Ci siamo abituati, ormai, alle notizie degli incendi che devastano periodicamente la Terra. Australia, Amazzonia, California, zone boscose, zone aride, zone soggette a tempeste di fulmini, e ci fa male sentirne parlare, guardarne gli effetti devastanti sul nostro fragile pianeta, eppure, quando accade, ci preoccupiamo un po’ di meno ogni volta. Forse, perché ci assuefacciamo ogni volta di più.
Gli incendi stagionali che stanno devastando lo stato hollywoodiano sono iniziati nei primi giorni di agosto e hanno raggiunto dimensioni incontrollabili. Al momento sono due i roghi presenti sul territorio californiano, SCU (Santa Clara Unit) Lightning Complex e LNU (Lake Napa Unit) Lightning Complex, e si stima siano il secondo e il terzo più estesi della storia dello stato. Sono 400mila gli ettari già divorati dalle fiamme, ma negli ultimi cinque giorni è stata bruciata più terra che in tutto il 2019. 100mila, invece, gli abitanti sfollati, costretti a scappare dalle loro case. Le condizioni atmosferiche che hanno scatenato un disastro di tale portata sono impressionanti: 12mila fulmini hanno appiccato 585 roghi, i venti li hanno allargati e il caldo, l’atroce caldo che nella regione ha raggiunto per la prima volta i 54 gradi, li ha alimentati.
Di fronte a uno scenario tanto atroce, il governatore della California ha dichiarato: «Chi non crede al cambiamento climatico, venga qui». Le sue parole, pronunciate durante la convention democratica, hanno riassunto una situazione più che drammatica, spiegando quanto sia evidente l’avanzare di quel riscaldamento globale su cui si dibatte troppo e si agisce troppo poco. In effetti, basta guardare le immagini di quelle fiamme, comprenderne le dimensioni, per iniziare a credere nei disastri che l’uomo sta causando. Però, a pensarci bene, chi è che, davvero, ancora non ci crede? Solo quelli a cui non conviene.
E chi non ci crede, infatti, ha risposto. «Pulite le vostre foreste», sono le parole pronunciate da Donald Trump in più di un’occasione, soltanto una parte dei discorsi tenuti negli ultimi giorni che ne riassume efficacemente il senso: la California brucia a causa dei californiani. Secondo le dichiarazioni del Presidente americano, sono le foglie secche, gli alberi caduti e i rami spezzati l’unica causa dei roghi incontrollabili che stanno divorando lo stato hollywoodiano. «You gotta clean your floors, you gotta clean your forests», ha detto, dichiarando implicitamente quanto ciò che sta accadendo non lo coinvolga, quanto quelle foreste non gli appartengano affatto – forse perché, se dipendesse da lui, sarebbero già state rase al suolo. Ma, soprattutto, they don’t listen to us, non ci ascoltano, come ad affermare che era stato previsto ed erano state fornite soluzioni ma che, come a lavarsene le mani, se nessuno ascolta, la colpa non è sua.
Per Trump, anzi, la colpa è delle persone, alcune persone. Dopo aver inviato i soccorsi finanziari – per i quali il governatore californiano ha dovuto trattare parecchio – il Tycoon ha più volte nominato, negli ultimi giorni, gli incendi. E lo ha fatto in totale stile da campagna elettorale, trovando un abile modo per inserirli nei suoi discorsi: incolpare qualcun altro e screditare i suoi avversari politici. Pulite le vostre foreste è dunque il monito di un Presidente che spera di essere rieletto dimostrando che le scelte fatte finora sono sempre state giuste.
Nei delicati mesi prima delle elezioni, al termine del suo primo – e si spera unico – mandato, l’amministrazione Trump ha bisogno di riconquistare gli elettori, e la presenza degli incendi è un grande ostacolo perché sensibilizza la popolazione sul tema del cambiamento climatico. Da grande negazionista quale è sempre stato, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha anteposto l’economia a qualunque altra questione, sostenendo che il riscaldamento globale non esiste e, se esiste, non è in alcun modo generato dall’azione antropica. E la nuova trovata, quella di investire gli abitanti della California della responsabilità dei roghi, è solo l’ultimo estremo tentativo di smacchiarsi la coscienza.
Pulite le vostre foreste, in realtà, è l’emblema del comportamento umano di fronte alla crisi climatica. Rappresenta ciò che l’uomo fa sempre quando si trova a dover rispondere dei suoi madornali errori: si deresponsabilizza. Nel suo tentativo di affibbiare la colpa degli incendi all’incuria dei cittadini nei confronti delle loro foreste, Trump si sta spogliando delle incombenze che gli spettano in qualità di Presidente che spettano ai tanti che, come lui, mettono il profitto davanti alla sopravvivenza di molti. È la stessa deresponsabilizzazione di chi si lamenta del cambiamento climatico ma sostiene di non avere potere per rimediare, imputando i poteri forti, le grandi aziende, le decisioni internazionali di non fare abbastanza e di essere una vittima delle scelte altrui. Pulite le vostre foreste, allora, significa continuare a fare ciò che stiamo facendo, bruciare il carbonio, intossicare i mari e le terre, spremere le risorse fino all’esaurimento. È un modo per incolpare alcuni uomini, ma assolvere l’umanità da una colpa condivisa.