Tra la seconda metà dell’Ottocento e, in particolar modo, nei primi del Novecento, le ville di Posillipo sono diventate il luogo più desiderato dagli stranieri, ma soprattutto dagli inglesi. Il noto quartiere napoletano è diventato un luogo che nella mescolanza di agrumi e rovine, boscaglie intricate e marine trasparenti, più di ogni altro rispondeva al gusto romantico europeo del goût pittoresque des jardins paysagers, come scrivono Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza ne Le ville di Napoli.
Partendo da Mergellina vi sono tantissime dimore costruite su preesistenti edifici seicenteschi o edificati ex novo. Tra questi, vi è Villa Chierchia, posta proprio su via Posillipo. Il fu palazzo Roccella era stato edificato da Carlo Carafa nel 1629, nel 1872 fu poi acquistato dalla principessa Carolina d’Andrea, da cui prese poi il nome. Nel tempo, l’edificio è stato completamente ristrutturato in stile neoclassico e sono stati aggiunti anche giardini e fontane; la facciata presenta delle paraste che fingono motivi dorici con un’attenta cura per i particolari decorativi, gli stucchi, i cancelli e le ringhiere. Nei vari passaggi di proprietà la villa ha acquistato vari nomi: Villa Proto o Casa Giulia e ancora Villa Maria Teresa o Villa Chierchia. Carbonaro e Cosenza scrivono: Giuseppe Chierchia […] frazionò poi la proprietà, destinò le banchine e il giardino a stabilimento balneare, il “Sea Garden”, e diede in concessione il suolo su cui sorse il “Circolo Nautico Giovinezza”, attuale “Circolo Posillipo”.
Al numero 408 di via Posillipo, invece, si trova Villa Doria d’Angri, l’edificio che il principe Marcantonio Doria, principe d’Angri e duca di Eboli, ha fatto costruire nel 1833 da Bartolomeo Grasso. Villa Doria d’Angri può essere considerata a tutti gli effetti la più importante realizzazione neoclassica della zona. Il Celano/Chiarini, nel 1857, riporta: una magnifica villa quasi sulla vetta dello stesso monte, che per essere in quel punto scoseso e quasi dirupato, bisognò con immensa spesa e fatica tagliare tortuosa e declive la strada nel tufo, e sostenerla con muri per renderla sicura e accessibile alle carrozze, le quali quasi agevolmente oggi vi salgono. Ne fu l’architetto il Cav. Bartolomeo Grasso, Ispettore Generale dei Ponti e Strade.
Il progetto originale della villa, che è arrivato ai giorni nostri alterato, presentava una costruzione a due piani su un alto basamento a tre ordini di arcate, decorato a bugne in stucco, che sostiene l’ampia terrazza che circonda la villa e su cui poggia per ciascun lato un loggiato con quattro colonne ioniche in stile neopalladiano (Celano/Chiarini).
Gennaro Aveta si è occupato degli stucchi esterni, Guglielmo Bechi della decorazione degli interni e dell’arredo, Gennaro Maldarelli ha decorato la volta a padiglione della galleria, mentre Pasquale Gentile, Vincenzo Longhetti e Salvatore Giusti si sono occupati delle pitture. L’architetto Antonio Francesconi ha invece realizzato la pagoda ottagonale, ben visibile dalla strada. L’uso delle decorazioni asiatiche rientra nel gusto dei diverstissement anglo-cinesi che allora erano in voga. Villa Doria d’Angri ha ospitato per molti anni l’istituto scolastico Santa Dorotea, attualmente parte delle sedi dell’Istituto Navale Parthenope che ospita anche importanti eventi e mostre d’arte. Nonostante i vari cambiamenti, è ancora possibile ammirare la cosiddetta “anticamera ovale” di ispirazione pompeiana.
Accanto al Circolo Posillipo vi era il sontuoso palazzo del duca di Vietri: questo edificio è poi diventato in parte Villa Mon Plaisir o Villa Giordano, occupato in alcuni punti dalle articolate forme di Villa Quercia. Essa è stata spesso raffigurata nei vari dipinti dell’Ottocento e negli anni Sessanta del Novecento è stata poi frazionata in condominio.
La villa di Emma e William Hamilton si trovava vicino a Palazzo Donn’Anna, un vero e proprio casino di delizie per la villeggiatura. Dopo averla visitata, Mr. Herbert, il figlio di Earl di Pembroke, ha scritto: […] Il Casino di sir William Hamilton è a Posillipo ed è l’ultima casa che una carrozza può raggiungere. È costruito su una roccia e consiste di tre stanze e di una cucina, con un giardino molto piccolo. Ci vogliono due rampe di scale per raggiungerlo. Quando il tempo è bello, una piccola terrazza è adibita a stanza per colazione, con grandi veneziane per riparare dal calore del sole.
