C’è un silenzio insolito in città. Sembra il giorno dopo le feste, a Napoli, quando i vicoli si riposano da tutto il viavai e il vociare delle settimane precedenti e i quartieri popolari si svegliano a ridosso dell’ora di pranzo per mettere in tavola quanto avanzato. L’unico ronzio che non manca mai è quello del traffico, ormai congestionato come non si vedeva da tanto. Insomma, la città del sole vive all’ombra della sfiducia, ma perché? Cosa è cambiato?
Inutile girarci attorno, Napoli soffre la mancanza del Sindaco e, di conseguenza, il riaffacciarsi di questioni politiche e polemiche che sembravano appartenere a stagioni tenute in soffitta per anni. E il silenzio, da queste parti, non è sinonimo di riposo, ma di qualcosa da cui mettersi in guardia.
Non parla il Primo Cittadino, tacciono i giornali – improvvisamente distratti rispetto alle tante vicende in chiaroscuro che prendono forma a Palazzo San Giacomo – e lo stesso plebiscito che ha deciso per il cambiamento si interroga: cosa succede a Napoli?
Poche e impalpabili le misure che – in un anno e mezzo – sono state messe in campo a favore della cittadinanza; molte, forse persino troppe, le questioni di cui dare conto e su cui, invece, si è fatto finta di niente, tirato avanti e girato lo sguardo: il vertiginoso aumento degli stipendi (triplicati rispetto alla gestione precedente); l’assunzione di un City Manager da 200mila euro annui; la mancata nomina dei Presidenti delle Municipalità; il ritardo nella messa in moto dei nuovi treni della metropolitana; il piano anti-degrado in Galleria Umberto; l’utilizzo dei fondi del PNRR; il caso Andrea Cozzolino.
Non c’è che dire, una collezione di tutto rispetto per un governo cittadino insediatosi allo scopo di risanare il buco finanziario – a proprio dire – lasciato in eredità dalla giunta guidata da Luigi de Magistris, rilanciare i servizi mai risanati del tutto dall’ex magistrato, accorciare la distanza tra la città del Vesuvio e i principali capoluoghi del resto del Paese, ricucendo i rapporti istituzionali inesistenti all’epoca della sfida sempre aperta con il Presidente della Regione, Vincenzo De Luca. L’unico motivo per cui non si parla (ancora) di fallimento è lo sguardo benevolo della stampa vicina ai partiti che compongono l’alleanza. Ma quanto può durare tutta questa omertà?
Rispondere è d’obbligo quando si guida una città su mandato popolare, a maggior ragione se le proprie azioni – in qualche maniera – finiscono con l’associare il nome di Palazzo San Giacomo a uno dei protagonisti dello scandalo internazionale più gravoso di questi ultimi tempi, il Qatargate.
Lo scorso novembre, il Sindaco Gaetano Manfredi individuava nella già controversa figura di Andrea Cozzolino l’uomo adatto a gestire i fondi del PNRR in città, annunciando una cabina di regia che, di fatto, non completerà mai. In quegli stessi giorni, però, l’europarlamentare del Partito Democratico – già noto per lo scandalo delle primarie del 2011 il cui risultato fu annullato per denunce a seguito delle indagini della Direzione distrettuale antimafia per infiltrazioni camorristiche del clan Lo Russo – veniva travolto dallo scandalo del Qatargate, un intrigo globale fatto di tangenti disposte dall’emirato per influenzare e determinare a proprio favore la politica di Bruxelles. Ciononostante, Cozzolino si difendeva e il professore Manfredi tirava dritto, in barba anche alla questione morale che avrebbe voluto quantomeno un chiarimento da parte del Primo Cittadino. Invece, nello stesso silenzio stracciato soltanto dai clacson e dall’irrequietezza sempre crescente del popolo napoletano, l’ex rettore manteneva la nomina all’eurodeputato.
Il tutto fino alla scorsa settimana, quando il Parlamento Europeo decideva di revocare l’immunità di Cozzolino e per il noto esponente dem arrivava la notifica del mandato di arresto della Guardia di Finanza di Napoli con le accuse di partecipazione a un’organizzazione criminale, corruzione e riciclaggio. Nell’atto del Tribunale si parla di gravi indizi di colpevolezza e del timore che l’indagato possa commettere nuovi reati o delitti analoghi o più gravi o che ostacoli il regolare svolgimento delle indagini o si sottragga all’azione della giustizia tentando di occultare prove, o di entrare in collisione con terzi al fine di impedirle o per indurre false testimonianze.
Dunque, oggi più di ieri, la domanda a cui il Sindaco Manfredi non può e non deve più sottrarsi è perché ha scelto e nominato Andrea Cozzolino alla guida della cabina di regia della città metropolitana che deve coordinare PNRR, fondi europei e fondi pubblici? Perché – data anche la sua lunga e importante esperienza nelle sedi istituzionali – ha sottovalutato lo scandalo in cui era coinvolto il proprio collega e ha tirato avanti fino al provvedimento della Finanza?
Poco importa che, all’indomani dell’arresto, il Primo Cittadino sia finalmente tornato sui suoi passi revocando la nomina di Cozzolino, resta il non detto di questi quasi quattro mesi di un silenzio che fa pensare, e fa pensare male. A chi sta affidando il Comune la progettazione delle opere finanziate con il PNRR? Tenere il riserbo su questo tipo di informazioni non deve essergli più consentito.