Da un albero, con un balzo, saltò giù Ariel, il gatto bianco figlio di Iside, capostipite dei Diecimici. Risplendeva ed era trasparente come una medusa.
– Otto giorni, – disse – hai otto giorni di tempo da domattina per salvare il mondo.
– Non capisco – disse la vecchia. – Ariel, tu sei morto da molti anni.
Gli occhi del gatto brillarono come fiammelle.
– Cosa sapete voi umani della morte? Ascoltami. Hai otto giorni, come negli antichi calendari. Devi consegnare i Diecimici, ognuno a una persona degna e buona. Poi porterai la lista al Diobono, ti dirò io dove. Se troverai queste dieci persone, il mondo sarà salvo. Se no sarà la fine di tutto, e il mondo verrà annientato, e stavolta non ci sarà nuovo carbonio o Dna che tenga, finito, consummatum est, finished, vorbei, hatanka, piùmiau…
Non è mai difficile riconoscere la prosa vivida e fantastica dello scrittore italiano Stefano Benni. La fervida immaginazione, l’uso abile e dinamico della potenza creativa, la costruzione poetica di scenari inusitati e – contemporaneamente – molto familiari sono tratti distintivi della sua penna, una delle più longeve del panorama nazionale.
A poche settimane dall’uscita del suo ultimo romanzo, Prendiluna, l’autore ha deciso di incontrare i suoi lettori partenopei martedì 20 giugno per presentare loro il libro, presso la libreria Feltrinelli di Napoli, situata in via Santa Caterina a Chiaia 23. Grazie al suo incredibile senso dell’umorismo e alle note capacità intrattenitive, l’incontro con Benni si è distinto per una piacevole leggerezza, nonostante la quale egli non ha risparmiato lucide critiche sia ad alcune metodologie d’insegnamento che al linguaggio, sempre più povero, del mondo televisivo.
A malincuore, inoltre, lo scrittore ha ricordato i suoi maestri scomparsi, come Franca Rame, Dario Fo e, in particolare, l’amico e chitarrista Fausto Mesolella, a cui è dedicato il libro. Il dialogo con i presenti ha più volte rimandato a una riflessione sulla senilità e sui cambiamenti che questa comporta nella vita delle persone. L’autore, giunto alle porte dei suoi settant’anni, ha mostrato consapevolezza e riconoscimento nei confronti dei suoi quarant’anni di attività e ha svelato ai suoi estimatori che probabilmente Prendiluna sarà l’ultimo romanzo a cui egli darà vita.
La vecchia sentì all’improvviso battere il cuore.
Si accorse così, dopo tanto tempo, che aveva un cuore, che lo aveva ospitato per tutti quegli anni e forse si era un po’ consumato.
La protagonista ha la stessa età del suo creatore e, come quest’ultimo, guarda al passato per rianalizzarlo, al fine di compiere la propria missione. Prendiluna è, difatti, una maestra in pensione che abita sola nella propria dimora, in compagnia dei suoi amati Diecimici. Nel primo capitolo, letto in sala da un attore partenopeo, riceve il compito di donare a dieci Giusti i suoi adorati felini, per poter salvare il mondo dall’Apocalisse.
A partire da questo incipit surreale, il lettore partirà per un composito e intricato viaggio narrativo, del quale lo scrittore non ha voluto anticipare nulla, ma che un conoscitore attento può di certo provare a immaginare. La semplicità apparente e l’umorismo degli elementi iniziali sono solo il mero punto di partenza per sviluppare storie complesse, drammatiche e ricche di piani interpretativi. Fanno ridere e fanno piangere, non sono carine. Se volete leggere qualcosa di carino, comprate Vanity Fair.
– Adesso ti riconosco – rise la vecchia – sei sempre stato un gatto anarchico, bulimico e dispettoso… eri il mio preferito e te ne approfittavi. E poi eri un maniaco sessuale, hai fatto più figli di un branco di anguille, don Candido voleva esorcizzarti. Non ti vedo nel ruolo di angelo.
– E chi ti dice che sono un angelo? – disse il gatto, e si dissolse in mille luci colorate, come un fuoco d’artificio.