L’autunno ha inizio nel segno della Bilancia. Nello zodiaco, il segno della Bilancia rappresenta la fine del primo emiciclo (i primi sei segni zodiacali) e l’inizio di un nuovo ciclo, involutivo, attraverso il quale la vegetazione si avvia a morire per trasformarsi, per rigenerarsi.
La Bilancia, come espressione dell’equilibrio e della giusta misura di tutte le cose, implica la presa di coscienza che abbandona un vecchio modo di essere per andare incontro a un nuovo modo complementare: la unio, la coniunctio oppositorum nel senso citato da Jung.
Pubblicato nel 1978 da Astrolabio Ubaldini Editore, Astrologia e mito è un saggio dello studioso Roberto Sicuteri che approfondisce la mitologia astrale in chiave psicoanalitica, con lo scopo di avvicinare il lettore alla conoscenza di un sistema segreto di immagini – che si manifesta al conscio ma che nasce e ritorna nelle profondità dell’inconscio – dall’infinito potenziale psichico. Ed è a questo complesso organismo di figurazioni ancestrali, che noi torniamo nei secoli, per codificarlo, per riprodurlo, perché sembra parlarci della nostra personalità collettiva e individuale.
Lo psicologo analista James Hillman affermava che l’astrologia, se viene concepita come un insieme di tratti stabili, è materia di base per lo studio della psicologia della personalità. Sicuteri, facendo riferimento alle teorie psicoanalitiche di Freud, alla psicologia del profondo di Jung e ad altre, unitamente alla consultazione di diverse fonti, eterogenee per campo di ricerca ma omogenee per il fine ultimo della narrazione, lega insieme, in un’armonica e mai definitiva rappresentazione, tutti quanti i simboli: del mito, dello zodiaco, dei tipi umani.
È l’uomo ad attribuire agli astri e alle costellazioni la simbologia di riferimento, lanciata lontano nel cosmo, per ritornare poi nelle misteriose profondità della sua anima. Per lo psicoanalista Carl Gustav Jung i simboli sono un fenomeno numinoso – sacro – energetico e radiante e, secondo l’astrologo francese (e studioso di psicoanalisi) André Barbault, la loro funzione è quella di mettere a nudo le più segrete modalità dell’essere. Queste icone sono, perciò, inestirpabili; la loro funzione è fissa e costante dall’inizio della storia sociale, spirituale e psicologica: è quella di togliere le maschere.
È una restaurazione. Ogni qual volta si fa ricorso ai simboli, infatti, si tratta di spogliarsi, liberarsi, per ritornare al primordiale senso dell’io, dell’altro, della relazione, dell’ambiente. Così la simbologia si sviluppa visceralmente, nella sfera emozionale e immaginativa. E così i simboli astrologici (segni zodiacali, astri, case oroscopiche, ecc.) possono prestare all’uomo la loro millenaria esperienza, radicandosi nella psiche con una diligente pratica di lettura: soltanto attraverso il tempo e soltanto dopo ripetute interpretazioni ed elaborazioni. Solo in questo modo la lettura del grafico oroscopico riesce ad agganciare le formazioni archetipiche, suscitando, nell’individuo che si legge attraverso il riflesso del contenuto archetipico dell’astrologia, emozioni ed energie sconosciute.
Simboli unici e fissi formano, allora, insieme un discorso dinamico, coerente, incoerente, sempre unico; ed è questo dinamismo che accomuna l’evoluzione propria dell’esistenza con la scorrevolezza di cicli, ritmi e fasi del sistema astrologico in sé. Questo è, perciò, uno dei più ricchi e complessi sistemi simbolici che ci è dato vedere all’opera, come fosse la risultante di un gioco di incastri, dove preziosi tasselli esoterici sembrano incastonarsi per via di una magia o del divino.
Ciò che è nel cielo non è altro che l’esperienza speculare dell’uomo governata dalle segrete leggi dell’immaginazione e dello psichismo profondo. L’uomo, da sempre, popola il cielo di figure, visioni e significati e si trova poi a dover reggere il cosiddetto fatto psicologico, scatenato dalla carica emozionale che egli stesso attribuisce a un oggetto – che si fa – simbolico.
Il cielo, nel linguaggio astrologico, così come lo presenta l’autore di Astrologia e mito, è il significante, mentre l’uomo è il significato. Quando l’uomo nasce, in quell’esatto momento, il cielo, con la sua particolarissima configurazione astrale, è il significante dell’individuo che nasce e costui, mediante la lettura del proprio grafico oroscopico, è condotto a prendere contatto col suo firmamento interiore archetipico. L’oroscopo, la Carta del Cielo di natività, vuole essere quindi letto per stimolare nell’uomo le immagini primordiali degli astri, con tutte le loro caratteristiche intrinseche; caratteristiche che riflettono le attribuzioni psichiche della personalità per tradurre una situazione esclusiva: l’essere e il vivere in un dato modo anziché in un altro.
