L’invisibilità è un superpotere nei fumetti. Nella realtà, invece, rende impotenti, elimina la carne, nasconde l’anima.
X è un uomo invisibile e i suoi diritti non hanno una voce.
Si apre così La voce degli invisibili, il fumetto frutto del progetto di volontariato carcerario che l’Ex OPG ‘Je so pazz ha portato avanti da marzo 2019 all’interno della Casa Circondariale di Poggioreale, a Napoli, e che verrà presentato sulla pagina FB dell’associazione venerdì 4 dicembre alle 18:30. Il progetto ha visto la luce nell’ottobre 2018, dopo una proiezione pubblica di Sulla mia pelle, il film che racconta le violenze e gli abusi di potere perpetrati ai danni di Stefano Cucchi. L’indignazione per quanto avvenuto in quell’occasione – e troppo spesso accade mentre si è sotto la custodia dello Stato – ha spinto un gruppo di persone molto diverse tra loro a riunirsi e iniziare un dibattito costante sulla deriva del sistema penale e penitenziario degli ultimi anni, oramai divenuto artefice di afflizioni e sofferenze. Un sistema penale che non infligge pene ma punizioni, che disumanizza e aliena, non tenendo fede a neppure una delle funzioni assegnategli dalla Costituzione.
Così, a partire da marzo 2019, i volontari hanno incontrato ogni settimana un gruppo di detenuti del Padiglione Genova e, ribaltando le logiche assistenzialistiche che caratterizzano il volontariato, hanno costruito con loro un percorso di coscientizzazione e dibattito su tematiche di attualità, creando un ponte tra ciò che accade all’interno delle mura del penitenziario e l’esterno, ricordando sempre che i reclusi sono parte integrante di una società e di un territorio che troppo spesso li respingono. La voce degli invisibili nasce quindi come strumento scelto dagli stessi detenuti per portare la loro voce fuori, per raccontare tutto ciò che rende il carcere un’istituzione che in questo momento non solo non mantiene la promessa rieducativa sancita dalla Costituzione, ma che è dannosa per chi vi entra poiché capace esclusivamente di infliggere sofferenze.
Tutto ciò è stato possibile attraverso le mani di quattro bravissimi artisti che hanno trasformato in immagini le confidenze, i racconti e le emozioni dei detenuti: innanzitutto Kevin Scauri, napoletano, fondatore del collettivo e self-publisher Sciame, selezionato da Comicon – con cui ora collabora – come talento esordiente per Futuro Anteriore, che ha raccontato con immagini davvero suggestive la metamorfosi che ciascun uomo affronta quando entra in carcere, trasformandosi in mostro. È mostro da un lato perché ha bisogno di una corazza, di diventare spigoloso, di resistere ai colpi che quotidianamente gli vengono inflitti; dall’altro perché è questa l’immagine che assume agli occhi della società che smette di vederlo come un uomo.
Il secondo episodio del fumetto è stato invece curato da Nova, artista abruzzese che collabora con il progetto TINALS – This Is Not A Love Song, che si è occupata del diritto all’affettività delle persone recluse. Ha reso, con una sensibilità disarmante, i racconti riguardanti i colloqui, le disumane file, gli abbracci mancati e la resistenza delle famiglie, perché chi fa la fila fuori dev’essere forte pure per chi sta dentro.
Maurizio Lacavalla, fondatore di Sciame Press, ha invece reso, con colori scuri e un’amara ironia, tutte le problematiche riguardanti la sanità e la violazione dell’integrità fisica e psichica dei detenuti che si consuma all’interno delle mura dei penitenziari. Infine, Gianluca Manciola (Jazz), fondatore del collettivo CZBBL, ha affrontato il reinserimento post pena e l’impossibilità per chi esce dal carcere di liberarsi dello stigma di criminale e mostro che porta con sé.
Il fumetto è poi completato con quattro inserti informativi curati da chi quotidianamente si occupa di carcere, a difesa dei diritti delle persone private della libertà personale: don Franco Esposito, cappellano della Casa Circondariale di Poggioreale e fondatore dell’Associazione di volontariato carcerario Liberi di Volare Onlus – che offre un’alternativa alla reclusione e un modo diverso di scontare la propria pena –, ha approfondito il tema del pregiudizio e dello stigma sociale. Daniela Lourdes Falanga, presidentessa della storica associazione Arcigay Antinoo Napoli, si è invece occupata del diritto all’affettività e della necessità che esso sia realmente rispettato, liberandolo da qualsiasi intento punitivo. Infine, l’Associazione Antigone Campania ha elaborato due interessantissimi inserti riguardanti la sanità in carcere – definito fabbrica di malattie –, la difficoltà del reinserimento post pena e la conseguente recidiva, che raggiunge tassi altissimi.
Gli autori e i rappresentanti delle associazioni saranno presenti, insieme ai volontari, al collegamento che si terrà il 4 dicembre e racconteranno la loro esperienza personale e il punto di vista sull’istituzione carceraria e sulla necessità di parlarne in questo momento storico. Tutti loro, infatti, hanno ritenuto necessario lanciare il fumetto e focalizzare l’attenzione sul tema carcere adesso, pur dovendo rinunciare alla più sentita modalità in presenza, perché la pandemia ha messo in evidenza tutte le criticità e le falle del sistema. Riportare al centro del dibattito il carcere, superarne la necessità, ottenere una pena dignitosa: questi saranno solo alcuni dei temi trattati durante la presentazione… Non perdetevela!