Sempre in via Posillipo, al numero 24, si trova poi l’Ospizio Marino Padre Ludovico da Casoria per anziani bisognosi. Costruito nel 1875 nel luogo in cui, nel Seicento, si ergeva il Palazzo del Castellano, poi il convento degli Scolopi e agli inizi dell’Ottocento il lazzaretto per i colerosi, è un edificio a strapiombo sulla spiaggia sottostante chiamata della Sirena. La facciata est è caratterizzata da archi acuti intrecciati, ben visibili dalla strada, e vi è la statua di San Francesco realizzata dallo scultore Stanislao Lista.
Villa Pavoncelli è un edificio che ingloba la settecentesca Casa del Conte di Frisia e diventata nel 1840 la famosa osteria Lo scoglio di Frisio dei fratelli Masella. I Pavoncelli hanno acquistato l’abitazione nel 1890 e hanno fatto unificare il tutto, anche i piccoli ruderi abbandonati. Si accede da via Posillipo 26 e si presenta come una costruzione a tre piani dotata di giardino di circa 2900 metri quadri e una grotta aperta su una piccola spiaggia. La villa ha conservato le sue caratteristiche storico-architettoniche ed è stata dichiarata di interesse particolarmente importante ai sensi della legge del 1 giugno 1939 n. 1089.
Villa di Grotta Marina si trova dove nel Seicento era ubicato il Palazzo del Principe di Colobrano. Quello che nel 1630 era considerato uno degli edifici più belli e lussuosi è rimasto in stato di abbandono per circa due secoli. Dalla seconda metà dell’Ottocento si sono susseguiti diversi proprietari arrivando all’aspetto che vediamo oggi.
Al numero 35 di via Posillipo vi è Villa Cottrau, edificata nel 1875 da Alfredo Cottrau, progettista e costruttore di ponti e strade di origine francese. Ha creato la sua villa dalla ristrutturazione del Casino Amato che Domenico Amato aveva fatto realizzare nel 1828 da Pietro Valente. Probabilmente questa villa è quella più improntata al gusto neogotico di tutta la zona. Comprende due edifici, uno presso la strada e di colore rosso con due elementi di forma cilindrica di genere goticheggiante alle estremità, e una torretta merlata sulla riva. Sulla terrazza aperte sul mare è visibile il caffeaus orientale in ghisa.
In via Posillipo 37 si affaccia sulla baia di San Pietro ai Due Frati Villa Bracale, dove ha abitato Oscar Wilde verso la fine dell’estate del 1897 con Alfred Douglas, “Bosie”. Proprio ha completato The ballad of Reagind gaol.
Subito dopo l’apertura della strada di Posillipo sono state costruite diverse abitazione e tra queste c’è, anche, Villa Roccaromana, voluta da Nicola Caracciolo di Roccaromana nel 1814. Sono state raccolte nel giardino delle piante esotiche creando un vero e proprio orto botanico, una villa-serra secondo la moda del tempo, con uno zoo e una raccolta di animali impagliati. Anche qui, come in Dora d’Angri, è stata costruita una piccola pagoda a picco sul mare. Oggi la villa si presenta come un condominio e corrisponde al civico 38a.
Poco più avanti, al numero 40, anch’essa trasformata in condominio, vi era Villa Mazziotti. La famiglia Mazziotti aveva acquistato, nel 1840, questa abitazione dove un tempo sorgeva il Palazzo del Duca d’Aquale, riportato dal Baratta e nel Settecento la “Casa di M.S. dell’Annunziata” (scrivono Carbonaro e Cosenza).
A picco sulla spiaggia, accanto alla villa, sempre il Baratta ha collocato il Palazzo di Nicola Pedre, facilmente riconoscibile per la caratteristica merlatura a guglia di impronta moresca. L’edificio è poi diventato convento. Alla fine dell’Ottocento – quando era noto come Villa della Cappella, preservando ancora l’antico aspetto con l’originaria merlatura – è stato trasformato in una pensione per la villeggiatura: Pension Anglaise e poi villa Martinelli, dal nome dei proprietari. Purtroppo negli anni Cinquanta la villa è stata demolita e il luogo è stato deturpato da un’edilizia selvaggia che ne ha mutato l’aspetto.