Se potessimo teletrasportarci sotto il cielo di Torino, città da sempre consacrata alla letteratura e all’editoria (basti pensare che la più grande fiera italiana, il Salone del Libro, si svolge ogni anno dal 1988 proprio al Lingotto) e più precisamente in via Exilles al numero 18bis, potremmo trovare gli uffici di quella che è sicuramente una tra le casa editrici più sui generis del capoluogo piemontese: Zandegù. Specializzata in e-book dal contenuto manualistico e saggi, la Zandecasa, altro modo per definirsi e definire i propri spazi, è una vera e propria fucina creativa.
Fondata nel 2012 da Marianna Martino e Marco Alfieri, dopo gli inizi come casa editrice tradizionale, quindi su carta, e un periodo di crisi, Zandegù ha saputo reinventarsi con l’editoria digitale. Il passo successivo è stato ospitare corsi creativi, partendo da quelli di scrittura per arrivare a tutto ciò che è attinente alla comunicazione. Il passo dalle lezioni fisiche ad anche quelle online, su una piattaforma digitale alla quale abbonarsi e da cui accedere in qualsiasi momento alle risorse in rete, è stato davvero breve. In questo modo, con duro lavoro e giusta ironia, la realtà torinese ha saputo guadagnarsi la sua fetta di pubblico nel mondo dell’editoria, in quello dei corsi in aula, di quelli online e nella comunicazione a tutto tondo.
Pur non potendo essere fisicamente con gli Zandezii, abbiamo raggiunto telefonicamente Marianna, conosciuta sui social per le sue pillole quotidiane di sopravvivenza nel mondo della comunicazione digitale. Ne è uscita una bella chiacchierata sul mondo dei social, sull’evoluzione della comunicazione online, sulla fatica di mantenere la baracca e sulle piccole e grandi soddisfazioni lavorative giornaliere.
Ciao Marianna, benvenuta. Ti introduco al nostro pubblico che forse non conosce ancora la vostra realtà tra digitale e reale partendo innanzitutto dal nome: Zandegù, che tra l’altro è quello di un grande ciclista di inizio anni Settanta. Come mai? È un riferimento voluto o vi piaceva particolarmente per il suo suono, così facile da ricordare? Sapete se Dino ne è a conoscenza?
«Non sappiamo in realtà se lui ne sia realmente a conoscenza, ma potrebbe darsi. L’origine del nome risale a quando mia mamma era incinta: non sapendo ancora se fossi un maschietto o una femminuccia chiamavano il suo pancione in questo modo. Non so se perché a loro sembrasse un nome particolarmente asessuale o soltanto buffo, o se mi muovessi nella pancia da sembrare che pedalassi, non lo so, ma per loro ero Zandegù. Una sera, nel periodo in cui stavamo cercando il nome della casa editrice, parlandone con degli amici a una cena, tutti sembravano colpiti da questa storia e così è stato: Zandegù, era scelto.»
Dopo aver iniziato anche voi nel mondo dell’editoria su supporto cartaceo siete passati al digitale, puntando la vostra produzione su saggi e manuali, passando in rassegna ogni aspetto della comunicazione, del marketing e della presenza online. Si percepisce chiaramente che questo è il vostro background, siete stati anche voi copywriter, e Zandegù sembra esserne la giusta fusione. Avete accolto questa scelta “politica” come una missione? Penso a quanto sia importante l’aspetto divulgativo dei vostri contenuti per quanto riguarda un settore ancora poco conosciuto in Italia. Sentite il peso dell’essere un po’ gli Alberto Angela della comunicazione digitale, da questo punto di vita?
«(Ride) Che bello essere paragonati ad Angela! Per quanto riguarda i libri, il cambiamento è avvenuto soprattutto per un fattore economico. Dal punto di vista mediatico andavamo abbastanza bene ma purtroppo non posso dire altrettanto per le vendite. Siamo passati al digitale perché l’idea di continuare a lavorare sui libri ci piaceva molto e in questo modo i costi da parte nostra erano molto più contenuti. Successivamente, la realtà è molto cambiata: inizialmente ci occupavamo di reportage, fumetti e guide buffe che stavano dando meno risultati rispetto ai manuali, ovvero la costola formato e-book dei corsi che facciamo in aula, che invece ricevevano numerosi riscontri da parte delle persone che apprezzavano la loro utilità, anche grazie ai professionisti coinvolti per la stesura dei libri. Quindi, dal 2016 circa abbiamo deciso di produrre solamente manualistica in e-book. La nostra impronta comunicativa direi che è venuta fuori abbastanza spontaneamente: una comunicazione divertente è nel nostro DNA e forse io ho una predisposizione al parlare con le persone e a scrivere. Grazie anche al fatto che, per forza di cose, ho seguito tutti i corsi che si sono tenuti da noi, il tema della comunicazione è iniziato a piacermi tantissimo e, quindi, da tre anni abbiamo cominciato a spingere molto con quello che usciva fuori dai social e dal blog. Con il tempo abbiamo preso una connotazione più divulgativa perché facciamo dirette Instagram e abbiamo cominciato a sfruttare anche la Instagram Tv in cui diamo delle pillole sulla comunicazione, le dirette su Facebook che poi carichiamo su Youtube sono quasi tutte con i nostri docenti che fanno da ospiti e spesso danno consigli. Dai feedback che ricevo online mi sono resa conto sempre di più del fatto che tanta gente ci segue e impara delle cose. E questo è molto importante per noi: i contenuti che offriamo gratuitamente sono realizzati con la stessa cura di quelli che offriamo sulla nostra piattaforma digitale, a pagamento, quindi è rincuorante sentirsi dire che hanno una loro utilità.»
