Signore e signori, devo riferirvi qualcosa di molto grave. Sembra incredibile, ma le osservazioni scientifiche e l’evidenza stessa dei fatti inducono a credere che gli strani esseri atterrati stanotte nella fattoria del New Jersey non siano che l’avanguardia di un’armata di invasione proveniente da Marte.
Con queste parole, il 30 ottobre 1938, il celebre regista Orson Welles spaventava il pubblico americano con quello che doveva essere un adattamento radiofonico del romanzo di fantascienza La Guerra dei Mondi. Sono passati ormai più di ottant’anni dal famoso giorno che sperava di rivoluzionare la finzione radiofonica e ancora oggi il suo tentativo rappresenta una tappa fondamentale della storia dell’evoluzione mediatica.
Lo sceneggiato, così come il romanzo da cui era tratto, narrava di un’invasione aliena da parte dei marziani che intendevano conquistare il pianeta. La rivoluzione di cui il programma fu protagonista, però, dipese dal fatto che gli eventi, seppur fantascientifici, furono narrati con così tanta verosimiglianza che alcuni ascoltatori non riuscirono a distinguere tra realtà e finzione. La narrazione procedeva, infatti, in modo simile a quello di un notiziario che interrompeva più volte la normale programmazione della serata per fornire periodici aggiornamenti su quanto stava accadendo in una fattoria statunitense.
La caduta di un corpo somigliante a un meteorite, l’illusione che si trattasse di un’astronave, l’invio di un’unità speciale dell’esercito, l’apparizione dei marziani e la sconfitta delle truppe umane: tutti gli spaventosi aggiornamenti erano narrati in diretta da un inviato speciale che assisteva ai fatti in prima persona. Ciò che in effetti confuse gli spettatori coincide con la rivoluzione che l’esperimento radiofonico rappresentò nella storia: lo sconvolgimento dei generi narrativi.
Come da norma, ogni genere di narrazione, che sia reale o di finzione, possiede dei linguaggi specifici che ne permettono la riconoscibilità. Con La Guerra dei Mondi, furono applicati alla finzione dei linguaggi appartenenti alla sfera della realtà. Narrare di un’invasione aliena tramite l’espediente narrativo, mai sperimentato in precedenza, di una sorta di notiziario speciale alla radio confuse il pubblico, dividendolo in chi credeva si trattasse di uno scherzo e chi, invece, prese per reali i fatti.
Il panico che ne conseguì – sebbene fosse di dimensioni decisamente ridotte rispetto all’eco mediatica che ricevette – fu una prova di quanto l’utilizzo del linguaggio fosse un elemento fondamentale per la riconoscibilità e la coerenza delle narrazioni. L’ibridazione tentata da Welles – in realtà sperimentata solo per rendere più accattivante un racconto che il regista trovava noioso – fu la prova che l’audience non fosse in alcun modo preparata a distinguere espedienti mediatici diversi da quelli ordinari a cui era abituata.
Oltre all’imprevedibile smarrimento che ne scaturì, nei giorni successivi alla messa in onda, il programma fu additato dai giornali come fake news. Fu in effetti una grande occasione, per la concorrenza, per denunciare quel nuovo mass medium che era entrato nelle case degli americani surclassando le notizie su carta. Il 31 ottobre, infatti, il New York Times titolava Ascoltatori nel panico mentre scambiano un dramma di guerra per reale. Quella commedia radiofonica non aveva realmente terrificato la nazione, come sentenziava il Boston Globe, ma la confuse, questo è certo. E pose le basi per una rivoluzione della storia della comunicazione che ha rappresentato una tappa fondamentale nello sviluppo di generi e linguaggi narrativi.
Lo studio della comunicazione iniziò proprio in quegli anni e divenne sempre più importante per la storia di un’umanità col tempo più connessa e legata al mondo delle informazioni. Dalla propaganda alla manipolazione mediatica delle dittature, dalla prestanza televisiva degli esponenti politici alla grandezza del cinema, l’ibridazione dei linguaggi e gli espedienti narrativi per coinvolgere maggiormente il pubblico rappresentano ormai un pilastro della società globale nella quale ci troviamo a vivere. Per questo, dunque, l’esperimento di Welles e de La Guerra dei Mondi, in un modo o nell’altro, ha rivoluzionato la comunicazione e il mondo che conosciamo oggi.