A settembre dello scorso anno fu pubblicato il rapporto OCSE sullo stato dell’istruzione a livello mondiale. Per l’Italia risultò un quadro allarmante imputabile alle risorse sempre più scarse stanziate dai governi che si successero in particolare dal 2008 al 2014 (spesa per l’istruzione al 4.4% del PIL contro una media Ue del 5.1%), all’urgente necessità di rinnovo e formazione del corpo docente e all’istituzione di corsi brevi che favorissero l’avviamento più rapido dei giovani nel mondo del lavoro. La stessa Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico nel 2014 affermò, inoltre, che il nostro Paese in quanto a istruzione era sotto la media degli Stati più avanzati.
Metà della popolazione italiana, infatti, è ferma alla licenza media, con il 48.2% della fascia di età compresa tra i 25 e i 64 anni, mentre nel contesto europeo presentava nel 2006 un valore dell’indicatore pari al 48.7%, che posizionava il nostro Paese in fondo alla graduatoria con Spagna, Portogallo e Malta (Istat rapporto 2007).
L’Istat ha affermato che l’anno scorso un italiano su cinque non ha letto un libro, un giornale, non è andato a teatro né a un concerto, un problema di ignoranza non ascrivibile soltanto alla crisi come già nel 2013 sostenne il Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco parlando di analfabetismo funzionale caratterizzato da competenze inadeguate e dalla necessità assoluta e urgente di rilanciare scuola e università.
In questo quadro, a far da cornice c’è una programmazione televisiva e un’informazione che hanno raggiunto livelli da bassa cantina sfornando mediocri personaggi invitati nei salotti delle tv proprio per la loro arroganza e per la grande capacità di seminare odio, favorendo contrapposizioni squallide intrise di una violenza non casuale mista a imbecillità, caratteristica quest’ultima che ai nostri nonni saggiamente faceva preoccupare non poco.
Tale contesto, confortato da dati ufficiali preoccupanti, alimenta da qualche anno un clima di intolleranza e di rifiuto di qualsiasi diversità, che attraversa non solo il nostro Paese, trovando sempre il politico mediocre di turno impaziente di cavalcare l’onda della stupidità e dell’ignoranza pronta a sgonfiarsi al primo cenno di funzionamento del cervello umano.
Quante volte ho scritto di quella categoria sempre più numerosa che si nasconde dietro al non sono razzista però…, tipico atteggiamento ipocrita di chi emette sentenze superficiali ripetendo antichi slogan del tipo aiutiamoli a casa loro, ignorando tuttavia quanto sono stati abbondantemente aiutati con bombe e armi di distruzione di ogni genere prodotte e vendute in gran parte anche dal nostro pacifico Stivale.
Qualche eminente opinionista in questi giorni ha sostenuto che negli ultimi anni il popolo italiano sta cambiando, mostrandosi intollerante e razzista, perdendo quelle caratteristiche di bontà e altruismo – forse presenti solo nell’immaginario collettivo – che, invece, ha tirato fuori quando ha visto in pericolo le proprie certezze, i propri interessi, le proprie convinzioni. Ebbene, questo popolo – anche se preferirei parlare di abitanti di questo Paese – non sta cambiando per nulla, è sempre se stesso, sta soltanto tirando fuori la sua autentica essenza, tenuta nascosta fino a quando lo scarto dell’umanità si è presentato alle nostre porte con tutto il dramma di cui non importa un bel niente a gran parte di questa umanità disumanizzata.