Se il giudizio sulle doti morali di un individuo discende dalla considerazione che si ha della sua storia privata e/o politica, dopo avere assistito alla commozione espressa durante i funerali del Presidente del Parlamento della UE, David Sassoli, che ha esaltato in vita, da giornalista prima e politico poi, i tratti distintivi del suo carattere – mitezza, gentilezza e rispetto per gli altri, associandoli a risolutezza e intelligenza – non si può che rimanere esterrefatti nel leggere il tamtam di notizie che, inquietanti e a sproposito, proprio in questi giorni, si susseguono sulla candidatura di Silvio Berlusconi a Presidente della nostra Repubblica.
Diviene indispensabile e doveroso ripercorrerne, per sommi capi, la carriera di manager e politico rampante, rammentandola a quanti, purtroppo, non disdegnerebbero di vedere ancora in campo l’inossidabile ex Cavaliere, ma stavolta nientepopodimeno nel rivestire la più alta carica dello Stato. Non è difficile da credere che autorevoli posteri, sostenitori di una goliardia e un narcisismo non comuni, saranno tentati di rimaneggiarne la biografia.
A oggi è noto che iniziò l’attività imprenditoriale nel campo dell’edilizia. L’onorificenza di Cavaliere del Lavoro gli fu conferita nel 1977, durante la tanto discutibile Presidenza di Giovanni Leone (Berlusconi vi rinunciò nel 2014 a seguito di una condanna giudiziaria in via definitiva). Le sue gesta di imprenditore erano iniziate nel lontano 1975, alla costituzione della società finanziaria Fininvest e successivamente, nel 1993, della società di produzione multimediale Mediaset nella quale entrarono a far parte società di rilievo come la Arnoldo Mondadori Editore e la Silvio Berlusconi Communications.
L’ascesa in politica risale all’ottobre dello stesso, quando fondò il partito di centrodestra Forza Italia, poi confluito nel 2008 nel Popolo della Libertà, segnando la vita del Paese dalla metà degli anni Novanta in poi con il fenomeno – molto controverso – denominato berlusconismo ed entrando prepotentemente nella cultura di massa e nell’immaginario collettivo italiano ed estero, ma suscitando anche la dura avversione degli oppositori che, più volte, ne hanno rimarcato il conflitto d’interessi, accusandolo dell’emanazione di leggi ad personam.
Da quando, nel 1994, fu eletto alla Camera dei Deputati, Silvio Berlusconi ha rivestito tale carica per quattro successive legislature, nominato senatore a vita nel 2013 e ottenuto quattro incarichi di Presidente del Consiglio, di fatto divenendo, superato soltanto da Benito Mussolini e Giovanni Giolitti, il politico rimasto in carica più a lungo in tale ruolo dell’Italia repubblicana.
Fonti giornalistiche americane stimano che abbia un patrimonio pari a sei miliardi di euro. Dal 2021, infatti, occupa il sesto posto nell’elenco degli uomini più ricchi d’Italia.
L’ex Cavaliere è stato imputato in oltre venti procedimenti giudiziari e il 1 agosto 2013 condannato a quattro anni di reclusione (dei quali tre condonati dall’indulto del 2006) per frode fiscale, con sentenza passata in giudicato, nel processo Mediaset. A ottobre dello stesso anno gli è stata irrogata la pena aggiuntiva dell’interdizione ai pubblici uffici per due anni e, a causa di tale condanna, nel novembre, il Senato ha votato la sua decadenza dalla carica di senatore.
Silvio Berlusconi ha quindi cessato di essere un parlamentare dopo quasi vent’anni di presenza ininterrotta nelle due Camere – dall’aprile 1994 al novembre 2013 – ed è tornato candidabile (!!) il 12 maggio 2018, in tempo per essere eletto parlamentare europeo nel 2019.
Agli onori della cronaca, però, è arrivato anche per scandali di natura sessuale. Nel 2010, difatti, divenne protagonista del caso Ruby in una vicenda che vide coinvolta, fra le varie giovani frequentatrici del Cavaliere, un’allora minorenne marocchina la quale dichiarò di essere stata più volte ospite di Silvio Berlusconi nella sua villa di Arcore in cambio di diverse somme di denaro.
Condannato nel giugno 2013 a sette anni di carcere per i reati di concussione, costrizione e favoreggiamento della prostituzione minorile al termine del processo di appello, nel 2014, venne assolto in via definitiva nel marzo 2015 per mancanza di prove – tra tutte l’avere ignorato che la giovane marocchina non fosse maggiorenne.
Il Presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, sessantacinque anni, in questi giorni stroncato da una grave malattia scoperta di recente, era un uomo di elevato profilo morale, le cui doti umane e professionali sono state unanimemente riconosciute da chi ora lo avrebbe visto la persona idonea a rivestire tale importante carica.
Ancora tanti i progetti e gli esempi da portare avanti nell’Unione Europea, al cui interno, con il suo sorriso e i modi garbati ma decisi al tempo stesso, era riuscito a riconquistare la fiducia nel nostro Paese. Fiducia e credibilità pressoché azzeratesi a seguito del danno di immagine derivato dal periodo berlusconiano.
Forse aveva trattato l’argomento della scalata politica del Cavaliere, da giovane e preparato giornalista professionista, sulle testate de Il Tempo e Il Giorno prima di diventare conduttore e vicedirettore del TG1, dal 2006 al 2009, quando fu eletto parlamentare europeo del PD per tre mandati consecutivi, fino ad arrivare a rivestire la carica di Presidente del Parlamento.
Di lui è stato detto che per raccontare l’uomo basterebbero anche soltanto le sue passioni: i fiori, innanzitutto, il presepe napoletano autentico e il pianoforte. Ogni novembre faceva arrivare da San Gregorio Armeno, la strada di Napoli resa famosa nel mondo da decine di botteghe di storici artigiani del presepe, pezzi nuovi pregiati per vedere crescere, di anno in anno, quello della sua casa romana.
Oggi, a distanza di una settimana dalla prima votazione per l’elezione del Presidente della Repubblica, Silvio Berlusconi, come prevedibile, è la candidatura annunciata dal centrodestra che in queste ore – sarà una tattica? – lo incita a sciogliere la riserva e, nel contempo, sta pensando a un secondo nome che possa essere unanimemente condiviso dalle forze politiche. PD e MoVimento 5 Stelle, tramite Enrico Letta, fanno sapere che il nome dell’ex Cavaliere è improponibile e costituirebbe un vicolo cieco.
È bene dunque ricordare uno dei principi costituzionali fondamentali riguardanti la figura di Capo dello Stato che, come è noto, richiede un’altissima levatura morale oltre che la convergenza su di lui del gradimento da parte di tutti i partiti.
Quanto agli atti che non rientrano nell’esercizio delle sue funzioni, non vi è dubbio che egli sia responsabile degli illeciti civili come qualsiasi altro cittadino. Secondo la Corte Costituzionale (sentenze del 2004 e 2008), il rispetto del principio di uguaglianza esige che lo stesso principio valga per gli illeciti penali.
Superfluo ogni commento, eccetto la considerazione e la meraviglia che il già imprenditore e poi politico Berlusconi, con le sue tante turbolente vicende, professionali e personali, riesca a fare ancora pensare e parlare di sé.
Contributo a cura di Anna Loffredo
Immagine in copertina di European People’s Party