La luna e i calanchi è un festival, un evento per celebrare la paesologia, per accogliere e raccogliere quelle tensioni civili e artistiche che si stanno sprigionando nel “Mediterraneo interiore”. L’attenzione si concentra soprattutto verso quello che accade in Lucania e nelle regioni vicine, con Aliano che diventa simbolo di un Sud che scrive storie legate a un rapporto tutto nuovo con i paesi e con il paesaggio.
Questa festa si terrà in provincia di Matera (ad Aliano appunto) dal 22 al 26 agosto, ideata e curata da Franco Arminio che l’ha definita non come momento per osannare le arti, ma per stare insieme. Si tratta di un evento e di un luogo pensati per incontrarsi affinché si possa, a poco a poco, sgretolare la propria solitudine. Un paese lucano, un tempo luogo di esilio, diventa adesso un posto che accoglie, che vuole produrre occasioni di incontro affinché ogni persona possa tornare a casa, sì con la propria solitudine, ma abbracciata da una “comunità provvisoria”.
Aliano è un centro dell’entroterra della Basilicata dal paesaggio unico, attorniato dai calanchi, un fenomeno geomorfologico di erosione del terreno prodotto per l’effetto di dilavamento delle acque sulle rocce argillose degradate. Sostanzialmente, si tratta di profondi solchi nel terreno lungo il fianco di un monte oppure di una collina. Il paese non è altro che un piccolo centro dell’Appennino meridionale che vive in una sorta di equilibrio sulle cime argillose proprio dei calanchi, un luogo a molti non noto, ma la cui vita e la miseria dei suoi vecchi contadini sono diventati protagonisti del Cristo si è fermato ad Eboli di Carlo Levi. Lo scrittore e politico ebbe modo di entrare in contatto con la realtà del Meridione, a lui completamente sconosciuta, dalla quale rimase profondamente colpito.
L’idea alla base di questo festival è, dunque, quella di creare uno spazio sia politico che poetico, e tenere insieme l’arte, la poesia, la musica, il cinema e l’impegno civile. Creare una “comunità provvisoria” composta non soltanto dalle persone del luogo, ma anche da quelle invitate, dai visitatori. Il borgo, immerso nel paesaggio lunare dei calanchi, restituisce a chi lo guarda una sensazione forte, uno scenario violento, nudo, dove la terra, troppo debole, ha ceduto e ha isolato il paese che sembra una vecchia nave immobile in balia delle acque.
Aliano è stato inserito nei circuiti nazionali de I Parchi Letterari con lo scopo di organizzare e divulgare le sue peculiarità ed esaltarne gli aspetti storici, letterari, architettonici, ambientali e socio-antropologici. E il suo festival è una sorta di adozione collettiva di un paese e del suo paesaggio, nello spirito della paesologia. Per l’occasione, sono previste due “azioni”: la prima prende il nome di Sette giorni ad Aliano, durante i quali sei artisti noti e sei giovani artisti saranno ospitati per sette giorni, in modo tale da avere un ospite al mese. Fotografi, scrittori, pittori, registi e musicisti potranno quindi lasciare traccia del loro passaggio. La seconda, invece, si svolgerà in due momenti diversi dell’anno, prevedendo interventi letterari, musicali, cinematografici, artistici e teatrali uniti a interventi di carattere materiale sul paese e sul paesaggio. Lo scopo, comunque, è quello di creare una comunità che parli dell’Italia, dell’Europa, non soltanto della Lucania e del Sud.
Aliano non ha fretta di farsi trovare, lascia fare al paesaggio. Qui la terra sembra un popolo, un altare di cardi e di ginestre. Li chiamano calanchi ma è come stare in una chiesa: guarda come pregano questi monaci di creta.