Una cosa che mi fa sempre sorridere è l’etimologia della parola pornografia: viene da due vocaboli greci antichi, πόρνη (pòrne cioè “prostituta”) e γραφή (graphè ovvero “disegno, scritto, documento”) e significa letteralmente “scritto in merito alle prostitute” oppure “rappresentare le prostitute”. Stesso discorso vale per erotismo: anche qui abbiamo una radice greca, ἔρως (eros), dunque la divinità maschile dell’amore, amore in senso romantico, sensualità, libidine.
La domanda nasce spontanea: il confine tra l’uno e l’altro viene stabilito fin dagli albori? La pornografia riguarda il vendibile, il carnale, l’esplicito; l’erotismo il sentimento dolce, il desiderio sessuale circoscritto alla sfera della coppia, il non detto, il vedo non vedo? Parliamone.
Online ci sono centinaia di articoli che provano a spiegare la differenza, anche se una differenza netta – a mio avviso – molte volte non esiste. Tendenzialmente quando si rivolge questa domanda a qualcuno, che sia o meno esperto dell’argomento, la prima risposta che viene fuori è: la pornografia è volgare, l’erotismo è sexy. Come al solito ho voluto indagare e ho chiesto a un po’ di persone la loro opinione.
Una delle risposte prendeva in esame non la dicotomia tra erotismo e pornografia, ma la percezione della persona, la sua apertura mentale: per alcuni può essere porno qualcosa che per altri è nella norma e viceversa, capita anche il caso in cui anche la più innocua rappresentazione dell’eros (faccio un esempio banale, un film del ‘98 come Monella di Tinto Brass) crei disturbo. Il mio interlocutore premeva sulla questione della qualità del pensiero, del progressismo: se una persona è davvero “illuminata”, valuterà l’uno e l’altro concetto in base al proprio gusto, senza però denigrare chi ha gusti opposti. E in questo esempio specifico, la differenza tra erotismo e pornografia si assottiglia perché se ne fa un argomento di discussione, di confronto, come potrebbe essere parlare di cibo, di politica, di musica.
La seconda risposta, da parte di un interlocutore di sesso maschile: “Per quello che ne ho capito io finora (e cioè poco) la differenza fra erotico e porno è la direzione della tensione sessuale. Nell’erotico, il sesso è una suggestione. I personaggi e la messinscena stuzzicano la fantasia del lettore che si chiede come sarebbe se quei due lo facessero, allo stesso modo pure i personaggi se lo chiedono. Spesso infatti nelle opere erotiche i personaggi non possono fare sesso per vari motivi e fra loro vi è un gioco più o meno volontario di seduzione. Finché il sesso arriva, presto o tardi. Che venga mostrato o meno non ha importanza, è ciò che porta all’atto l’oggetto del nostro interesse, non l’atto in sé. Nel porno è l’opposto. Ci interessa l’atto, meno i motivi che portano a quello. I film porno a volte hanno una trama, alcuni anche abbastanza elaborata ma comunque minima. Ci si concentra sulla performance, su cosa fanno gli attori e come lo fanno. Sesso anale? Lui dove viene? C’è violenza?
Gli attributi sono sempre in primo piano, vero oggetto della nostra attenzione e del racconto. I falli sono enormi sia perché devono soddisfare il nostro ego sia perché vengono meglio in telecamera (e questo non si dice mai: Hitchcock, ad esempio, usava tantissimi oggetti giganti nei suoi film, tipo le pistole, perché nei primi piani altrimenti venivano piccolissimi). In sintesi, l’erotico è la tensione sessuale; il porno è il sesso.
Un’altra persona invece prendeva in esame lo stato del porno in Italia, e dunque anche della rappresentazione dell’eros, sottolineando il fatto che nel nostro Paese, a livello di contenuti multimediali (film soprattutto) siamo fermi agli anni Cinquanta. Dice: “Col porno si sono sdoganate cose che erano tabù, ma il resto – e con resto intendo sesso queer, differenza di età tra i partner, sesso durante il ciclo, sesso lesbo non a servizio dello sguardo maschile – non viene rappresentato a dovere. Qualcosa si sta facendo all’estero, grazie a registe donne, o artisti che provano a spostare l’attenzione dal corpo al motivo dell’atto”.
