Continua la tempesta in casa del MoVimento 5 Stelle, dove lo scontro tra il fondatore e l’ex Presidente del Consiglio è al momento mediato dai sette conciliatori scelti da Beppe Grillo per modificare la bozza di statuto elaborata da Giuseppe Conte. Basta leggere i commenti sotto i post del comico genovese e dei leader del pentastellati per respirare il clima teso, pieno di accuse anche tra esponenti di primo piano del movimento. Tra loro, c’è Giovanni Di Caro, Presidente del gruppo parlamentare del M5S all’Assemblea Regionale Siciliana, che in questi giorni ha lamentato il silenzio diffuso tra i grillini e la mancanza di discussione attorno allo statuto scritto da Conte. Lo abbiamo contattato per capire quale futuro si prospetta per gli elettori a cinque stelle.
Giovanni Di Caro, Lei da che parte sta in questo scontro interno tra Grillo e Conte?
«Non credo che la questione si possa ricondurre al semplice parteggiare per l’uno o per l’altro. Ci sono dei fatti oggettivi che vanno valutati con razionalità e senza alcuna ipocrisia. Mi dispiace affermare che Beppe Grillo, da quando è iniziata la legislatura, ha portato il MoVimento a spasso per tutto l’arco costituzionale: dalla Lega a LeU. Finora, abbiamo fatto parte di tre governi distinti nel corso della medesima legislatura. Forse si tratta di un caso unico al mondo e questo ha, gradualmente, fatto perdere credibilità a una forza politica che ha basato il suo successo elettorale sulla contrapposizione tra i partiti classici e un movimento che doveva essere orizzontale e fluido. Marcandone le differenze. Abbiamo scoperto che così non è ed è per questo che tutti, Grillo per primo, abbiamo chiesto a Giuseppe Conte una profonda “ristrutturazione” del M5S che rimane ancora una forza politica sana malgrado le mille contraddizioni».
Che MoVimento immagina da domani?
«Occorrono cambiamenti radicali, non una semplice mano di vernice. Finora, nel MoVimento ha regnato il caos e in pochi hanno fatto il bello e il cattivo tempo con risultati pessimi. Malgrado tutto, continuano a rilanciare proponendosi come i risolutori dei disastri che loro stessi hanno determinato. Immagino un movimento in cui ci siano delle responsabilità chiare e definite. In cui sia noto chi fa che cosa, onori e oneri. Nomi e cognomi di chi lavora bene e di chi lavora male con le relative conseguenze. Coinvolgimento della base e dei territori con trasparenza e condivisione».
La sorprende l’atteggiamento di Grillo o immaginava che potesse scagliarsi anche contro Conte, che lui stesso ha voluto?
«Mi aspettavo un atteggiamento più responsabile. Grillo ha fatto tantissimo per il MoVimento, lo ha fondato e lo ha fatto crescere. Ma questo non vuol dire che o si fa come dici tu o salta il banco. Non è la prima volta e non mi sorprende affatto questo atteggiamento padronale».
Non trova che sia contraddittorio dire che Conte non ha capacità politica e amministrativa, dopo che lo stesso Grillo lo ha fortemente voluto per ben due volte come Presidente del Consiglio?
«Non è solo contraddittorio e mi dispiace tantissimo che qualcuno inviti al silenzio per un fatto così eclatante e politicamente increscioso».
Possiamo affermare che l’implosione nella quale si trova il M5S è la conseguenza dei problemi di identità riscontrati negli anni?
«Il MoVimento non ha assolutamente problemi di identità. Le politiche di contrasto alle povertà, della lotta alla corruzione, il taglio dei costi della politica e i temi ambientali sono stati declinati in leggi che mai nessuno ha avuto il coraggio e la forza di fare. Noi le abbiamo fatte e ne andiamo fieri. I problemi sono altri, come la totale mancanza di strutturazione organizzativa che è essenziale per chi ambisce a governare un grande Paese come l’Italia».
Cosa pensa del comitato istituito da Grillo per modificare la bozza di statuto di Conte?
«L’ho già scritto. La pezza è peggio del buco. E, secondo me, anche mortificante per due figure molto intelligenti come Conte e Grillo. Mettere sette persone nel mezzo di una discussione tra due persone civili ritengo sia un approccio medievale. Stendiamo poi un velo pietoso sulle modalità con le quali sono stati individuati questi “sette saggi”».
Crede che il M5S sia finito per essere ciò che criticava, cioè un insieme di correnti?
«Assolutamente no. Il M5S non è finito e ha ancora la forza che serve a ricompattarsi per ripartire. Ma dobbiamo avere il coraggio di dirci le cose come stanno e cioè che abbiamo bisogno di una severa e radicale rifondazione del movimento. Diversamente sarà un lento e inesorabile declino».
Può il M5S stare in una coalizione progressista anche senza Conte?
«Guai a quel partito o movimento che non può fare a meno di un nome, anche se questo è prestigioso. Se nessuno sarà indispensabile, allora saranno le idee a camminare sulle gambe di chi ha buona volontà. È questo livello di maturità che spero si raggiunga prima di parlare di coalizioni».
Crede che Grillo abbia deciso che preferisce uccidere la sua creatura anziché lasciarla a qualcun altro?
«No, e lo dimostrano una serie di “passi indietro” sulle posizioni sbeffeggianti nei confronti di Conte. Non mi aspetto miracoli dai sette saggi, vedrei meglio Grillo e Conte chiarirsi davanti a un caffè. Magari qualcuno, da padre nobile, potrebbe anche scusarsi».