Da una settimana, è in libreria La botanica delle bugie di Elisa Casseri per le edizioni Fandango. La giovane scrittrice e blogger, già conosciuta al pubblico dei lettori per il suo romanzo Teoria idraulica delle famiglie (Elliot, 2014) e per l’opera L’orizzonte degli eventi, grazie alla quale ha vinto, nel 2015, il Premio Riccione per il teatro, torna al tema centrale dei suoi scritti: la famiglia e, soprattutto, le vicissitudini familiari che segnano, più nel male che nel bene, l’intera esistenza di una persona. Anche nel romanzo appena uscito, l’autrice, laureata in Ingegneria Meccanica, ricorre alla metafora scientifica e, questa volta, amplia l’orizzonte dei riferimenti biologici e psicologici, affettivi e sociali che formano quegli invisibili ma determinanti legami che non abbandonano mai i personaggi delle sue storie, al di là di ogni desiderio e azione, volta alla ricerca di una personale libertà nelle scelte di vita.
Il romanzo è diviso in quattro parti o, meglio, fasi di una Botanica delle bugie, intorno alla quale la scrittrice organizza lo svolgimento della narrazione. La finzione nasce e si rafforza fin dall’infanzia come elusione della realtà, soprattutto quella del microcosmo familiare, che nel tempo si specchierà e proseguirà, quasi sempre in negativo, in quel macrocosmo sociale dove Nicla, Quirino, Caterina e Giorgio sono nati e cresciuti. Ragazzi e poi adulti della provincia italiana, i principali protagonisti della storia cercano disperatamente quegli spazi di emancipazione dalla vita tradizionale, in un mondo chiuso nella ripetizione di modelli familiari e sociali che soltanto nelle forme materiali, a volte, si adeguano alla modernità.
Tra continui cambiamenti dello spazio e del tempo, in cui gli attori della narrazione raccontano le diverse stagioni dell’esistenza, la prima fase della Botanica delle bugie è quella della germinazione, definita anche come la prima bugia, perché il dentro è talmente condizionato dal fuori che il tuo rapporto con te stessa è sbilanciato, sghembo, e vincono sempre i giudizi che le persone hanno di te, spiega Nicla a se stessa e ai lettori. Il primo bacio la ragazza lo ha ricevuto da Quirino, che nel corso della sua vita, invece, si ritroverà marito di Caterina che ha frequentato di più e alla fine ha sposato perché è uno di quei casi in cui non puoi far altro.
La seconda fase è la fioritura, che dal nome sembrerebbe costituire, in teoria, quella decisiva per il distacco definitivo dal vissuto familiare e per l’assunzione d’una personale biografia. Invece, la fioritura fa di tutto per non sembrare una bugia e non porta alla libertà ma soltanto a fare scelte diverse da quelle familiari, solo per questo illusoriamente sentite come proprie e giuste, ma che non formeranno davvero un nuovo modus vivendi.
Nicla diventerà la ragazza di Giorgio e Caterina cercherà di organizzare al meglio la sua vita familiare, tuttavia i fantasmi della finzione e della casualità delle scelte esistenziali saranno presenti anche nella terza fase, quella della maturazione dei frutti, in cui invano si crede di poter dare spazio alla verità. Invece, la realtà dei fatti sta a testimoniare che non ci guardiamo mentre andiamo in pezzi perché i pezzi sono la nostra vera configurazione di base, quella è la realtà: la non appartenenza. Arriviamo, infine, alla quarta fase: la senescenza, che se ne frega di quale sia la verità. In ogni modo, la disperata consapevolezza del fallimento di vite passate a fuggire da quello che siamo sicuri di non volere, senza sapere bene cosa costruire in alternativa ai modelli fallimentari dell’educazione sentimentale subita all’interno delle famiglie e poi riprodotte nella finzione societaria, non consola e non salva nessuno.
Ne La botanica delle bugie, l’escamotage narrativo, che può sembrare una forzatura quando si raccontano le soggettività umane e i conflitti relazionali, funziona e rende bene, invece, la descrizione di quel processo formativo che rimanda a dimensioni che vanno oltre le singole persone e persino le formazioni collettive, perché fanno parte di un ambiente psicologico, affettivo e sociale più ampio, dove ogni speranza di libertà viene spesso svilita e soffocata nella recita quotidiana della commedia umana. Di quest’ultima, la Casseri riesce a raccontarci la parte buia e taciuta, grazie a quella necessaria e meravigliosa bugia che è la letteratura.