Con il tentativo di rappresentare il mondo della terra sulla carta della volta celeste, l’individuo si rivolge al cosmo quando prende coscienza di essere parte di un tutto e ne studia le forme grafiche espressive, seguendo il moto ciclico e illimitato della maestosa ruota zodiacale, che tutti possiamo immaginare. Dal suo centro, l’ideale sorgente perenne di tutte le energie vitali, si sistemano intorno i dodici segni che, riproducendo i tratti della costellazione astrale alla quale si collegano, sono ordinati in tre categorie (Gruppo del Quaternario).
I segni cardinali (Ariete, Cancro, Bilancia, Capricorno) sono quelli che si trovano al principio di ogni stagione; i segni fissi (Toro, Leone, Scorpione, Acquario) sono quelli posti all’apogeo di una stagione; i segni mobili (Gemelli, Vergine, Sagittario, Pesci) sono quelli che chiudono il ciclo stagionale. Una complessa e profonda armonia geometrica e aritmetica governa la struttura dello Zodiaco astrologico, la cui stilizzazione circolare intorno ai dodici segni – e con i suoi dieci pianeti – è universale, dalla Babilonia all’Egitto, dall’India alle Americhe.
Ognuno di loro possiede una particolare forma creativa, cifrata e iniziatica. Distinti anche a due a due per polarità (positiva e negativa, diurna e notturna – Gruppo del Binario), i segni, infine, si accomunano anche in gruppi di tre (Gruppo del Ternario), formando triangoli inscritti nel cerchio che esprimono la connessione con i quattro elementi naturali: Triangolo dei segni di Fuoco (Ariete, Leone, Sagittario), Triangolo dei segni di Terra (Toro, Vergine, Capricorno), Triangolo dei segni di Aria (Gemelli, Bilancia, Acquario), Triangolo dei segni di Acqua (Cancro, Scorpione, Pesci).
Come abbiamo anticipato, esattamente a metà dell’anno astrologico, ritorna la stagione della Bilancia, quella che stiamo vivendo adesso. La durata della notte si equilibra a quella del giorno, mentre la natura, dopo aver toccato l’apice del suo ciclo evolutivo nella stagione passata, incomincia lentamente il suo riposo. Il marchio grafico del segno zodiacale prevede due linee orizzontali, con quella superiore che contiene al centro un piccolo semicerchio ed è molto simile al geroglifico egizio dell’equilibrio. È un ideogramma che realizza l’unione equilibrata di due elementi, di due anime.
La stessa etimologia greco-latina del termine (Senard) si riferisce all’idea del piano, o meglio, di un meccanismo a due piatti controbilanciati dall’unione di due forze. Le due forze riguardano l’anima e la forma (nessuna delle due deve prevalere), il sentimento e la ragione (che si fondono per evitare il disordine), ma soprattutto l’Io e il Tu. L’Io che entra in rapporto dialettico col Tu, è il senso dato alla Bilancia dalla psicologia junghiana, è il singolo che sceglie l’unione, anche perché in questo tipo di personalità è forte l’istinto sociale alla coesione.
L’altro qui rappresenta l’occasione di adesione e il tipo Bilancia, dall’intelligenza aperta, acuta, è capace di sostenere l’Io dinanzi all’impatto col complementare. Mentre nel segno dei Gemelli, invece, l’Io si oppone al Non-Io in una conflittualità perenne, la Bilancia realizza esattamente il suo archetipo nel contatto con l’Altro, assumendosi tutti i rischi, le incertezze e le incognite che l’incontro con il Tu può comportare.
È per questa ricerca ideale e forsennata del complementare che Roberto Sicuteri, nel suo saggio, associa il segno della Bilancia al mito di Eros e Psiche, per il quale l’unione, per essere completa, deve passare per lo smarrimento. Lo psicologo tedesco Erich Neumann – nella sua profonda interpretazione dello stesso mito – lo chiama individuazione, quel processo personale che, per completarsi sublimemente, ha necessità di fare i conti con il dolore, la colpa e la solitudine scatenata dall’incontro con una forza tanto opposta quanto necessaria. (Amore e Psiche Astrolabio-Ubaldini, 1971).
Così come era stato – nelle pagine precedenti – per il segno della Vergine, accompagnato al mito di Demetra (dea delle messi dorate che, non tollerando l’iniziazione alla vita differenziata della figlia Persefone, provoca una sterilità distruttiva su tutta la vegetazione, che si risolverà solo grazie alla fusione dell’istintuale con l’ordine razionale) – instaurando un’analogia tra il simbolo Demetra-Persefone con il significato psicologico del tipo Vergine, collegato anch’esso al sacrificio a rinunciare alla unilateralità, per aprirsi a una più vasta e altruistica valutazione del mondo – l’autore di Astrologia e mito allo stesso modo procederà con lo Scorpione, approfondendo il suo corrispondente mitico di Orione. E così via.
Proseguendo nella lettura di questa particolare astrologia archetipica che abbraccia il mito per illuminare la psicologia dell’inconscio, ritorniamo, infine, all’etimologia greca della parola zodiaco: strada della vita. Lo zodiaco, come ruota della vita terrestre e cosmica, basa dunque il suo principio di suggerimento su un corso in divenire, energetico e puntuale. È un ordinamento grandioso, determinato da una primitiva proiezione celeste, che va dall’animo verso il cielo. Dall’individuale all’universale. Dal segno al disegno.