Justin Dingwall, classe 1983, è un fotografo sudafricano di Johannesburg che attraverso la sua arte crea immagini ricche di emozioni contrastanti che si inoltrano verso quello che può apparire insolito, percorrendo sfumature culturali spesso dimenticate o ignorate dalle masse. La sua fotografia probabilmente, come ha fatto in passato Diane Arbus, vuole mostrare e dimostrare che l’umanità è una e che l’essere umano, con tutti i suoi pregi e difetti, è pur sempre una creatura attraente.
Dingwall ha conseguito un Baccalaureus Technologies in Photography Cum Laude presso la Tshwane University of Technology nel 2004 e ha esposto le sue fotografie sia in Sudafrica che a livello internazionale; è stato inoltre selezionato per vari premi tra cui: SA Taxi Foundation Art Award 2015, Sasol New Signatures 2014 e IPA, premi per la fotografia internazionale 2013.
L’artista sudafricano ha creato delle serie nelle quali sfida i “normali” canoni di bellezza, infatti le sue immagini trasmettono emozioni contrastanti perché si tratta di fotografie inaspettate, dalla forza comunicativa quasi violenta, che inizialmente spiazza, ma che subito dopo spinge a riflettere, ad approfondire. Le serie di Justin Dingwall che hanno lasciato un segno profondo nell’arte fotografica contemporanea sono Albus, A seat at the Table e Fly by night. Albus, che è stata esposta sia a livello locale che internazionale, è un’esplorazione estetica dell’albinismo. Nello specifico si tratta di magnifici ritratti di Thando Hopa, procuratore legale che sta usando la sua visibilità per affrontare le percezioni negative che ruotano attorno al tema, e di Sanele Xaba, modello. Dingwall infatti, attraverso i suoi scatti, vuole ispirare un dibattito pubblico, affinché l’albinismo non sia più un tabù, soprattutto perché chi ne è affetto viene spesso discriminato ed è soggetto a superstizioni e a violenza, purtroppo, in tutta l’Africa.
La serie A seat at the Table esplora invece l’estetica umana della vitiligine che contrasta, ancora una volta, le percezioni idealizzate della bellezza; il protagonista di questi scatti è Moostapha Saidi. Come lo stesso Dingwall ha dichiarato: «Non si tratta di razza o moda, ma sulla percezione e su ciò che percepiamo soggettivamente bello. Volevo creare una serie di immagini che risuonassero con l’umanità e che mettessero in discussione le persone su ciò che è bello. […] Per me la diversità è ciò che rende l’umanità interessante e bella». L’artista ha messo in primo piano alcuni elementi del suo lavoro. Questi simboli hanno ispirato le sue percezioni come artista e sono significativi nella sua intenzione di influenzare la prospettiva degli spettatori.
In Fly by night, Justin Dingwall continua la sua indagine sulla rappresentazione della bellezza differente, concentrandosi in particolare sulla xenofobia, sulla diaspora e sulla migrazione attraverso il continente africano e sugli stigmi negativi che sono spesso correlati a questi costrutti. L’artista ha iniziato a concettualizzare questo corpus di lavori durante il tumulto degli attacchi xenofobi in tutto il Sudafrica e il suo concettualismo deriva dalla teoria del cigno nero. Con questo termine si indica la metafora dell’improvviso cambiamento della conoscenza, rappresentata dalla scoperta inattesa che sconvolge lo stato di ciò che si crede vero. Fly by Night esprime dunque la percezione dell’imprevista e inattesa calamità che si verifica con gli attacchi razzisti e la migrazione, in ciò che alcuni percepivano come una circostanza prevedibile in reazione alle pressioni esercitate sulla società e che altri vedevano con shock e incredulità. Queste immagini mirano a fornire un mezzo per venire a patti con questi problemi, nel tentativo di aumentare la consapevolezza verso il cambiamento delle nostre percezioni.
Questi sono soltanto alcuni dei lavori realizzati da Justin Dingwall, dove i simboli di luce e buio diventano un riflesso del suo mezzo. L’artista sudafricano utilizza la natura caratteristica della fotografia per catturare un quadro di riferimento unico. Attraverso le sue immagini vuole rappresentare la rivelazione di qualcosa di invisibile e la luce rappresenta la verità, contrastata con l’elemento dell’oscurità per enfatizzare un modo di pensare non illuminato fatto di idee sbagliate. Così come Diane Arbus mostrava ciò che gli altri non vedevano, esseri umani considerati invisibili, così Justin Dingwall mostra e denuncia ciò che oggi non viene accettato, capito, visto, trasmettendo la libertà di sentirsi diversi.
Let’s fly you to where diversity inspires creativity.
Let’s fly you to the threads that make a man.
©Le immagini sono di proprietà di Justin Dingwall