La matematica, si sa, non è un’opinione. E, ormai da qualche anno, è l’Europa a fare i conti per sé e per gli Stati appartenenti all’Unione, dettando le linee guida in materia di economia. Il braccio di ferro sbandierato in ogni dove dal duo alla Vicepresidenza del Consiglio, Di Maio-Salvini, non ha – ovviamente! – portato ai risultati proclamati dal governo giallo-verde. Ricordate le spacconate dei 5 Stelle affacciati a un balcone, esultanti come dopo un goal, abbiamo abolito la povertà? Oppure le dirette Facebook del leader leghista mentre apre le letterine da Bruxelles e invita anche Babbo Natale a invertire la prassi adoperata dai bimbi per reclamare i doni, chiedendo al vecchio di smistare la posta? Svegliatevi pure!
Le eclatanti messe in scena di cui sopra erano successive alla scelta, da parte dell’esecutivo, di portare il deficit italiano al 2.4% al fine di attuare i rispettivi provvedimenti simbolo della propria campagna elettorale, il reddito di cittadinanza e la quota 100 sulle pensioni. Nulla, però, prenderà la piega sperata. È di appena qualche ora fa la notizia dell’accordo raggiunto tra il Premier Conte e la UE: il debito del Paese si arresterà al 2.04%, evitando, così, la raccomandazione della Commissione Europea tanto temuta tra i banchi di Roma. Il tutto, quindi, inciderà sulle manovre che hanno permesso a Di Maio e Salvini di affermarsi alle urne del 4 marzo scorso.
Partiamo dai pentastellati e dal reddito di 780 euro a famiglia previsto per i cittadini italiani ancora in cerca di occupazione. Quanto ipotizzato in campagna elettorale pare, infatti, non sarà realizzabile, con il sussidio di dignità che, se elargito a tutti gli aventi diritto come previsto nella prima bozza della manovra, somiglierà più alla mancetta renziana degli 80 euro, aggirandosi proprio attorno a quella stessa cifra che fu la ghigliottina di Matteo Renzi e dell’intero PD. Una beffa per chi alle promesse dell’attuale Ministro del Lavoro aveva dato credito, per quella larga fetta di popolazione che sperava di ritrovare il piacere di una boccata d’ossigeno.
I grillini definirono la manovra dell’ex Sindaco di Firenze truffa fuffa, viene, quindi, da chiedersi che appellativo daranno alla figuraccia che si prospetta. Con il deficit al 2.04%, infatti, se a beneficiare del reddito saranno i 6 milioni di italiani previsti in prima battuta, la cifra crollerebbe proprio attorno agli 80 euro, mentre se venissero seguiti i nuovi criteri restrittivi già discussi al lancio della nuova proposta, la quota si arresterebbe intorno ai 100, comunque lontanissima dai 780 promessi. La matematica non è un’opinione.
Stessa sorte anche per i lavoratori prossimi al pensionamento. Quota 100, infatti, non assumerà le forme previste dalla Lega in campagna elettorale. Il raggiungimento del secolo, tra l’età del contribuente e gli anni di servizio, infatti, porterà il lavoratore al meritato riposo soltanto se disposto a rinunciare fino al 30% della quota maturata. Nulla da fare, invece, per l’abrogazione della Riforma Fornero, nonostante il superamento della norma assistenzialistica vigente fosse presente in entrambi i programmi delle forze politiche che oggi occupano la maggioranza dei seggi alle Camere.
Neppure la matematica di governo, dunque, è giudizio dei governanti. Il rischio di uno Stato sull’orlo del baratro ha – per fortuna – spaventato anche l’arroganza dei penta-leghisti, costretti all’ennesima retromarcia, a un ulteriore passo falso, a tradire l’elettorato stanco proprio del fare che non hanno mai smesso di adoperare, in perfetta continuità con quanto fino a oggi promosso dalla politica di casa nostra.
Al balcone, stamani, si affaccerà Junker, col pugno alzato. E loro, lì sotto, saranno a cercare il nemico a cui addossare la colpa della propria incapacità e incoerenza. Purtroppo, gran parte del popolo, guarderà dove gli indicheranno.