Giornate frenetiche quelle appena trascorse per l’elezione dei Presidenti di Camera e Senato, dopo una scontata intesa tra le parti già da tempo partorita dal nuovo patto del Nazareno, quel patto pentastellato con l’immortale, senza il quale non sarebbe stato possibile un accordo, che deciderà le sorti anche per la formazione del nuovo governo al fine di non andare nuovamente alle urne.
Un gruppo minoritario perdente come Forza Italia, ossia Silvio Berlusconi, ha dettato l’agenda delle trattative parlando attraverso il Matteo vincitore nel centrodestra, mentre l’altra fazione, il M5S, gettando alle ortiche principi e regole del piffero, dopo aver puntato falsamente i piedi per terra per un NO al senatore Romani perché condannato per peculato, ha acconsentito al nome della Casellati, fedelissima del pluricondannato e plurindagato ex Cavaliere, del quale ha sempre appoggiato leggi ad personam partecipando attivamente alle manifestazioni davanti al tribunale di Milano, nota anche per aver nominato la figlia a capo della sua segreteria quando era sottosegretario di Stato. Come se non bastasse, inoltre, una fedelissima del suo concittadino e super assenteista del Parlamento avvocato Ghedini, legale a tempo pieno di Silvio.
Dettagli questi che, però, pare non abbiano destato l’interesse degli intransigenti grillini che hanno appoggiato il volere dell’immortale per non compromettere il prosieguo della tessitura della tela di cui i giovani del movimento non credo si siano resi conto di rappresentare soltanto la cornice o, Dio non voglia, della tela di Penelope per il lenzuolo funebre del suocero Laerte.
All’immortale non sfiora neanche l’idea che sulla poltrona di Palazzo Chigi possa sedere uno dei due contendenti e avrà già in mente il nome di gradimento alle parti che possa garantirgli qualche anno di tranquillità per le sue aziende e consentire un po’ di tranquillità anche ai notabili di Confindustria apparentemente sereni. Un nome che verrà da altro Palazzo, che metterà d’accordo i due mondi più vicini di quanto vogliano apparire Lega e M5S, mentre la promessa di vicepresidenze del Consiglio e di ministeri chiave farà il resto.
Sia ben chiaro, non è che la Presidenza della Camera a Roberto Fico non abbia rappresentato per il MoVimento un significativo successo, ma è stata solo l’epilogo scontato di un accordo, di un progetto che fino al 4 marzo sembrava partorito da Satana e che poi è stato ampiamente digerito nei fatti come era nelle previsioni.
Prima della competizione elettorale, parlare a Salvini e Di Maio di convergenze tra le due forze politiche appariva come pretendere dai due l’approvazione dello Ius Soli ben conoscendo le loro posizioni, che seppur coincidenti sull’argomento, sono state contrassegnate da bordate continue e scambio di accuse mentre entrambi erano allattati dallo stesso seno.
A proposito di Roberto Fico, ho apprezzato, anche se a fatica, l’augurio del tutto istituzionale del Sindaco di Napoli al neo-Presidente della Camera, consapevole che quel Lavoriamo insieme per Napoli di de Magistris cadrà nel vuoto come accaduto con il Governatore De Luca e le sue recenti accuse deliranti che hanno rasentato la calunnia. Poco fa sperare, infatti, l’atteggiamento che lo stesso Fico ha sempre avuto nei riguardi dell’Amministrazione e, in particolare, del Primo Cittadino.
È pur vero che il probabile presupposto alla base della sua posizione, ossia ambire da sempre alla poltrona di Palazzo San Giacomo, verrebbe a cadere – sempre che la legislatura sopravviva al 2021 – ma l’interesse a far fruttare il recente successo elettorale e a trasformare quel magro e umiliante 9.63% delle ultime comunali resterebbe comunque tale.
Di positivo, queste intense giornate politiche ci hanno regalato una promessa che ha fatto piacere a molti – ma visti i precedenti impegni presi e puntualmente disattesi ci si crede a malapena – da parte dell’altro perdente dei giorni del Nazareno, il neo-senatore Matteo Renzi che ha dichiarato «Ora starò zitto due anni». Poco ci credo ma molto ci spero.