Al grido costante di Prima gli italiani, Matteo Salvini, attuale ministro dell’Interno, ha affidato la propria scalata alle poltrone che contano, raccogliendo più di quanto egli stesso potesse mai sperare. La sua costante lotta discriminatoria fatta di frasi razziste, incitazioni all’odio e alla violenza ha colpito i nervi scoperti di una popolazione sofferente per la mancanza di diritti civili e sociali, ma troppo sorda, cieca e ben ammaestrata dai media per rendersene conto. Il dibattito politico, grazie al Segretario della Lega Nord e ai suoi attuali compari del MoVimento 5 Stelle, si è portato alla mortificazione dei temi, mentre ha acceso toni e rivendicazioni al pari di una domenica allo stadio. Tant’è, che – proprio come per una competizione calcistica – gli abitanti del Bel Paese si sono stretti al tricolore, alle proprie pallide facce bianche, a tutti quei vizi che hanno fatto dell’italiano medio uno dei soggetti più stereotipati d’Europa e del mondo, mettendo all’angolo chi di questa assurda guerra tra poveri era già il soggetto più debole.
Ecco, allora, che per dimenticare i mali di una politica incapace e subdola, attenta solo alle lobby di mafiosi e massoni, i soggetti in mostra dei principali partiti della scena istituzionale hanno ben pensato di spostare l’attenzione, e quindi la relativa sensazione di prurito e insofferenza, verso chi a questo Paese non avrebbe nulla da chiedere in quanto non natio delle dorate coste del Sud o delle verdissime campagne padane. Prima gli italiani, il coro intonato dalla curva del Carroccio e prontamente sposato dalla tifoseria a 5 Stelle, oggi più che mai in scia del neo-ministro, anch’essa convinta del pericolo portato dall’invasore.
Stando, però, alle cronache degli ultimi giorni, e dando (per assurdo) per buoni gli scopi di tale propaganda, anche tra i nostri connazionali c’è da fare un distinguo. Insomma, prima gli italiani. Ma italiani, italiani e… italiani. Quello che forse Salvini intendeva con il suo motto, infatti, lo ha ben spiegato, appena una settimana fa, parlando ai giornalisti dell’ipotesi flat tax, sottolineando quanto sia giusto, a parer suo, che i ricchi paghino meno perché spendono e quindi investono di più. E poco importa se per un risparmiatore medio, un operaio a contratto per sei ore – ma effettivamente impiegato per il doppio – il vantaggio in busta paga risulterà di pochi euro, gli amici dell’ex Cavaliere e il suo figlioccio passeranno ai banchi del governo a ringraziarli, e con loro i produttori di yacht e orologi da taschino.
Ci sono poi quegli italiani utili, sì, ma fino a un certo punto. È il caso del ricercatore Giulio Regeni, ucciso barbaramente in Egitto nell’inverno del 2016, per la cui morte non si è mai saputa alcuna traccia di verità. Il Salvini pensiero, in quanto ai rapporti con gli Stati esteri, sembrava abbastanza chiaro da quando in India, anni fa, scoppiò il caso dei Marò trattenuti dalle autorità locali con l’accusa di assassinio in acque di competenza del governo del Paese asiatico. Non passava giorno che Matteo non accedesse ai propri social chiedendo la restituzione dei due fucilieri. Lecito, dunque, da parte dei familiari di Regeni, e di tutto il popolo italiano, aspettarsi da questo esecutivo tanto accorto ai figli del tricolore una pronta e strenua richiesta di informazioni circa gli avvenimenti che portarono alla drammatica scomparsa dello studente triestino. Invece no, ricordate? Ci sono italiani, italiani e… italiani. Purtroppo, il ricercatore appartiene alla seconda di queste categorie, quindi, importante fino a scopo raggiunto. Va da sé che il ministro dell’Interno ha dichiarato proprio in merito alla vicenda, declassata dallo stesso Vicepremier a Il problema Regeni, «comprendo bene la richiesta di giustizia della famiglia di Giulio Regeni. Ma per noi, l’Italia, è fondamentale avere buone relazioni con un Paese importante come l’Egitto».
Ultimo anello di questa triste catena destinata ad allargarsi, vista la rapidità dell’escalation di Salvini verso le classi più povere e bisognose, invece, del supporto delle istituzioni, sono proprio… gli italiani.
Attueremo un censimento sui rom. Quelli italiani, purtroppo, ce li dobbiamo tenere. Nessuna fake news proprio in salsa giallo-verde, le suddette frasi aberranti che richiamano a un triste passato di soli ottant’anni fa, le ha pronunciate appena poche ore or sono, indovinate chi? Esatto, sempre lui, il sovranista difensore del popolo dello Stivale. Italiani, italiani e… italiani. Le minoranze rom – proprio come i napoletani e gli abitanti del Sud Italia prima che fossero utili a portargli voti – non gli stanno a genio, ma, purtroppo, toccherà tenerseli. Questi poveri disgraziati, al pari di chiunque non faccia parte non osiamo della prima categoria, ma quantomeno della seconda, sono paragonabili a spazzatura, a giacche in disuso da rimpiazzare con capi nuovi, gente ai margini che ai margini deve restare. E chi se ne frega se la carta d’identità dichiari la loro appartenenza a quegli stessi confini in cui Salvini è nato e che intende chiudere e difendere, di loro, si potesse fare a meno, non ci si penserebbe su due volte, anche a rischio di rievocare pagine dei libri di storia che, appena poche stagioni successive, hanno raccontato di leggi razziali, di deportazioni, campi di sterminio e camere a gas.
Si fermi Salvini, svesta i panni dell’imbonitore di voti e pensi a fare il lavoro per il quale è stato eletto. Ragioni, finalmente, a garanzia di tutto il suo popolo, minoranze e dissidenti inclusi, dimostri di potergli fare cambiare idea con l’uso della politica, non della forza e dell’odio. E si dissoci da chi, in preda allo stesso delirio, imbraccia le armi e crede di mettere giustizia, sparando su ragazzi di colore a caso, prenda le distanze da quanti sui social vomitano odio verso tutto e tutti, senza freni. Pensi davvero agli italiani, se ne è capace. Trovi quel lavoro che manca al 40% dei giovani, richiami i figli di quel Sud deserto a tornare a casa, perché qualcuno investirà finalmente su di loro, rimetta al centro la scuola e garantisca servizi e sanità pubblica. Pensi agli italiani, Salvini, e non solo a quelli amici della prima categoria. Anzi, smetta del tutto queste differenziazioni, e unisca, anziché dividere.