La Gioconda potrebbe non essere la fiorentina Monna Lisa bensì la napoletana Costanza d’Avalos, una delle donne più belle e influenti del Rinascimento italiano: è questo uno dei 101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere (edito da Newton Compton), l’ultimo lavoro di Marco Perillo, giornalista, poeta, autore di romanzi e racconti, saggi e testi teatrali, redattore de Il Mattino di Napoli.
Un viaggio lungo i misteri e i segreti del capoluogo campano, tra tante curiosità e risposte ai molti perché che chiunque si sia avventurato, da turista o abitante, alla scoperta di una delle più belle e particolari città del mondo almeno una volta si è posto, lasciandoli senza risposta o, peggio, ricevendone di errate.
Perillo è scrittore scrupoloso nella ricerca. Già per altri lavori, infatti, ha compiuto analisi puntuali e accurate, come per il bel romanzo storico-archeologico Phlegraios – L’ultimo segreto di San Paolo edito da Rogiosi, un libro anche questo, come egli stesso afferma, carico di amore per il passato, la cui esaltazione dà la base per costruire il futuro.
Ho posto a Marco alcune domande che ho ritenuto volessero fargli i nostri lettori prima di acquistare il suo testo, ma anche gli altri che, come me, già lo hanno fatto, desiderosi di aggiungere qualche perché ai suoi centouno.
Marco, hai detto che Napoli è un universo in cui ogni domanda può trovare una risposta. In che senso?
«Napoli è una città universale, ex capitale europea al centro della storia, in cui ogni cultura ha lasciato qualcosa, un luogo che ha accolto personaggi leggendari. Per questo motivo ognuno può attingere a un aspetto storico preponderante, da quelli più importanti a curiosità, come scoprire che anche il pesce d’aprile è nato qui, in epoca vicereale.»
Quali fatti della storia della città è necessario conoscere per meglio comprenderne la sua identità?
«Sicuramente la sua tolleranza religiosa nell’antichità, quando era una città crogiolo di culti da tutto il mondo conosciuto; poi il suo straordinario Medioevo, degno di una saga come Il trono di spade, dagli Svevi fino agli Aragonesi, con esempi di integrazione sociale ante-litteram: pensa che uno schiavo moro si fece cristiano e fece carriera politica. Il periodo vicereale, invece, ci fa comprendere tanti aspetti della Napoli di oggi, come il sovraffollamento e la sua anima barocca. Infine, i fasti borbonici ci raccontano di una città come Parigi, Londra o Vienna: è per questo che l’analisi post-unitaria ci fa capire che il ridimensionamento di Napoli è alla base dei suoi attuali drammi.»
Un perché su tutti?
«Quello sulla Gioconda, la quale potrebbe, secondo alcuni studi, non essere la fiorentina Monna Lisa bensì la napoletana Costanza d’Avalos, una delle donne più belle e influenti del Rinascimento italiano. Una tesi nata negli anni Sessanta e poi dimenticata.»
Centouno interrogativi ritieni siano esaustivi per una buona conoscenza della storia della città o sarà necessario attendere il prossimo lavoro e magari ancora un altro? Napoli ha una storia infinita di segreti, misteri e storie, non credi?
«Vero, Napoli non si finisce mai di conoscere e di studiare. Non basta una vita per scoprire a fondo questa città-mondo. Ma prometto che continuerò a farlo nei prossimi lavori per riportare alla luce storie fondamentali e da non dimenticare in una società liquida e distratta come quella di oggi.»
Quanto conta la conoscenza, la riscoperta e la valorizzazione della storia della città per la crescita culturale e sociale del suo popolo?
«Tantissimo. Perché la consapevolezza dà la tempra morale e ci aiuta a rispettare i monumenti e la nostra storia millenaria. Non imbratto quella pietra se so che essa mi racconta l’anima e le vicende di chi mi ha preceduto.»
C’è un filo sottile che lega 101 perché sulla storia di Napoli che non puoi non sapere e il tuo bel libro precedente Phlegraios – L’ultimo segreto di San Paolo?
«Sì, è l’amore per il passato la cui esaltazione dà la base per costruire il futuro. Anche Misteri e segreti dei quartieri di Napoli ha lo stesso obiettivo. A Napoli più che mai quel che ci ha preceduto diventa carne e ci parla da vicino.»