La vita bugiarda degli adulti, disponibile dal 4 gennaio su Netflix, è una nuova serie tratta dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante (qui la recensione). Dopo il successo della saga inaugurata con L’amica geniale, l’onda di interesse nei confronti della scrittrice dalla misteriosa identità continua a essere cavalcata regalando al pubblico una nuova storia, questa volta diretta da Edoardo De Angelis, cui fa da sfondo ancora una volta la geografia contraddittoria di Napoli.
In particolare, la storia si svolge tra un Vomero borghese e abbottonato e una Posillipo affascinante e seducente, dove si intrecciano con bugie silenziose le vite di due famiglie. La protagonista è Giovanna, un’adolescente alle prese con la scoperta di sé e le difficoltà insite nel crescere, interpretata da Giordana Marengo. Sarà la zia Vittoria, interpretata da una magistrale Valeria Golino, ad aiutarla a dirigersi nel traffico di quegli anni straripanti di domande e scarni di risposte. Selvaggia e spietata come la realtà del quartiere di periferia in cui vive, ma capace dei più buoni sentimenti, Vittoria esorterà Giovanna ad aprire gli occhi, a osservare gesti e comportamenti provando a leggere ciò che realmente celano.
Il velo di Maya cade presto, dando alla ragazza il benvenuto nel mondo degli adulti, un mondo di bugie. Il padre Andrea, Alessandro Preziosi, dietro il fascino del docente universitario e del brillante intellettuale comunista, nasconde infatti il subdolo tradimento alla moglie. Una volta confessato, il disprezzo di Giovanna non risparmia neanche la madre che, incapace di odiare il marito, sembrerebbe preferire vivere una bugia piuttosto che affrontare la verità. Giovanna si guarda intorno e tutto sembra avere il sapore di menzogna.
Agli occhi dell’adolescente il mondo che conosceva si frantuma, vede per la prima volta i genitori per quello che sono veramente e capisce che la verità abita altrove. Ma dove? Sembra trovarla nella zia, che diventa per lei una vera e propria guida, un esempio da seguire. La mette in guardia dal padre, le suggerisce di vivere in modo passionale e, talvolta, la accudisce come una madre. Le racconta di Enzo, del grande amore che li legava, del suo essergli fedele anche dopo la sua morte. La invita a concedersi con cautela, a non sprecare la sua verginità. Un non ti sprecare che suona come il non ti disunire di Antonio Capuano nel film È stata la mano di Dio: a metà strada tra un ammonimento e un comandamento.
Ma che valore hanno le parole di chi mente? La delusione più grande arriva proprio da lei, da Vittoria. Giovanna scopre infatti che anche sua zia ha mentito, proprio lei che le ha insegnato a smascherare le vite bugiarde dei genitori. La sua fedeltà non esiste e allora anche il non ti sprecare suona falso dall’alto del suo tradimento.
Gli adulti mentono. Forse, crescere significa proprio imparare a mentire. Si inizia con una semplice bugia e poi, per reggere il gioco, se ne dice un’altra, e poi un’altra ancora per non far cadere tutta la costruzione. Ed è cosi che un’intera vita può diventare bugiarda.
Negli occhi smarriti dell’adolescente si può leggere la domanda legittima: la verità esiste? È solo un’illusione? Un’utopia? Giovanna risponde prendendo il largo, andando via da tutti quegli adulti che l’hanno delusa. È ormai cresciuta abbastanza da sapere che ognuno risponde con la sua vita, falsa o sincera che sia, e che spesso la verità abita lontana dai condizionamenti e dagli esempi.
La vita bugiarda degli adulti ci insegna che, se smascherate, quelle menzogne possono restituirci la libertà e consegnarci la verità delle nostre esistenze. Perché la vita non è bugiarda di per sé, ma lo diventa a forza di mentire ed essere infedeli alla realtà.