Sono dodici le Temporary life, le vite temporanee che Vincenzo Villarosa racconta in un viaggio letterario che racchiude in sé la semplice e umana quotidianità. Un viaggio veloce, in un passato ancora così presente, che affronta tematiche estremamente attuali le quali mostrano e dimostrano quanto l’esistenza sia oggi qualcosa di fin troppo intangibile, catapultata in una realtà dove tutto viene affrontato attraverso una barriera, sia essa tecnologica o psicologica.
Dodici storie, ordinarie quanto straordinarie, di vite semplici, emarginate, sfortunate e preziose che si basano sul rapporto che costruiamo con l’altro, quando la crescita non può essere dettata soltanto dall’esperienza personale, bensì si alimenta grazie all’insegnamento che gli altri ci concedono. Non ha importanza se l’aiuto viene da un parente o da uno sconosciuto, ciò che conta davvero è riuscire a far tesoro di quelle che sono le conoscenze altrui.
Ognuna di queste storie racchiude un messaggio importante, ma uno in particolare ritorna sempre: muoversi, agire, cambiare qualcosa, seppur senza la certezza di raggiungere un traguardo preciso e senza la certezza di raggiungere la felicità. Il primo racconto riguarda un evento lontano, l’11 settembre 2001, l’inizio importante di un cambiamento che prende sempre più forma nel presente dell’umanità, dove l’uomo seppur dispone di grandi mezzi materiali e di apparati tecnologici di incredibile potenza, li usa con la stessa irrazionalità, la stessa violenza dei tempi storici più antichi. In un mondo che già allora, e ancora di più oggi, era fatto di relazioni sempre più impersonali e fredde, vicini gli uni agli altri eppure così lontani.
La narrazione continua e spinge a guardarsi allo specchio, consapevoli di un passato che non può sempre essere cambiato, dove il presente schiaccia verso strade ancora più oscure dalle quali non si fa ritorno. Altre volte, invece, il presente permette di vivere vite parallele, rese possibili dalla tecnologia, uno strumento che, se usato nel modo giusto, sa essere un mezzo potente non soltanto per avvicinare le persone, ma anche per comprendere meglio ciò che fa parte della loro essenza.
Temporary life invita a riflettere, consci che non sempre si prendono le decisioni giuste, ma consapevoli che sbagliare è una tappa necessaria per raggiungere isole lontane le quali avvicinano al proprio io e svelano desideri e verità, precedentemente celati nel profondo dell’animo. Oggigiorno, le persone tendono a seguire strade sicure, quelle che concedono una tranquillità apparente che permette di andare avanti, sopravvivere. Ma, come invita lo scrittore in alcuni dei suoi racconti, spesso è necessario allontanarsi dalla via principale e seguirne una sconosciuta per capire cosa significhi davvero vivere.
Una cosa è certa, la solitudine assale gli animi più fragili e, se non combattuta, consuma, completamente. Un consiglio dell’autore, che in alcune pagine è sussurrato, mentre in altre è chiaro e forte, è sicuramente l’importanza del concedersi, del dare una chance alla propria vita, del continuare a combattere sempre e comunque, e di rimettere sempre in discussione se stessi e la propria visione del mondo.