrata magistralmente da Rosaria Iorio, presentata sabato scorso, 11 novembre, presso il Palazzo Reale di Napoli.
La sala è gremita. La platea è di quelle che contano, quelle che, però, non ti aspetti ma in cui, in fondo, speri sempre. Arriva dalla periferia nord di Napoli, da quella Scampia che per la cultura ha finalmente cominciato a far parlare di sé, zittendo pregiudizi e pistole. A riempire le poltrone della sala riservata alla Fondazione Premio Napoli sono, infatti, soprattutto i genitori dei piccoli attori della scuola di teatro capitanata da Maddalena Stornaiuolo, in trepidante attesa di vedere i propri figli recitare le pagine dei due autori.
Si apre proprio così la splendida serata di un sabato limpido e affollatissimo per le vie del centro da migliaia di turisti, con i ragazzini dagli otto ai quattordici anni che, armati di tutta la propria fantasia, danno vita a quella che è una fiaba d’altri tempi, con il Medioevo a fare da sfondo a una vicenda tristemente moderna.
Il lago in cui Mannarella nuotava felice, prima di essere travolta dalla massa di rifiuti che ne hanno mutato la delicata figura, è ora un pantano di immondizia, latta e filo spinato, un accumulo di rifiuti che sovrasta il tenero pennuto fino a trasformarlo in un mostro. Chiunque provi a specchiarsi nelle sue acque torbide viene colto da uno spontanea necessità di ritrosia e paura. Chiunque, ma non gli scugnizzi che, in un progressivo alternarsi di battute, frasi ironiche e acute metafore, trovano la soluzione al mistero di Mannarella, riscoprendone la meravigliosa natura.
Fabrizio Fedele e Rosaria Iorio attendono divertiti il proprio momento, poi raccontano in compagnia dell’editore, Rosario Esposito La Rossa, la genesi, la crescita e il messaggio di quel loro cigno mannaro che fa presto breccia tra i cuori delle decine di persone presenti. Il resto è musica e poesia, un matrimonio elegante del quale Fedele, abile musicista, in compagnia della vocalist Sara Musella, si fa artefice e testimone. Li abbiamo intervistati al termine della serata.
Cominciamo con Fabrizio Fedele, autore del testo di Mannarella. Da dove nasce l’idea del “cigno mannaro”?
«Parte tutto dall’idea del nome, dal mescolare l’appellativo napoletano per eccellenza, Annarella, con quella “M” iniziale che rende il tutto già mistico, dando l’idea del mannaro. Gli ho dato poi la connotazione del piccolo cigno, della paperella, animale che chiunque dipinge nel proprio immaginario come buonissimo e che a causa della serie di vicissitudini che gli accadono si ritrova a essere trasformato in un mostro da palude.»
Hai detto durante la presentazione che ci sono voluti quattro anni per portare alla luce Mannarella. Come mai tanto tempo?
«La storia è nata di getto, appunto, quattro anni fa. La sintonia tra me e l’illustratrice, Rosaria Iorio, è qualcosa di magico, abbiamo creato tutto in pochissimo tempo. La parte più difficile è stata la ricerca di un editore che credesse nel nostro progetto. In Rosario (Marotta&Cafiero, ndr) abbiamo trovato un porto accogliente, un amico che ha investito su di me e sui miei racconti. Lo confesso a voi in anteprima, siamo anche già al lavoro per la pubblicazione di un prossimo romanzo dal titolo Musicapolis, la storia di una viola senza gambe. Come avrai intuito, sono uno scrittore amico dei “deboli”, mi piacciono i personaggi che perdono.»
Da cosa deriva questa vicinanza?
«Per me il perdente è colui che non subisce il fascino dei riflettori, che se ne sta in disparte anche essendo, come la paperella mannara, un abile artista che fa le cose per amore e senza scendere a compromessi, lontano dall’idea del “like”. Lo trovo più interessante, ne subisco il tenero fascino. Inoltre, sono cresciuto proprio con quel tipo di letteratura, con Stephen King, poi Bukowski, o Fante, gente sempre ai margini. Dietro al silenzio di una persona in ombra c’è molto di più interessante che nella presunta luce degli eroi.»
Hai scritto sia per adulti che per bambini. In quale veste ti senti più a tuo agio?
«Sono, a parer mio, due facce della stessa medaglia. Mannarella, ad esempio, sfrutta il pretesto della storia per bambini ma affronta poi tempi importanti come la diversità, il clima, l’inquinamento. Mi trovo benissimo a parlare sia con gli adulti che con i più piccoli, anzi nei secondi riscontro spesso più sincerità.»
L’ultima domanda è per la voce di Mannarella, Sara Musella. Com’è nato il feeling per questa splendida canzone abbinata al libro?
«In realtà ho dato solo vita al personaggio, gli ho – diciamo – prestato la voce. Collaboro con Fabrizio da anni, lo considero un fratello nella vita e nella musica, siamo un duo consolidato e a breve uscirà il nostro primo disco. Sono felicissima che mi abbia coinvolta anche in questo progetto. Questa di Mannarella non è solo una storia, è un progetto, persone che lavorano in sinergia a trecentosessanta gradi. Appena ho ascoltato la melodia, si è scatenata dentro di me una forte emozione, mi sono vista in abiti medioevali a cantare questo testo malinconico e poetico, sono tornata bambina.»
Tocca, infine, ai protagonisti dello spettacolo d’apertura, i giovanissimi attori di Maddalena Stornaiuolo, raccontarci della loro esperienza al Palazzo Reale, non mancando di riproporci un pezzettino del loro recital.
Clicca QUI per vedere l’intervista realizzata ai ragazzi della Scuola di Teatro della Scugnizzeria