Nemmeno questo Natale potremo dire che le cose vanno meglio. Al disastro dell’era Covid-19 (da cui non siamo fuori) si aggiungono le interminabili debacle di una classe politica sempre più inetta. Di fronte ai grandi temi che sono sul tavolo del confronto, l’atteggiamento tenuto dai partiti è pericolosamente imbarazzante tanto da far sembrare la consumata pratica del “cerchiobottismo” da prima Repubblica un’attività da rimpiangere. Per mezzo dell’aggettivo orripilante si possono sostanzialmente definire le gesta di coloro i quali, in queste ore sulle questioni legate alla manovra di Bilancio e alle pensioni, stanno cercando di indorare la pillola da far ingurgitare agli italiani.
Il fuoco incrociato delle proposte circa l’utilizzo dei soldi del PNRR, per il cui impiego si stanno accavallando le più disparate ipotesi, sbaraglia ogni e qualunque altra riflessione su cui, invece, la politica dovrebbe riflettere e intervenire. Tanti e vari sono i canali su cui si potrebbero prendere provvedimenti con la finalità di recuperare risorse da destinare alla giustizia sociale e, ad esempio, alle pensioni. Al proposito l’OCSE, che rileva nel nostro Paese redditi bassi e pochi giovani, annuncia uno scenario disarmante: in Italia si andrà in pensione a 71 anni.
Fermo restando che se i fondi della UE destinati al PNRR non saranno ben spesi l’Italia dovrà provvedere a rifonderli all’Europa, magari pure con delle penali, il nostro rapporto finanziario in sede comunitaria registra una serie di deficit dissacranti: 655312125 euro sono i soldi pagati dal Bel Paese per mancato adeguamento al diritto UE tra il 2012 e il 2019, di cui 148 milioni solo nel corso del 2018. Ciò significa, con ogni evidenza, che, alle raccomandazioni avanzate dalla UE unitamente a quelle del Parlamento italiano circa il rispetto delle direttive impartite, i governi che si sono succeduti non hanno dato seguito e tutto questo ha determinato e continua a incidere e a gravare, in termini finanziari, sulle casse dello Stato.
In questa fase, tuttavia, nessun partito politico pone la questione. Le infrazioni riguardano temi importanti quali l’ambiente: sanare i deficit ambientali significherebbe migliorare la qualità della vita e della salute e creare occupazione. Ma anche recuperare risorse da destinare al comparto del welfare. Se piove di quel che tuona, dunque, si prospettano ancora lacerazioni di carattere sociale, impoverimenti sempre più crescenti, iniquità e sofferenze. Il tempo delle mezze misure è abbondantemente superato dal corso degli eventi: in questo Paese ci sono troppe diseguaglianze, troppa povertà, troppi interessi, troppi gruppi di potere, troppi furbi, troppi intoccabili, troppi lavoratori sfruttati. E di fronte a tutto questo, sfortunatamente, una classe politica e dirigente in larga parte incapace di pensare al bene comune.
Alla politica dei sé e dei ma e del richiamo alla responsabilità, dico: riscattate le risorse dove sono. Evasione, infrazioni comunitarie, concessioni, lotta alle mafie e date dignità ai lavoratori mandandoli in pensione a una giusta età e con assegno che non sia una miseria. Questo deve fare il governo dei migliori.
Contributo a cura di Filippo Torrigiani