Un’idea non è né di destra né di sinistra. È un’idea. A Gianroberto Casaleggio, insieme a Beppe Grillo del MoVimento 5 Stelle, piaceva raccontarla così. Un espediente, il suo, che gli ha permesso di mettere insieme – stando ben attento a non parlare mai di partito – un gruppo, a suo dire, pronto a rovesciare il sistema governativo italiano, fatto di vecchi privilegi e ideologie obsolete, a suon di vaffa e congiuntivi errati. I pentastellati, infatti, travestiti da asso pigliatutto della politica contemporanea, come un barattolo senza etichetta in cui si fa fatica a distinguere il sale dallo zucchero, sin dalle loro origini hanno amato restare sul vago, in un limbo indefinito tra Berlinguer e Almirante, sperando di cogliere, quindi sfruttare, i malcontenti di larghe fette della popolazione per salire al potere. Ahinoi, ci sono riusciti.
Ma se secondo il guru un’idea non è né di destra né di sinistra – e già qui ci sarebbe da discutere parecchio – quest’ultimo, il potere, di certo non può non avere collocazione. Non è un caso, allora, che da quando sono al Parlamento e con l’avvicinarsi delle probabili elezioni, i rappresentanti del M5S si stiano esponendo sempre più, finalmente svelando la loro nostalgica – e a dire il vero mai troppo velata – natura di destra.
L’ennesima prova di quanto affermiamo – dopo l’astensione in occasione della discussione in Senato sullo ius soli – è riscontrabile nelle votazioni tenutesi alla Camera esattamente quarantotto ore fa. In data 12 settembre, infatti, a Montecitorio è stata discussa la norma che introduce nel codice penale il reato di propaganda del regime fascista e nazifascista, approvata con 261 sì, 122 no e 15 astenuti, proposta dal piddino Emanuele Fiano. Tra i contrari, oltre ai prevedibili Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega Nord, proprio gli esponenti a 5 Stelle che, nelle parole di Alessandro Di Battista, l’hanno definita una pagliacciata: Ora ci daranno dei fascisti, fanno sempre così ma meglio subire attacchi puerili che avallare un sistema che si occupa di tutto tranne che delle reali esigenze dei cittadini, ha scritto sul suo profilo Facebook il fedelissimo di Grillo. A fargli eco, Carlo Sibilia, dispiaciuto per essersi perso l’uscita del nuovo Iphone, costretto dal PD a discutere di fascismo vs comunismo. Una scelta, quella dei grillini, che conferma una posizione ben precisa, assunta già da tempo, che definisce il movimento sempre più come partito. E, forse, è giunto il momento di chiamarlo una volta per tutte così. Convincere l’elettorato che sia possibile afferrare il timone di un Paese senza mai darsi una collocazione e, quindi, senza pretendere una presa di coscienza da parte di ciascuno è fin troppo comodo e utopico.
Si fa fatica, inoltre, considerato l’argomento, a convincersi che anche questo voto avverso risponda alla regola delle idee che non sono né di destra né di sinistra. Dichiararsi non favorevoli all’impedimento di qualsiasi forma di fascismo in una nazione come quella italiana, che ha provato l’esperienza mussoliniana sulla propria pelle, è di una gravità che non va ignorata, nonché una chiara scelta sul confine entro cui schierarsi. Difendere la Costituzione, così come difendere il nostro domani da un futuro passato, a differenza di quanto sostenuto da Di Battista – il quale, tra le altre cose, ha definito gli ipocriti “comunisti” la vera sciagura italiana (dichiarazione forte e faziosa) –, è senza dubbio una priorità, una reale necessità dei cittadini e di chi pretende di governarli. A meno che non si sia conniventi. In un momento storico così delicato, ben dice Fiano, l’ideatore della proposta di legge: L’estrema destra è un fenomeno di oggi, che si va radicando dove crescono il disagio e la rabbia, è un pericolo enorme. […] Sono pericolose le loro azioni, i loro comportamenti, i loro metodi e la propaganda dei loro contenuti. Non vogliamo limitare la libertà di opinione ma impedire che la nostra libertà sia offuscata dai veleni del fascismo.
D’altro canto, la norma è concisa ma esaustiva: Chiunque propaganda le immagini o i contenuti propri del partito fascista o del partito nazionalsocialista tedesco, ovvero delle relative ideologie, anche solo attraverso la produzione, distribuzione, diffusione o vendita di beni raffiguranti persone, immagini o simboli a essi chiaramente riferiti, ovvero ne richiama pubblicamente la simbologia o la gestualità è punito con la reclusione da sei mesi a due anni. La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se il fatto è commesso attraverso strumenti telematici o informatici. Un rimedio, quello promosso dal PD – un partito non troppo di sinistra – assolutamente necessario da affiancare alle scarsamente applicate legge Scelba (1952) e legge Mancino (1993), la prima volta alla punizione di chi promuove e organizzi sotto qualsiasi forma, la costituzione di un’associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche e perseguente le finalità di riorganizzazione del disciolto partito fascista, oppure chiunque pubblicamente esalti esponenti, principi, fatti o metodi del fascismo, oppure le sue finalità antidemocratiche, la seconda al sanzionamento di tutti i comportamenti legati all’ideologia nazifascista che incitano alla violenza e alla discriminazione per motivi razziali, religiosi, e così via.
L’onestà tanto declamata non è un concetto astratto. Ecco perché oggi, più che mai, è necessario prendere una posizione e chiarire verso quale direzione si ha intenzione di condurre la nazione. Definirsi né di destra né di sinistra non basta, non è sincero. Ogni nostra azione, in fondo, è una scelta politica. Le ideologie, al contrario di quanto si affermi, non sono morte, ma a volte conviene di più fingersi inconsapevoli.