Lettere a Francesca è un pre-testo per un’altra Francesca – come lo stesso Erri De Luca scrive – in cui l’autore afferma di voler affidare le sue pagine e le sue parole alla corrente affinché queste arrivino in mani lontane. Le mani lontane di un’altra Francesca che possa prendere le missive prive di indirizzo, consapevole, in cuor suo, che appartengono a lei.
Erri De Luca mostra, nel libro, il suo stile incredibilmente originale, ma anche sensuale, intimo, incisivo, raccontando un’adolescenza intensa e un amore passionale che si scontra con una vita che si affaccia al mondo. Si tratta di confessioni silenziose che non raggiungeranno mai la reale destinataria o, forse, semplicemente di un bisogno sfrenato di lasciare alla scrittura le proprie emozioni, i propri sentimenti, le paure, i dubbi, le angosce, ma anche le speranze. Lettere che saranno stampate tanto, troppo tempo dopo e che quindi non potranno più nemmeno sfiorare Francesca, perché non le apparterranno più.
È per tale motivo che lo scrittore affida le sue parole al tempo, alle mani che adesso possono stringerle, a una Francesca (altra) che possa farle proprie e, perché no, ritrovarsi, sentire che queste descrivono davvero il suo vivere l’adolescenza, il suo affrontare il mondo: Francesca non vede il mondo sotto la specie della sollevazione. Mondo per lei è il corpo assegnato e se lo riempie di stelle, aghi non di pino, senza resina.
Tutto inizia nell’estate del ’77, quando la vera destinataria ha sedici anni ed è in vacanza in Grecia con altri ragazzi, con i quali, per chi scrive, non c’è un’abissale differenza di età, undici anni di acqua e di profondità, le distanze remote di due generazioni l’una all’altra ignorate. De Luca, in questo piccolo libro, quindi, dedica a Francesca riflessioni profonde, consigli che vorrebbe fossero arrivati a lei per condividere quelle solitudini che, spesso, ci fanno sentire uguali: stringeremo così da due capi lontani, diversi, la stessa solitudine. Lo scrittore svela le sue paure, di come le ha affrontate con il tempo, di come il crescere lo abbia spinto verso quelli che un tempo erano grossi limiti, paure espresse, eppure, che non devono toccare la donna, assolutamente. Racconta di timori, che seppur affrontati, hanno comunque lasciato segni sulla pelle e sono rimasti impressi nella memoria e nel cuore. Allo stesso tempo, confessa di fragilità che si concretizzano nei suoi pensieri e nelle sue azioni. Eppure, agli occhi del mittente, Francesca è oltre tutto questo, ne descrive il coraggio e la sfrontatezza forse dovuti all’età, ma anche a un’adolescenza vissuta con maturità e convinzione.
Probabilmente, ogni Francesca si riconosce nelle parole di Erri De Luca, una parte delle lettere svela un lato nascosto, verità mai confessate che si lasciano nel cuore e si dimenticano. Queste missive, inoltre, racchiudono segreti e fragilità che appartengono anche all’uomo e che spesso non vengono accettate e si rinnegano, costantemente. Le mani mi fanno sbandare. Il loro equilibrio è indipendente dal mio, esse seguono il corso più lontano, da molto più dentro di me. […] Io nelle mani inciampo, tu ci poggi perfino la testa quando si chiude dentro e serra labbra e mondo al di fuori.