Ogni movimento, qualunque moto, anche il più piccolo e impercettibile, si trasforma in calore. Le leggi della fisica, infatti, ci dicono che basta contrarre un muscolo, forzare l’attrito tra due corpi e il calore viene fuori, agitando gli elettroni. Se basta portare il bicchiere d’acqua alla bocca per produrre energia, dunque, sembra davvero difficile non rendersi conto che ogni gesto che compiamo, in qualche modo, abbia delle conseguenze in termini ambientali. Di tutte le azioni, la maggior parte emette una percentuale di CO2, quella spaventosa sostanza che sta mutando il mondo in un’enorme serra.
L’anidride carbonica è un gas presente in natura indipendentemente dall’azione umana. Il suo compito fondamentale lo svolge all’interno dell’atmosfera: insieme agli altri gas serra, fa in modo di mantenere una temperatura adatta alla vita e rende la Terra un luogo molto meno freddo dei pianeti vicini. La sua funzionalità, però, è estremamente delicata e il confine tra il giusto e il troppo calore è sottile. Secondo le stime degli scienziati, negli ultimi due secoli la concentrazione di CO2 nell’atmosfera è aumentata del 35%. Una cifra raggiunta relativamente in fretta dall’azione dell’uomo, che ha dato il via al surriscaldamento globale.
L’eccessiva produzione di anidride carbonica non dipende, però, solo dalle grandi e prevedibili emissioni dei trasporti, degli allevamenti intensivi e degli apparati industriali. Anche azioni più semplici e apparentemente innocue, come mangiare un frutto o aprire il rubinetto dell’acqua, producono una piccola quantità di gas che, sommata alla produzione annua per ogni cittadino globale, genera livelli inimmaginabili di riscaldamento. Ridurre i propri consumi, di qualunque tipo e in qualunque forma possibile, quindi, è un comportamento indispensabile e ormai richiesto a tutti. Ma è importante tentare di rimediare alle emissioni indispensabili facendo uso anche dello strumento più efficace nella lotta alla CO2: gli alberi. Alcuni Stati piantano un albero per ogni nascita, in altri c’è la possibilità di adottarne uno. Esistono aziende e siti che devolvono una percentuale del proprio fatturato a piante e foreste perché la fotosintesi assorbe l’anidride carbonica e la sottrae alla delicata atmosfera. Ma incrementare spazi verdi, nel tentativo di rimediare alle nostre sfrenate emissioni, è davvero tutto ciò che possiamo fare per salvarci?
Fare la raccolta differenziata, ridurre la plastica e gli imballaggi, preferire i mezzi pubblici all’auto sono azioni che, ormai, non rappresentano più il fiore all’occhiello di coloro che vantano un’inclinazione ecologista, ma richieste valide per tutti che, sebbene assolutamente necessarie, ancora non bastano. È anche vero che le persone comuni non hanno il potere diretto di cambiare gli assetti mondiali, ma nel proprio piccolo chiunque, mentre aspetta che le manifestazioni e le prese di posizioni politiche attecchiscano ai piani alti, può fare ulteriori sforzi per ridurre le emissioni.
Le scelte alimentari sono il primo passo, con la riduzione di carne, soprattutto quella di manzo: negli allevamenti intensivi, gli animali sono alimentati con mangimi economici a base di mais non adatti alla loro digestione, la quale finisce per produrre metano. Sì, metano, lo stesso idrocarburo utilizzato per le auto, generato dalla pancia delle mucche. Costringere a un’alimentazione vegetariana l’intera popolazione mondiale potrebbe risultare improponibile, ma ridurre l’utilizzo di carne rossa a una volta a settimana rappresenterebbe un buon compromesso tra le esigenze del palato e quelle del pianeta, per non parlare del bonus rappresentato da arterie più sane e colesterolo più basso. Ma non è solo la carne a produrre anidride carbonica. Anche il consumo di ortaggi provenienti da lontano porta a consistenti emissioni. Per questo, basta preferire le produzioni di stagione a chilometro zero e, se possibile, coltivare qualche piantina in casa propria. Non servono enormi appezzamenti di terra: sostituendo le piante ornamentali su balconi e terrazzi con basilico e pomodorini, si ottengono piatti di pasta per tutta la bella stagione a emissione pressoché nulla.
E poi avere l’accortezza di impostare la modalità risparmio energetico nei dispositivi elettronici, spegnerli mentre non li utilizziamo, sostituirli con quelli a minore impatto sono iniziative che richiedono il minimo sforzo ma che hanno un enorme effetto positivo. Altra importante mossa, inoltre, è soprattutto non sprecare l’acqua. È vero che in pieno inverno può far freddo sotto la doccia, ma non permettere che fluisca mentre ci si insapona ne risparmierebbe moltissima – tra l’altro, si tratta di un bene fondamentale che inizia a scarseggiare. Basti pensare che lasciare il rubinetto aperto mentre ci si lava i denti fa scorrere via inutilizzata la stessa quantità d’acqua di cui il nostro corpo ha bisogno per sopravvivere in un giorno.
Le azioni che possiamo compiere quotidianamente sono tante ma piccole. Assolutamente semplici. Certo, forse per salvare il mondo serviranno grandi decisioni che rivoluzioneranno le nostre vite e prese di posizione di intensità tale che non possiamo immaginare. Ciò che riscalda ogni giorno il nostro pianeta, infatti, è una macchina mondiale fatta di produzione e consumo continui, ormai troppo. Ma invece di crogiolarci nell’attesa che qualcosa cambi, chiunque può fare una piccola differenza che, sommata a tutte le altre, può rivelarsi un tentativo di salvarci tutti.