Apprezzo davvero tanto il vostro alternare l’offerta formativa tra le lezioni frontali da seguire a Torino e i corsi online. È quello che rende riduttivo considerare Zandegù soltanto come una casa editrice. Mi domando se è sempre stato così, se era nei vostri piani iniziali svincolarvi dall’editoria dura e pura e puntare anche ai corsi vis-à-vis, soprattutto in un territorio come quello torinese che, con Scuola Holden in primis, non è certo vergine a questo tipo di offerta. Cosa vi caratterizza rispetto a quanto si è sempre fatto?
«Quando abbiamo iniziato a fare cartaceo, dal 2005 al 2010, i corsi non erano nei nostri piani. Dopo la chiusura e la successiva riapertura abbiamo ricominciato con gli e-book. In quel periodo intermedio io, reduce da alcuni corsi di scrittura tenuti in una libreria di Torino, entusiasta, ho cominciato a valutare la possibilità di inserirne nel nuovo percorso. E così è stato. Quando abbiamo riaperto e lanciato il sito c’erano sia gli e-book che i corsi. Non ci aspettavamo sicuramente che le lezioni avessero tutto questo successo, soprattutto in una realtà abbastanza chiusa come Torino, piccola e piena di concorrenza, a volte anche a prezzi davvero stracciati che tagliano le gambe al mercato. Con Scuola Holden, indubbiamente un grande competitor, abbiamo in comune l’approccio alla scrittura sia online che frontale e condividiamo dei docenti molto validi. Per noi è molto importante scegliere insegnanti come scrittori accreditati e con un bel bagaglio di esperienza. Differentemente da altri corsi, aggiungerei, un nostro punto di forza, al di là della bravura dei docenti, è l’atmosfera rilassata e divertente e non un ambiente particolarmente competitivo. Siamo piuttosto un luogo dove confrontarsi e sfogare la propria vena creativa.»
Avete una presenza capillare su tutti i social più mainstream in cui donate un pezzo delle vostre competenze, rientrando in un discorso più ampio di fidelizzazione e quindi di affezione alla vostra storia e di conseguenza ai prodotti. Da addetti ai lavori sapreste dare un’ipotesi su che strada stiano prendendo i social e quale potranno prendere?
«Il futuro dei social è veramente imprevedibile. Per la nostra esperienza, Facebook sta diventando quasi irrilevante, la nostra comunicazione negli anni è molto cambiata e su FB è rimasto soprattutto il pubblico più affezionato. Le soddisfazioni e le interazioni maggiori le abbiamo su Instagram, ma sicuramente anche questo sarà presto soppiantato da un altro social che diventerà un giocattolino più interessante. Dal canto nostro vogliamo tantissimo puntare sui video e stiamo coltivando i nostri canali propri come il blog e la newsletter, che continueremo a far crescere.»
Avete festeggiato da poco il sesto compleanno. Avete altri progetti e sogni nel cassetto da anticiparci, non per i prossimi sei anni ma almeno per i prossimi sei mesi?
«Da qui ai prossimi sei mesi non ci saranno grossissime novità, continueremo a pubblicare e-book, tra l’altro tutti scritti da donne, su Instagram, sulla Seo, su alcuni aspetti organizzativi della vita da freelance. Continueremo con i corsi in classe e con un corso al mese di scrittura sulla piattaforma online. A Natale faremo una maratona di disegno e metteremo i lavori all’asta per la fondazione Paideia. Più il là nel tempo, verso autunno, potranno esserci cambiamenti più sostanziali. Soprattutto in questo campo è un continuo aggiustare il tiro, sempre più a trance ravvicinate. Non ci si può mai distrarre un secondo.»