Il 21 Giugno, in pieno equinozio d’estate, siamo partiti da Lisbona, in Portogallo, sulla costa atlantica, per percorrere il più lungo “coast to coast” del mondo, pedalando per più di 20 mila chilometri fino ad arrivare a Shangai, in Cina, sulle coste del Pacifico.
Queste sono le parole di Osvaldo, il giovane uomo messicano che gira il mondo in bicicletta, in compagnia del suo cagnolino Polvere. Noi di Mar dei Sargassi lo abbiamo incontrato e abbiamo ottenuto una piccola intervista.
Ciao, Osvaldo. Non c’è modo migliore di cominciare che partire dall’inizio. Com’è nato questo tuo progetto?
«Ero semplicemente stanco. Stanco del sistema, stanco di tutto. Ero un istruttore di nuoto subacqueo, avevo una compagna, eppure, guardando la mia vita con occhi sinceri, ho preso la decisione di partire. Ho sentito la necessità di viaggiare.»
Sappiamo che, dopo aver già compiuto un giro completo dell’America Latina, hai deciso di visitare il resto del mondo. Come hai organizzato il tuo itinerario?
«Questa è la seconda parte del mio viaggio. La prima, come hai detto, riguardava l’America Latina. Sono partito da Lisbona, ho attraversato la Spagna e la Francia e, superando le Alpi, sono arrivato in Italia. Ho visitato Genova, le Cinque Terre, Modena, Milano, Venezia – dove mi hanno derubato – Bologna, Roma, Capua, la costiera amalfitana, Napoli e, in seguito, sono giunto qui, a Potenza. Da Bari, poi, mi muoverò verso Patrasso e, pedalando per tutta la Grecia continentale, mi dirigerò in Macedonia e Bulgaria, per arrivare in Turchia, Iran e Afghanistan. Mi fermerò sei mesi in India e, lì, deciderò come proseguire. La terza e quarta parte del mio viaggio verteranno, invece, sull’Oceania e sull’Africa, chiudendo così il giro che mi riporterà in America Latina.»
Come riesci a mantenerti e a pagare il costo dei mezzi?
«Guadagno vendendo la mie cartoline. L’offerta è libera. In costiera amalfitana, ad esempio, una signora mi ha donato cinquanta euro per una sola cartolina, mentre nelle Cinque Terre mi hanno regalato centocinquanta euro. Mi affido, insomma, alle persone che incontro. Ogni mia cartolina è molto più di un foglio con un’immagine. Rappresenta una storia. Ecco, io vendo le storie che colleziono viaggiando per tutto il mondo.»
Non hai paura?
«All’inizio ne avevo molta. Poi, con il tempo, ho cambiato la mia mentalità e adesso affronto le avversità con uno spirito differente. Non posso dire di non avere paura, ma questa non rappresenta più un ostacolo in grado di bloccarmi.»
Percepiamo in te una sorta di stanchezza. Non avverti mai la tentazione di fermarti?
«Sì, è vero, sono stanco, però non posso fermarmi. Ogni volta che sono in un posto sento comunque l’esigenza di continuare a spostarmi e vedere nuovi luoghi.»
In che modo è possibile seguirti e “partecipare”, almeno virtualmente, alle tue meravigliose scoperte?
«Viaggio con il mio cellulare ed è possibile seguirmi su tutti i social, dove carico le foto dei luoghi che visito.»
Facebook: https://www.facebook.com/lisbonshangai1000days/
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Youtube: lisbonshangai1000days
Credi che questa scelta possa essere considerata rivoluzionaria?
«Non credo, da solo, di poter distruggere l’intero sistema. È una battaglia persa in partenza. Penso, però, che ognuno di noi debba partire da se stesso e attuare una vera e propria “micro-rivoluzione” personale, attraverso la quale trovare un modo per far combaciare la vita reale con le nostre esigenze interiori. Affinché questo accada c’è bisogno di essere radicali, di non esitare. Quello che io ho scelto potrebbe non andar bene per tutti, ma quello che conta è che vada bene per me, che funzioni per la mia vita. In questo modo, io posso puntare alla felicità. Quindi sì, questa è la mia piccola rivoluzione.»
Osvaldo ci ha regalato una cartolina che raffigura la Garganta del Diablo (in lingua italiana, la Gola del Diavolo), ovvero la gola più imponente del sistema di cascate dell’Iguazù, che segna il confine tra Argentina e Brasile.
Dopo aver avuto prova della gentilezza e del coraggio di questo instancabile viaggiatore, invitiamo i nostri lettori a seguirlo nel suo meraviglioso percorso. La lezione di Osvaldo non consiste nella mera, seppur magnifica, concretizzazione di un itinerario, bensì nella realizzazione di una maggiore coerenza tra i nostri desideri e le nostre azioni. Molto spesso ci sentiamo incatenati, nelle nostre esistenze, da un sistema, da una fitta rete di meccanismi che ci opprimono. L’invito è quello di spezzare, sin dal nostro modo di pensare, quelle catene che ci rendono infelici e stanchi di essere al mondo. A modo nostro, con la nostra micro-rivoluzione personale.