Quante volte, a scuola, l’insegnante vi ha consigliato – per non dire imposto – l’uso del vocabolario? Probabilmente, se si è trattato di un buon docente, tante da farvelo quasi odiare. Eppure, senza quel prezioso suggerimento, tuttora molti di voi avrebbero serie difficoltà nell’espressione e nella comprensione chiara di un concetto. A chi vive di parole, poi, quella raccomandazione, oggi, suona come un mantra da ripetere quotidianamente a se stesso.
Ed è proprio durante una di queste incursioni nella lingua italiana che ci siamo imbattuti in una definizione piuttosto, per usare un eufemismo, originale. Sfogliando il dizionario online dei sinonimi e contrari di Treccani, infatti, alla voce donna abbiamo scoperto che ella è sì, essere umano adulto di sesso femminile, femmina, signora – corrispondente al maschile uomo, maschio, signore – ma anche e, soprattutto, la figura di spicco di una serie di espressioni, come dire, colorite che per eleganza non riporteremo tutte, ma che vi invitiamo a cercare nella foto sottostante.
Abbiamo scoperto, dunque, che nella redazione di un testo – nel caso in cui necessitassimo di un equivalente di donna, al fine di evitare cacofoniche ripetizioni – potremmo utilizzare locuzioni per lo più offensive per designare come da definizione – nemmeno a farlo a posta – il gentil sesso o, a infierire, il sesso debole. Protagonista dei nostri racconti diverrebbe, pertanto, un personaggio quasi sempre poco raccomandabile e dai facili costumi o, tutt’al più, dedito alle faccende di casa, anche per mestiere. Se dovesse andarci di lusso, invece, la nostra attrice principale sarebbe una compagna, una fidanzata, un’innamorata. Al massimo, una pedina degli scacchi o una figura delle carte da gioco. Per farla breve, ne consegue che la donna in quanto tale non riesca e non possa essere altro che di malaffare, un individuo subordinato alla relazione con il proprio amato. In alternativa, un oggetto. Nulla di buono, quindi.
Incuriositi, abbiamo continuato la nostra ricerca sul web. Anche in questo caso, i risultati si sono rivelati piuttosto interessanti. Sulla stessa piattaforma infatti – ma avrebbe potuto essere qualsiasi altra – alla voce uomo abbiamo appreso, innanzitutto, che egli raffigura la specie del genere Homo, cui appartiene l’essere umano, rappresentata da tutte le razze ora esistenti, e che a lui attribuibile può essere una serie di complementi che, nella maggior parte dei casi, ne nobilitano la natura, rendendola più virile o elegante. Nello specifico, l’uomo può essere d’armi o di chiesa, di lettere o di scienza, di legge o di stato. Ma anche d’onore o di paglia. Insomma, con le dovute eccezioni, in qualsiasi modo lo si voglia definire, la figura del sesso forte ne viene fuori più maschia e intellettualmente impegnata.
Come dite? Niente di sorprendente? In effetti, non avete tutti torti. Studi anche piuttosto superficiali sulla società odierna e – ahinoi – non solo, hanno dato e danno ripetutamente prova della scarsa considerazione riservata alla donna, sempre centralissima, ma raramente apprezzata. Per quanto ci si sforzi di affermare o dimostrare il contrario, infatti, una passeggiata lungo le strade delle nostre città, cartelloni pubblicitari, programmi televisivi e reiterate notizie di cronaca nera ci confermano costantemente che alle fanciulle un’emancipazione – da intendere, prima di ogni cosa, come rispetto vero – non è mai stata realmente concessa. Ora, ce lo conferma anche il vocabolario. Dovremmo forse smettere di consultarlo? No, al massimo richiedergli, come alla comunità tutta, un’evoluzione concreta che corrisponda a modernità di pensiero e, permettetecelo, anche varietà. Una risposta, insomma, allo stereotipo ormai stantio della femmina come animale in calore o da addomesticare, tralasciando neologismi alla ministra o sindaca che, di fatto, nulla riconoscono. Assolutamente vietato, invece, cessare di interrogare il glossario, anche quando non strettamente necessario.
Intanto, qui a Mar dei Sargassi, tra una camicia da stirare e un compagno da aspettare mentre torna da lavoro, con il sugo sul fuoco e il pavimento ancora bagnato, proviamo a raccontarvi la nostra idea di informazione e cultura. In redazione siamo quasi tutte donne ma, mi raccomando, non lo dite alla Treccani. Shh!