La vicenda di Valentino, l’uomo che a Roma ha intenzionalmente contagiato con il virus dell’HIV cinquantadue donne e sei uomini, ha scosso l’opinione pubblica dell’intero Paese. Prontamente, i giudici da tastiera, sul web, si sono subito scagliati, oltre che sul carnefice, anche sulle vittime, accusate, a detta loro, di essere lascive e di facili costumi o, comunque, votate al sesso squallido e occasionale.
Tralasciando l’imbarazzo nel dover assistere a queste anacronistiche esternazioni – similari a quelle di chi urlava contro le streghe giusto qualche secolo fa, e per giunta espresse attraverso mezzi tanto moderni come i pc e gli smartphone – bisognerebbe far presente, a quanti si ergono sui piedistalli dell’ipocrisia e del moralismo spicciolo, che queste cose accadono, e possono accadere a tutti. Al di là di atteggiamenti marcatamente criminali, come quelli dell’uomo romano, i contagi capitano, anche e soprattutto accidentalmente. Capitano per distrazione oppure perché ci si affida alla persona sbagliata, o perché magari, in un momento di debolezza, non si è data la giusta importanza alla prevenzione e alla protezione. Capitano molto semplicemente perché viviamo nell’imprevedibilità. Dunque, anziché criticare e giudicare, per cercare di arginare la problematica – la cui frequenza negli ultimi anni è in crescita – bisognerebbe schierarsi per una sana e corretta informazione e squarciare la sessuofobia ancora dilagante. L’ignoranza, come sempre infatti, soprattutto se accompagnata dalla presunzione, è la prima causa di morte al mondo.
La scuola, innanzitutto, dovrebbe prevedere nelle programmazioni annuali delle lezioni specifiche sul tema del sesso. Non è più accettabile che i giovani vengano lasciati soli nella scoperta del loro corpo, quando il più delle volte essi si affidano a contenuti in rete, spesso violenti.
In realtà, qualche timido tentativo inizia a essere avanzato, ma siamo ancora ben lontani dal raggiungere livelli soddisfacenti come quelli garantiti nel resto d’Europa. D’altronde, come dimenticare le piazze riempite, fino all’anno scorso, da ultra-cattolici al grido di slogan come Stop gender nelle scuole o Giù le mani dai bambini, di fronte alla proposta dell’introduzione dell’ora all’educazione sessuale e affettiva nell’offerta formativa per gli studenti. Come dimenticare i toni così allucinanti e esasperati che sono arrivati addirittura a spacciare le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità come il tentativo demoniaco di corrompere l’innocenza dei minori.
Molti genitori rivendicano e pretendono l’esclusiva nell’affrontare con i propri figli queste tematiche ritenute sensibili. Ma il punto è che il dilagare delle malattie veneree, così come delle gravidanze indesiderate – per non parlare poi degli episodi di violenza – ci fa capire che suddette problematiche coinvolgono in maniera importante l’intero tessuto sociale e, quindi, la politica non può lavarsene le mani. Quando in cabina elettorale afferriamo la matita e tracciamo il segno, quel voto che esprimiamo è necessario ponderarlo anche sulla base di tali questioni.
Occorre, dunque, come dicevamo, fare informazione e parlarne il più possibile in maniera sana. Difatti, come sostengono molte persone sieropositive, ammazzano più lo stigma, la disapprovazione sociale e la disinformazione che la malattia in sé. Sono ancora vive nella memoria di tanti quelle pubblicità degli anni Ottanta che sembravano quasi velatamente far intendere che bastasse una semplice stretta di mano per il contagio, quando invece – ed è ormai scientificamente noto – è necessario che vi sia un contatto diretto e prolungato tra liquido seminale, o sangue, e mucose. Bisogna, poi, uscire dal pregiudizio secondo il quale la malattia colpisca solo determinate categorie, come gli omosessuali o i tossicodipendenti, questi ultimi per via dello scambio di siringhe. Il fenomeno, infatti, interessa tutta la popolazione sessualmente attiva, a prescindere dall’orientamento sessuale, e ciò a cui bisogna fare attenzione sono soprattutto determinate pratiche, le quali, se espletate senza protezione con una persona che abbia già contratto il virus, presentano alte percentuali di rischio.
Oggi, a dire il vero, grazie all’evoluzione delle terapie e al progresso medico – tanto bistrattato da certi esaltati, alcuni dei quali sostengono anche che l’HIV sia un’invenzione delle lobby farmaceutiche – la diagnosi di sieropositività non è più una condanna a morte, anzi le persone riescono a condurre una quotidianità assolutamente normale e la loro speranza di vita è decisamente molto più lunga rispetto al passato. Tuttavia, non bisogna minimamente abbassare la guardia, anzi, il fatto che ogni anno i numeri dei nuovi contagi sia in crescita ci deve indurre ad appoggiare sempre campagne di sensibilizzazione. È importante, inoltre, invitare a eseguire con una certa periodicità i test specifici, soprattutto quando non si ha un partner sessuale fisso. Riuscire a diagnosticare in tempo il contagio può portare a degli importantissimi benefici per se stessi oltre che per gli altri. In aggiunta, è utile ricordare che non esistono solo l’HIV e l’AIDS, ma, purtroppo, anche tante altre malattie a trasmissione sessuale, di pari e superiore gravità, alcune delle quali si ritenevano un tempo superate.
Sperando che questo articolo possa arrivare anche a qualche giovane lettore, l’invito è sicuramente quello di proteggersi e di usare, sempre, il preservativo. Fare l’amore è bellissimo, ma lo è molto di più quando amiamo la nostra vita e quella degli altri. Facciamo l’amore in tutti i modi possibili e con chi vogliamo, ma non dimentichiamo di farlo sempre con la vita. E, poi, parliamo di sesso senza timori. Parliamone a scuola, a casa, in famiglia. Parliamone perché il torbido si annida lì dove c’è clandestinità, lì dove, in nome del pudore, si nasconde tutto. Nell’unirsi gli uni con gli altri, nel rispetto reciproco, non c’è mai nulla di male.