Che Silvio Berlusconi sia stato il recordman delle leggi ad personam non c’è alcun dubbio e che gli italiani dimentichino troppo in fretta è una certezza. Il dovere di un’informazione corretta e libera, però, è anche quello di tenere viva la memoria, specialmente in politica, smascherando gli ipocriti, gli opportunisti e le mezze calzette. Il repertorio è vasto e c’è solo l’imbarazzo della scelta, ma questa cui facciamo riferimento è davvero una di quelle storie che raffigurano in maniera compiuta la condizione della politica nostrana, ridotta ormai al solo interesse di parte, incurante e sprezzante di quello comune.
Ci sono voluti ben dieci lunghi anni per suscitare un amore per Napoli sopito o forse mai esistito, uno di quei sentimenti perversi in cui il godimento della sofferenza altrui diventa piacere, quella che i tedeschi chiamano schadenfreude. In questo caso, sofferenza della città e dell’intera comunità che vi abita, stritolata dai debiti ingiusti che hanno bloccato le casse del Comune e dei quali, solo in questi giorni, alcuni parlamentari del Partito Democratico, convocati dalla segreteria metropolitana, sembrano concordi nel richiedere la cancellazione tramite una legge speciale. Debiti causati, tra l’altro, dai vari commissariamenti straordinari e dagli esponenti dello stesso PD che ha governato la città per decenni. Basti pensare che solo il post-terremoto e l’emergenza rifiuti hanno pesato complessivamente sui cittadini per oltre 250 milioni, un vero e proprio dramma non imputabile alla città, bensì soprattutto a un modo di concepire la politica come interesse soltanto di una parte che non ci risulta aver contribuito a rendere giustizia agli accorati appelli dell’Amministrazione uscente, condannata invece a governare senza risorse.
A tal proposito, non si ha memoria di partecipazione del PD, neanche sul piano della sola solidarietà, alle proteste di circa tre anni fa sia a Napoli che a Roma presso Montecitorio, per chiedere l’abolizione proprio di quei debiti ingiusti, un atteggiamento cinico e spietato nei confronti della città che ha pagato in termini di inefficienza dei servizi pubblici. Anzi, segnatamente alla manifestazione del 2018 tenutasi nel capoluogo campano, il movimento demA ha ricordato la partecipazione del Partito Democratico a una contro-manifestazione, tenutasi a pochi metri, in compagnia dell’estrema destra. Per carità, ogni forza politica è libera di scegliersi autonomamente i propri compagni di viaggio, gli stessi che, infatti, si sono riuniti anche in occasione delle elezioni del Presidente della Regione, ma certamente questi legami non fanno onore a una forza che intende riconquistare la guida della terza città d’Italia.
Un amore ritrovato, dunque, una conversione non sulla strada di Damasco, per quel PD folgorato dalle ormai vicine Amministrative alle quali, come abbiamo in più occasioni rilevato, pare si presenterà uno e trino, almeno fino a ora: il partito ufficiale, quello del Presidente De Luca e quello di Antonio Bassolino. Una legge speciale per Napoli tornerebbe conveniente a tutti e tre i contendenti, certamente anche per la città, cui si chiede contemporaneamente di far finta di non ricordare lo schadenfreude, quel sentimento sadico che, meglio di ogni altro termine, si traduce in cazzimma – per i numerosi lettori non di Napoli: atteggiamento o comportamento improntato a furbizia opportunistica e cinica, teso a ottenere il proprio esclusivo tornaconto senza preoccuparsi del fatto di poter in tal modo nuocere ad altri –, quella di un PD che dopo dieci anni di sofferenza intenderebbe entrare trionfalmente a Palazzo San Giacomo con adeguate risorse e risposte finora negate grazie anche alla sua politica piccola e settaria.
È lecito chiedersi dove siano stati i deputati e i senatori campani in tutti questi anni, quelli di tutti gli schieramenti, anche i rivoluzionari pentastellati sempre e comunque contrari a ogni iniziativa a favore di Napoli, inconcludenti e assenti, pure loro, in merito a un’ingiustizia che avrebbe dovuto trovare tutti concordi nell’unico interesse della comunità costantemente penalizzata, preferendo invece una campagna di odio becero e volgare nei confronti del Primo Cittadino e dell’Amministrazione. Tutto soltanto per squallidi calcoli di bottega per scoprire solo oggi, attraverso l’esponente campana Valeria Ciarambino, che in queste condizioni non si può governare, la priorità è una legge salva Napoli.
Svegliatosi da un lungo letargo, adesso il Partito Democratico propone un provvedimento sì giusto, ma strumentale, una legge speciale per ritentare una scalata dagli esiti incerti che potrebbe costare comunque una nuova sconfitta dettata dalle divisioni interne, ma anche da un elettorato che già altre due volte ha messo in moto quell’esercizio della memoria che nessun nome estratto dal cilindro, seppur rispettabile, al momento potrebbe impedire. Questo il PD ufficiale, poi c’è quello di Vincenzo De Luca, che non intende restare fuori dalla conquista del capoluogo, convinto anche lui che tema centrale siano i debiti e le risorse, per le quali in un recente monologo ha affermato di essere l’unico interlocutore possibile con il governo, al fine di garantirne di adeguate per il Comune, indicando persino alcuni nomi da mettere in campo.
Sarebbe auspicabile un chiarimento dei responsabili locali e centrali del Partito Democratico sulle ragioni di una così tardiva richiesta di una legge speciale per Napoli dopo dieci anni di silenzio cinico e assoluto, assistendo passivamente alle difficoltà economiche non imputabili certamente all’Amministrazione, ma ai debiti lasciati in eredità dagli stessi che oggi sognano la poltrona e da quei commissariamenti vergognosi che hanno sperperato risorse pubbliche che tanto continuano a costare ai cittadini napoletani. Intervenga il Segretario Zingaretti, taccia ancora sulle discutibili e strane recenti coalizioni elettorali regionali, ma spieghi all’opinione pubblica le ragioni di una strategia tanto sprezzante e di convenienza di quella parte che ha messo i catenacci alle casse comunali a danno dell’intera comunità cui tra qualche mese sarà chiesto di tornare alla guida, proprio nella stessa città che è stata strangolata dai debiti ingiusti e dalla cazzimma della peggiore politica.