Il Vomero, altra bellissima collina di Napoli decantata da scrittori e da poeti, un tempo era ricca di verde, apprezzata per la salubrità del clima, ma anche per il suo affascinante panorama.
La Villa Belvedere, posta sul crinale del Vomero e si affaccia sul golfo, è accessibile sia da via Aniello Falcone che da via Belvedere. L’abitazione ha subito delle trasformazioni importanti, a partire proprio dal suo ingresso sulla via del Vomero: di fronte al portale in piperno, è stata infatti creata un’elegante esedra in tufo, ornata da statue di marmo così da rendere l’ingresso riservato alle carrozze più bello, ma anche più agevole.
Il primo cortile della villa del Vomero ha una pianta rettangolare e, lateralmente, dei vialetti che conducono ai giardini, anche questi risistemati. Sui lati sud e ovest, il giardino è arricchito da una balaustra in piperno e marmo bianco, a est invece vi è un elegante portico, alto sino al piano nobile. All’interno del palazzo vi è, poi, una copertura con volta a padiglione lunettata, decorata riccamente, che va a coprire la scala seicentesca. Questa è stata ampliata per permettere il collegamento con il secondo piano di più recente costruzione.
La collina Vomero, ma in particolare la “via del Vomero”, nei primi anni dell’Ottocento divenne il luogo preferito dall’aristocrazia napoletana legata a Ferdinando IV che la sceglieva come residenza estiva. Sono tantissime le ville che furono costruite, prima fra tutte quelle delle famiglie Patrizi, Ricciardi – conte dei Camaldoli – e Capece Galeota. Anche con l’avvento di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat, il Vomero conservò la sua caratteristica di luogo di villeggiatura esclusivo e personaggi molto legati al re, come per esempio il ministro Cristoforo Saliceti, possederono una residenza in questo quartiere. La Villa del Saliceti – che confinava con il parco dei Carafa di Belvedere – godeva di un panorama magnifico ed è quella che oggi tutti conoscono come Villa Floridiana.
Villa Belvedere, che ebbe come ultimo proprietario Marino Carafa, nominato Sindaco di Napoli il 30 marzo 1813, iniziò, dopo la morte del principe e in mancanza di un erede, un lungo periodo di decadenza, colpa anche delle numerose costruzioni e masserie che lentamente modificarono il paesaggio della collina del Vomero. Come raccontano Yvonne Carbonaro e Luigi Cosenza nel loro Le ville di Napoli, il processo di decadimento dell’antica residenza dei Carafa di Belvedere cammina parallelamente all’espansione della città verso la collina del Vomero e nell’arco di pochi anni la proprietà viene frazionata, come testimonia il Chiarini-Celano nel 1858 che scrive: “ora appartiene a diversi proprietari che sogliono locarne alcuni appartamenti”.
Anche il parco di Villa Belvedere venne ridotto molto, mentre il giardino risultò appartenente a diversi proprietari. L’edificio stesso subì diverse modifiche; il frazionamento della proprietà e la volontà di creare nuovi vani portò, nel 1871 circa, al tamponamento delle arcate della loggia sulla terrazza giardino e in seguito a quelle del loggiato. Nel Novecento, la villa era a tutti gli effetti un condominio e altre abitazioni iniziarono a popolare la collina, questo comportò la totale perdita di “delizia” da parte di Villa Belvedere, un paradiso immerso nel verde che si vide privare degli alberi e dell’intero parco, completamente lottizzato.
Buona parte del primo piano, in particolare la sezione che prospetta sul giardino della villa, conserva oggi l’aspetto di antica residenza dei Carafa. A partire invece dagli anni Ottanta, il vasto appartamento è stato concesso dai proprietari in locazione a una società che ne ha fatto il “Cenacolo Belvedere” dove si svolgono attività di ristorazione per cerimonie e congressi. Ancora oggi, seppur profondamente trasformata, la villa dialoga con la scenografica veduta del golfo e rappresenta un segno forte e ancora vivo del Vomero di un tempo.