Mattinate napoletane di Salvatore Di Giacomo è una passeggiata intima tra i vicoli di Napoli, lontano dalle vie affollate, in compagnia di personaggi a cui non avresti dedicato molto del tuo tempo. Personaggi sfortunati, spesso dimenticati, che vivono la loro vita con forza, umiltà e coraggio senza scordare mai che un sorriso può cambiare la giornata, ma consapevoli che la vita sa essere spesso amara.
Questa raccolta di novelle, pubblicata da Alessandro Polidoro Editore, racconta 15 storie così differenti, e allo stesso tempo così simili tra loro, che sanno essere nude e crude, anche molto bizzarre. Si tratta di vicende di vita quotidiana che non fanno scalpore né tantomeno notizia, ma sono il risultato di spaccati della città di Napoli, mostrata attraverso i suoi molteplici volti, quelli che non vengono mostrati spesso.
Sicuramente quello che emerge da questi racconti, da queste Mattinate napoletane, è una realtà fatta di stenti, di miseria, di sofferenze, una città, definita dal medico svedese Axel Munthe, “quella della precarietà sanitaria”. L’intento di Salvatore Di Giacomo è denunciare la condizione umana, spingere chi legge a immedesimarsi in questi umili protagonisti, nelle loro vite così piene e così vuote al contempo, dove il “verismo sentimentale” dello scrittore emerge in modo particolare.
Le storie che narra Di Giacomo non conoscono un lieto fine: per la giovane Serafina la gelosia è stata letale, il piccolo Ndreuccio era molto malato, la piccola Bettina sperava di trovare un dono nella sua calza, ma la Befana l’ha lasciata vuota; poi c’è un canarino poeta “divorato” dalla solitudine.
Mattinate napoletane è uno sguardo nei luoghi d’ombra, della Napoli tra fine Ottocento e inizio Novecento, dove Di Giacomo si è affacciato e ha fatto sue le sensazioni, gli odori, le voci di personaggi comuni, talmente veri che prendono vita e ogni loro storia non è più semplice racconto bensì pura realtà. Una realtà che vive, attraverso la penna dello scrittore, di amore, paura, malinconia, tristezza, ma anche di descrizioni minuziose, di angoli della città meno battuti, meno conosciuti, di quelle vie che non attirano perché avvolte dal fetore di baccalà e dall’olio rancido, strade buie, fatte però anche di scorci dove si vede il mare e si resta senza fiato. Mattinate napoletane immerge chi legge in una città disperata, in piazzette dove può accadere qualsiasi cosa.
Di Giacomo in questi racconti si cela spesso nella terza persona, anche se è facile scorgere la sua presenza perché è pur sempre suo lo sguardo che scruta, che scava a fondo, che si intenerisce, che si dispera. Mattinate napoletane riesce a raccontare ed esprimere la complessità della città di Napoli e, come scrive Marco Perillo, non potremmo avere “fotografie” migliori della Napoli del tempo, così lontana eppure così vicina a quella di oggi.