Tante, nel tempo, sono state le definizioni date su Napoli da grandi scrittori e studiosi come Stendhal, Goethe, Ortese e Marotta, eppure quella che resterà scolpita nella storia per aver centrato in pieno il carattere della città è senza dubbio una citazione attribuibile a Benedetto Croce: Napoli è un paradiso abitato da diavoli. A questa è andata ad aggiungersi, più recentemente, in occasione di quelle strane classifiche pilotate o con parametri incomprensibili, una frase di Erri de Luca:Consiglio, nelle prossime statistiche, di eliminare Napoli, è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare. Una città eternamente sotto esame dall’esterno e dall’interno delle sue mura, un fatto di cronaca accaduto nel capoluogo campano ha una chiave di lettura sempre diversa e fortemente negativa da quanto successo a Bologna o Milano.
Gli esami non finiscono mai: l’ultima commedia scritta dal grande Eduardo nel 1973 è perfettamente aderente al vizio tutto italiano, all’atteggiamento borioso con aria di sufficienza e di superiorità nel giudicare Napoli come necessariamente da monitorare e mettere in stato d’accusa. Un atteggiamento diffuso, questo, confortato da certa politica mediocre infiltratasi in anni recenti attraverso un fenomeno di infima cultura uscita allo scoperto e proveniente dai meandri di una sottocultura contadina progreditasi economicamente ma ferma in quanto a crescita intellettuale e, purtroppo, oggi al potere grazie a ingenui e poco scaltri della nuova politica del cambiamento. Peggio ancora se a fare la differenza è parte della città stessa, dei quartieri abitati in maggioranza da benestanti e famiglie storiche, negli anni anche protagonisti della vita economica e sociale, arroccatisi nei loro privilegi e oggi in gran parte esclusi da incarichi e centri decisionali. Una città nella città, dunque, pronta a puntare il dito per quelle inefficienze, fino a qualche anno fa macroscopiche ma invisibili ai loro occhi, diventate poi sistema e troppe volte comodi alibi per miliardarie contromisure che ancora pesano sui contribuenti fino ai recentissimi blocchi delle casse comunali.
Dall’altra parte, invece, un capoluogo che che vuole a tutti i costi riscattarsi e ribellarsi, una città normale che alle critiche ha scelto di rimboccarsi le maniche, gruppi di giovani, da sempre additati come inutili soggetti pronti agli scontri di piazza, impegnati sui territori a favore di bambini, anziani e immigrati. Comunità di volontari per la difesa dei beni comuni, per la riscoperta del mare come patrimonio di tutti da difendere e utilizzare a beneficio di ciascuno e non di pochi. Un incremento turistico, secondo le stime Cst per Assoturismo Confesercenti, di oltre il 91%, invertendo così nettamente i tempi di permanenza dei visitatori, prima di solo passaggio per Napoli con direzione Costiera, e il conseguente prolificare di B&B e altre strutture ricettive. Un aumento vorticoso, quindi, anche nel campo della ristorazione piccola e media con maggiore occupazione, un centro storico sempre più affollato e apprezzato. Un fenomeno casuale, secondo l’altra città, per nulla attribuibile a un modo diverso di intendere l’amministrazione della cosa pubblica, con tutti i suoi difetti e gli enormi problemi ancora irrisolti ma ai quali si stanno faticosamente trovando soluzioni nonostante i ricatti dei governi centrali e i silenzi dell’istituzione regionale.
Non ti adegui, non mostri simpatia per questa o quella legislatura, pur nel rispetto dei ruoli, attendi il tuo turno e resti in fila. Un po’ questo il senso e la verità dei fatti, ben resi evidenti da Matteo Renzi il quale, a differenza di Paolo Gentiloni, mostrò tutta la sua arroganza nei confronti del capoluogo campano e della sua amministrazione, punito poi con la solenne sconfitta della candidata PD al Comune e anche dell’altra città non ancora convinta del vento del cambiamento.
Due città, una rancorosa e dormiente, l’altra viva e partecipe mai rassegnatasi al degrado e all’isolamento dal contesto nazionale e internazionale, con il contributo di tragiche copertine del Time o del Der Spiegel. Inefficienze ancora tante, trasporto pubblico che va rifondandosi a fatica ma con determinazione, risorse zero, contrariamente a quanto avvenuto per il trasporto regionale, sgambetti continui affrontati sempre a testa alta e con dignità. Ancora alcuni anni e Napoli dovrà scegliersi una nuova guida, dovrà decidere se affidarsi nuovamente a quella classe politica oggi ulteriormente spaccata e disgregatasi perdendo anche figure di primo piano oppure continuare il processo di cambiamento di questi anni. Quale città deciderà il futuro di Partenope non è dato oggi conoscere, i tempi sono ancora lunghi e tanto lavoro ci sarà da fare e portare a termine con gli stessi ostacoli e difficoltà che anche le forze del cambiamento sembra vogliano frapporre. Sempre che riusciranno a sopravvivere.