Il recente rapporto Censis sulla fruizione di tutti gli strumenti mediatici in Italia riferiti allo scorso anno ha evidenziato che il mezzo televisivo, nonostante tutto, risulta ancora quello più utilizzato e che la metà degli utenti – pari a oltre il 58% – usufruisce dei mezzi di nuova generazione. Seguono la radio e internet. Flessione significativa ha subito la fruizione della carta stampata, scesa del 41% negli ultimi quindici anni con un aumento non considerevole dei quotidiani online, mentre sono notevolmente cresciuti i siti web generici d’informazione che raccolgono il 58%.
Per completezza, va ricordato ancora una volta il dato negativo relativo alla libertà di stampa per il quale Reporter Senza Frontiere quest’anno pone il nostro Paese al 41esimo posto nella classifica mondiale, posizione migliorata rispetto al precedente dato che vedeva l’Italia al 58esimo posto.
A quasi un anno dalla formazione del governo più a destra della storia repubblicana, dunque, il tema è tornato come mai prepotentemente alla ribalta per un sipario preoccupante calato sull’informazione radiotelevisiva, in particolare sul servizio pubblico, sin dalla sua fondazione risalente all’ottobre del ’44 succursale dei governi succedutisi, nel rispetto di un’equa spartizione in base al peso elettorale ma tenendo conto, anche se in ruolo marginali, della presenza dell’opposizione.
Nel rispetto e nella continuità di questa filosofia che ha caratterizzato tutti i recenti governi, dunque, quella comunemente definita sfacciataggine (faccia tosta, sfrontatezza, insolenza, spudoratezza) l’ha fatta sempre da padrona sin dagli anni dell’impero berlusconiano. E se, come l’esperienza insegna, l’allievo supera sempre il maestro, questo governo e i suoi massimi esponenti hanno mostrato di possedere tutte le caratteristiche indicate.
Dal rapporto sempre più complicato con un’informazione fatta di giornalismo d’inchiesta, vicende acclarate e ampiamente dimostrate – e, per tutta risposta, per quanto attiene una ministra, una serie infinita di bugie in quella che a parole viene indicata come la casa di vetro, il Parlamento sempre pronto a garantire immunità e protezione trasversale – alla seconda carica dello Stato che, oltre alle minacce a qualche giornalista, ha introdotto l’uso dell’intervista preconfezionata: un suo portavoce legge le domande e lui risponde, senza contraddittorio o meglio senza vergogna alcuna, anche qui superando il maestro che registrava videocassette mandate poi alle redazioni dei tg, RAI compresa.
Non bastano le discutibili dichiarazioni, l’ostentazione della presenza del busto del duce nella sua abitazione e i saluti romani sempre giustificati di familiari e non. In suo soccorso non si sono fatti attendere Bruno Vespa e Bianca Berlinguer su Rete 4, con l’immancabile uomo della montagna opinionista di tutto riguardo, dando sfogo a Ignazio Benito Maria La Russa affinché inveisse contro il giornalista Ranucci: Calunniatori schifosi, fate un lavoro sporco. Giusto per ricordare, trattasi del Presidente del Senato, seconda carica dello Stato.
Insomma, il servizio pubblico pagato a rate sulla bolletta, grazie a una delle tante genialate della mina vagante della democrazia Matteo Renzi, dà sempre più ragione a quanti sostengono che la RAI è diventata TeleMeloni. Sia chiaro: l’occupazione dei partiti di governo non è caratteristica soltanto di questo esecutivo ma prassi consolidata, anche se questa volta – sempre per quella faccia tosta che impera – oltre agli improponibili telegiornali che pare facciano concorrenza alla vecchia Tass sovietica e al giornalista per tutte le stagioni Bruno Vespa che tra non molto imperverserà nelle varie emittenti per promuovere a spese dei contribuenti la sua strenna natalizia, bisogna fare i conti anche con una serie di personaggi di gradimento che fino a ora hanno registrato soltanto flop.
Dalla ex parlamentare e ministra convertitasi al mondo dello spettacolo che sorprendentemente ha scoperto che esiste un popolo da rimettere avanti con un programma che, nonostante il tentativo di proporre un campo largo e la presenza del marito piddino, ha raccolto un modestissimo seguito, al conduttore di un gioco già in onda e di uno in programma per gli inizi del prossimo anno, preferito ad altro mandato a casa per la sua vecchia amicizia con la Presidente del Consiglio.
Nulla di nuovo, anzi d’antico, recitava il poeta ma l’informazione pilotata a distanza che ha reintrodotto le famose veline provenienti non più dalle sedi dei partiti ma dai singoli, da quelli che maggiormente contano nelle forze politiche, veline che non viaggiano più con consegna a mano ma attraverso i cellulari, senza troppi complimenti, a volte inutilmente data la capacità dei nominati nelle redazioni della carta stampata e in quelle radiotelevisive. Importante che chi ha orecchie per intendere intenda.