Mettiamo il caso che stiate avendo un rapporto sessuale con il vostro/la vostra partner, occasionale o non che sia. Mettiamo il caso che vi venga detto di indossare il preservativo perché o così o niente. Dunque lo indossate ma, durante il rapporto, lo sfilate via di soppiatto e continuate senza che l’altra persona possa rendersene conto e dare o meno il proprio consenso. Ebbene, questa pratica è denominata stealthing o anche stealth-breeding ed è recentemente diventata reato sessuale secondo la Corte Suprema del Canada.
Con stealthing – termine coniato nel 2014 circa ma oggetto di studi già nei primi anni Duemila – si intende non soltanto il rimuovere il preservativo senza consenso nel mezzo di un rapporto ma anche danneggiarlo o bucarlo. Per questo motivo, tale comportamento può avvenire anche in forma passiva, quando cioè a manometterlo è l’altro/a partner all’insaputa del diretto interessato (ad esempio una donna che cerca di restare incinta contro il volere del proprio amante).
Ebbene, abbiamo ormai capito che tutto si riconduce sempre e solo a una cosa: il consenso. Un consenso che è, per definizione, esplicito, libero e reversibile. Impensabile come tale concetto risulti all’apparenza così ovvio, la base ai fini di una sana relazione interpersonale, eppure così difficile da comprendere per l’essere umano ancora oggi. Qualcosa che si riconduce essenzialmente a una volontà di prevaricazione e a dinamiche sociali che riguardano il potere e che prescindono dal sesso o altro. Un’eterna lotta tra le sfumature che circondano i sì e i no, implicito ed esplicito, più lieve e meno lieve, per arrivare alla recente legge spagnola del solo sì è sì. Tema di fondo dello stealthing è, infatti, che il consenso dato deve perdurare per tutto il tempo dell’atto sessuale. Non è dunque possibile prendere decisioni che vadano contro quanto prestabilito da entrambi perché si metterebbe in atto un abuso di potere e, di conseguenza, una violenza.
Recentemente, un centro di salute sessuale a Melbourne, in Australia, ha condotto uno studio al riguardo chiedendo sia a uomini che a donne se fossero mai stati vittime di stealthing. Il risultato è stato che il 32% delle donne e il 19% degli uomini ha ammesso di averlo subito. Non solo una grave violazione dell’autodeterminazione e della dignità della persona ma anche del diritto alla salute, aumentando la probabilità, specialmente nei rapporti occasionali, di contrarre malattie sessualmente trasmissibili come l’HIV o la gonorrea. Senza contare le molte vittime che hanno ammesso di aver accusato malesseri, attacchi d’ansia e svariati disturbi emotivi e psicologici. Ma il pericolo è ben più vasto: esistono addirittura diversi forum in cui è possibile scambiarsi opinioni e consigli sullo stealthing, incoraggiando gli utenti a praticarlo come fosse motivo di vanto.
È per questo che, negli ultimi anni e con l’aumento delle testimonianze, lo stealthing sta avendo sempre maggiore risonanza, in particolare nel sistema legislativo. E qui torniamo alla decisione presa dalla Corte Suprema del Canada. Questa ha finalmente stabilito che la rimozione del preservativo, se il partner ha dato il consenso solo a un rapporto sessuale protetto, può portare a una condanna per aggressione sessuale. Il tutto sulla base di un caso reale, avvenuto nel 2017, quando una donna ha denunciato un uomo che le aveva fatto stealthing. L’uomo aveva presentato ricorso alla Corte Suprema del Canada, la quale ha respinto tale ricorso e confermato che non c’è accordo sull’atto fisico del rapporto sessuale senza preservativo. Il preservativo fa parte dell’attività sessuale in questione alla quale una persona ha acconsentito ai sensi dell’articolo 273.1, comma 1, del Codice Penale. Dato che solo sì significa sì e no significa no, non può essere che “no, non senza preservativo” significhi “sì, senza preservativo”. Il giudice ha poi concluso asserendo: Questa è l’unica interpretazione che fornisce una lettura armoniosa del testo delle disposizioni pertinenti nel loro intero contesto e che si accorda con l’obiettivo del Parlamento di promuovere l’autonomia personale e la parità di azione sessuale. Una decisione senza dubbio rivoluzionaria, sostenuta anche dai gruppi femministi canadesi, per i diritti delle donne e la parità sessuale.
Mettiamo i puntini sulle i: un rapporto non protetto non è di certo illegale, sono le modalità con cui viene condotto, in base al consenso dei partecipanti, a fare la differenza. C’è da dire che il non essere d’accordo sull’utilizzo o meno del preservativo è molto frequente tra due partner, specialmente nelle relazioni tra giovanissimi. Accade spesso che il partner di sesso maschile faccia davvero di tutto per evitare di usare un profilattico: ho poca sensibilità, mi dà fastidio, tanto riesco a controllarmi. Frasi ormai risapute. Ciò che è fondamentale fare, almeno da un punto di vista medico, è informare adeguatamente sui vantaggi dell’uso del preservativo, metodo contraccettivo primario (con un’efficacia dall’80 al 98.6%), non solo per la prevenzione di gravidanze indesiderate ma anche di malattie veneree.
Oggi lo stealthing è un tema assai discusso e al centro del dibattito internazionale. In molti scelgono di parlare, di denunciare e un numero sempre maggiore di paesi sta cominciando a conferire risonanza legale alla pratica. Come in Germania o in Svizzera, dove ci sono state due condanne. Oppure in California, dove è stata firmata una legge che consente alle vittime di intraprendere un’azione civile. In Italia la situazione è ancora in stallo ma l’art. 609-bis C.P. punisce il reato di violenza sessuale, prevedendo la condanna per chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringa taluno a compiere o subire atti sessuali, il che si avvicina abbastanza.
Purtroppo, spesso ci si mostra poco propensi a considerarlo come violenza sessuale – come se violenza sessuale fosse solo lo stupro rigorosamente con penetrazione e grida di disapprovazione –, soprattutto se non ci sono adeguate leggi o conseguenze a supporto. Niente di più sbagliato. Se siete vittime di stealthing, ricordate, avete tutto il diritto di essere furiosi poiché quella che avete subito è una violenza a tutti gli effetti, un atto di coercizione, una violazione del vostro consenso e libero arbitrio che può sfociare in conseguenze ben peggiori. Avete il diritto di sentirvi male, se così vi sentite, e di ribellarvi, in primis parlandone.
Se ne siete artefici ricordate che la vostra libertà non può e non deve ledere quella altrui e che le vostre frustrazioni e manie di onnipotenza le potete comodamente riporre da un’altra parte. Che quello che state commettendo è un reato a tutti gli effetti e come tale subirà delle conseguenze. Il sesso è tra le cose più intime, semplici e liberatorie del mondo se praticato con consapevolezza, con rispetto, con sicurezza. E con reciproco consenso.