Tante volte, attraverso la letteratura, l’autore vive ciò che non è capace di osare davvero. Juan Carlos Onetti – uno dei più autorevoli esponenti della letteratura sudamericana del Novecento – con le sue opere ha più volte mescolato finzione e realtà, giocato a essere Dio con i suoi personaggi, affidato alla fantasia il ruolo di restituire alla vita quanto l’individuo non è in grado di conquistare. A settant’anni dalla prima pubblicazione, la casa editrice SUR riporta in libreria i capolavori dello scrittore di Montevideo con una collana interamente a lui dedicata, impreziosita dalle postfazioni firmate dai grandi autori italiani.
I primi due volumi a presentarsi al mercato del libro con una veste grafica rinnovata e i contributi di Sandro Veronesi e Edoardo Albinati sono, rispettivamente, La vita breve e Il cantiere. Entrambi i testi fanno parte della straordinaria produzione di Onetti, una scrittura che sembra un’orchestra di elementi ben distinti tra loro, eppure così in armonia da suonare in maniera corale, lasciando nel lettore un senso di completezza e meraviglia che solo i grandi sono in grado di offrire.
In particolar modo, la nostra attenzione si è concentrata sul primo dei due titoli proposti, La vita breve, un ritorno in libreria bagnato dalle parole del due volte Premio Strega Sandro Veronesi che scrive: «Si tratta di un’opera poco decifrabile, stilisticamente perfetta, e rappresenta, secondo tutti i critici, l’esordio della cosiddetta modernità nella letteratura latinoamericana».
La vita breve è il racconto delle molteplici esistenze di Juan María Brausen – il protagonista del romanzo –, un pubblicitario prossimo al licenziamento che, di colpo, si trova a fare i conti con una vita dai tratti claustrofobici, soffocata dall’inerzia che prova nei confronti della sua compagna, Gertrudis, a cui è appena stato asportato un seno, e verso la quale non lo muove più alcun desiderio. Al contrario, Brausen si scopre interessato a ciò che accade appena al di là delle pareti del suo appartamento, dove una prostituta, Queca, intrattiene i propri clienti. È a questo punto che il personaggio di Onetti entra a sua volta in un mondo di fantasia. Si convince, infatti, a scrivere una sceneggiatura che ha per primo attore un suo alter ego, il dottor Díaz Grey, al quale concede un’esistenza ricca di avventure e pericoli, l’esatto contrario dell’inerzia in cui versa. Nel frattempo, però, deciderà di conoscere la ragazza che gli vive di fianco sotto falsa identità.
Brausen riscopre il desiderio attraverso la vita dei suoi personaggi, quella che lui stesso plasma in una sorta di vuoto temporale che si frappone tra la realtà e l’immaginazione, fino a mescolarle, inevitabilmente. Mentre la vita del protagonista prosegue precaria e insoddisfacente, quella dei sui sostituti (immaginario ma reale uno, l’altro di totale fantasia) vibrano delle pulsioni che, altrimenti, non riesce a concedersi. I continui passaggi da un mondo verso gli altri, e viceversa, si fonderanno fino a non riconoscersi.
Straordinario nelle descrizioni dei tratti caratterizzanti dei personaggi quanto minuzioso nelle architetture delle ambientazioni, Onetti, ne La vita breve, abbandona la sicurezza soffocante della propria quotidianità per affrontare la libertà delle sue pagine senza via d’uscita. «Onetti è uno dei più assetati di libertà anche se con le sue storie va sempre a infognarsi in situazioni più o meno senza uscita – scrive Veronesi – e questa sua sete di libertà, compositiva, linguistica, narrativa, si traduce in quelle pagine terse, appassionanti e spesso prive di senso di cui La vita breve è pieno».
Il tema della liberazione attraverso l’arte – come detto in apertura – ha interessato numerosi artisti, spesso è uno dei principali motivi che spinge un autore a mettersi alla prova con un mondo, sì, immaginario, ma non meno incerto e ricco di insidie (oltre che di conseguenze) della vita reale. Non a caso, i molteplici volti di Brausen si confondono, nessuno dei tre personaggi vivrà un’esistenza lineare, una trama risolta; al contrario, nell’anti-realtà di Santa María – il villaggio costruito nel suo romanzo – le manie del protagonista di Onetti affliggono anche i suoi alter ego, confondendo il pubblicitario (e ovviamente anche il lettore) rispetto alla percezione di sé e delle azioni di cui si rende capace.
L’enigma si dipana – mica tanto! – in un canovaccio fatto di intrecci e situazioni che soltanto l’intuizione del lettore saprà giudicare se verosimile o surreale. La casa editrice SUR, con La vita breve, inaugura una collana, quella dedicata a Juan Carlos Onetti, di rara preziosità, la riscoperta di una letteratura mai troppo considerata dalle classifiche di vendita italiane ma, al contrario, esaltata in ogni parte del mondo da critica e pubblico, un’occasione per apprezzare – finalmente – uno scrittore che Julio Cortázar riconosceva come il più grande autore latinoamericano.