E, ancora, facendone una quesitone di costume e quindi riprendendo il primo commento: “Si cresce imbevuti in una cultura e in pratiche più o meno esplicite; in Scandinavia, ad esempio, è molto naturale la nudità, anche per questioni legate alla luce e al clima, gli edifici hanno grandi vetrate e spesso le persone sono svestite anche in città. Torniamo al discorso che è una questione di educazione a priori, perché le società sono percepite e codificate da una serie di usi e costumi identificate da simbolismi legati a determinate espressioni culturali e artistiche condivise e ‘digerite’. In Italia, secondo me, c’è ancora un contrasto forte perché sappiamo di desiderare ciò che sta sotto la gonna, ma in pubblico tolleriamo difficilmente che quella gonna salga sopra il ginocchio”.
Sempre legato a una questione di percezione, la successiva risposta: “A prescindere delle simbologie, il sesso per me è contenuto nell’erotismo: uno sguardo, uno sfiorare, può eccitare migliaia di volte più di una coscia nuda o di una scena di sesso orale. Ma questo credo sia anche una questione di cultura o affinazione del gusto personale… passa anche da letture e dalla forma della propria curiosità”.
D’accordo con la definizione secondo cui l’erotico è la tensione sessuale e il porno è il sesso, l’opinione di un’interlocutrice: “lo aggiungerei anche il fatto di come viene raccontata e quindi vissuta l’esperienza. Se è vero che è arte quando universalizza l’esperienza, a me fondamentalmente non interessa sapere che tu abbia fatto sesso, interessa l’esperienza universale del sesso (e come, immaginando, io potrei farne esperienza). In soldoni: porno – esperienza personale (io vedo quella dei due attori in quel momento) eros – esperienza universale (ragiono sul sesso e non sulla performance o i performers)”.
Contraddice l’arretratezza dello stato del porno in termini generali il commento di un fotografo di nudi femminili: “In generale, in un tempo in cui siamo sovresposti alla rappresentazione, alla riproduzione, alle immagini, io credo che la riflessione voglia spostarsi invece sull’immaginazione. Prima, sicuramente, era principalmente una questione di maniere sociali, di tabù, di cose che non si potevano fare o dire, quindi eri costretto a immaginarle o farle sottobanco. Oggi chi lavora col sesso, ad esempio, parla apertamente di sesso (penso a tante figure mediche, paramediche, psicologi ma anche sex worker di qualsiasi tipo e relativa clientela). Ma chi invece lo fa vuole immaginarlo, per farlo meglio, e così la letteratura e l’arte in generale esercita la sua funzione catartica, anche sul sesso. Quindi per riassumere: finalmente c’è molta più consapevolezza: di farlo, immaginarlo, parlarne e come rappresentarlo”.
Riassume in poche parole la quaestio un’ultima persona che sentenzia così: “In soldoni, l’erotismo è raffinato, nascosto, visto in filigrana. Il porno è plateale, esplicito, sbattuto in faccia”.
Ciò che è emerso da questi scambi molto stimolanti è che la pornografia esuli dal sentimento, dal vincolo emotivo. Nel porno c’è la carne, il sesso esplicito, non esistono filtri. L’erotismo slitta invece verso un terreno più morbido, dove si parla di sensualità, di relazioni amorose, di attrazione e di rapporti non per forza consumati. Però mi domando: dov’è il confine? Nell’educazione, come sostenevano qui sopra? Nel gusto personale? Nella volgarità? Una donna nuda che fa sesso con un attore è porno quando i suoi genitali sono su tutto lo schermo ed è erotica quando le si vede solo un seno di profilo che ci fa immaginare tutto il resto? La demarcazione è frutto della qualità dell’educazione? Di una cultura più o meno progressista?
Tendenzialmente io sono d’accordo con chi sostiene che il porno è tutto ciò che riguarda la manifestazione senza filtri del sesso, in tutte le sue forme, e l’eros tutto ciò che riguarda il sospeso, la tensione dell’eccitazione tramite espedienti usati per stimolare l’immaginazione.
Un’ulteriore domanda allora: il porno può essere erotico? Secondo le risposte date dai miei interlocutori la risposta è no. E il contrario? L’eros può essere pornografico? Qui avrei delle riserve. Penso, ad esempio, ai film di Erika Lust, una regista donna che cerca di concentrare la visione su un porno rispettoso di entrambe le parti, con delle storie strutturate, una vera e propria trama, donne con corpi “normali” e non solo modelle, un sesso il più possibile aderente alla realtà, contro la performance. In questo caso, il suo cinema è porno o è erotico, pur essendo esplicito? Se siete curiosi, qui il suo sito: https://erikalust.com/. La linea si fa molto sottile.