Il Sindaco di Milano, Beppe Sala, la chiama la città a 15 minuti. Si tratta del progetto di sviluppo della rete di trasporti del capoluogo lombardo, un piano per prolungare le linee della metropolitana in modo che ogni angolo della città sia raggiungibile, appunto, in appena un quarto d’ora di treno. I lavori previsti dal Primo Cittadino meneghino riguardano le linee M1 verso Baggio, M4 verso Segrate, il viaggio della M2 verso il Vimercate e il tragitto della M3 in direzione Paullo, fino al sogno della nuova M6. Milano, quindi, come Londra o Parigi, metropoli in cui centro e periferia sono collegate da soli quindici minuti di corsa sulle rotaie.
Un progetto sontuoso, in linea con quanto Milano ha saputo mostrare al resto d’Italia e all’Europa in questi ultimi anni, un polo di avanguardia e investimenti che mira al ruolo di capitale economico-finanziaria del Paese. A sostegno di Sala si è prontamente schierato il governo che tutto può, l’esecutivo comandato da Mario Draghi, che attraverso l’ultima Legge di Bilancio ha previsto uno stanziamento per la progettazione e l’acquisto o il rinnovo del materiale rotabile delle maggiori città italiane, con il capoluogo lombardo a godere – in tutta probabilità – degli 800 milioni di euro richiesti da Palazzo Marino.
Una buona notizia, ha annunciato il Sindaco Sala, che grazie all’ennesimo occhiolino di Stato verso Milano e il nord del Paese potrà garantirsi la gloria che, ormai, solo pochi amministratori riescono a conservare per più di un mandato, figuriamoci oltre il secondo. Per una città, quella meneghina, che ride della generosità del dialogo con Regione e Governo che incredibilmente mette sempre tutti d’accordo (destra, sinistra, su, giù, centro), ce n’è un’altra che anche potrà – chissà, finalmente – mettere mano a questioni annose, rimandate da sempre: Napoli.
Altro che M2 direzione infinito e ritorno, M3, M8, e chi più ne ha più ne metta. Il capoluogo campano aspetta i finanziamenti promessi dal Patto per Napoli stretto tra il Governo e il Sindaco Gaetano Manfredi ancor prima della sua elezione per riavviare cantieri, far partire nuovi treni, aprire stazioni della Linea 1 in lavorazione da decenni. Il futuro, a Napoli, ha la forma della grazia finalmente ricevuta dopo mani ormai consumate da continue preghiere, dell’elemosina.
Già, perché gli unici fondi a perdere che il Parlamento ha messo – al momento – a disposizione della giunta partenopea sono quelli che hanno garantito al Sindaco Manfredi e alla sua squadra di Assessori di triplicarsi gli stipendi, con il conto del Primo Cittadino passato dai 4mila euro percepiti da de Magistris agli attuali 13mila. Il finanziamento tanto atteso da Napoli e i napoletani per il completamento delle opere necessarie alla città, annunciato dallo stesso ex Ministro lo scorso dicembre, è infatti un conto che i cittadini della città del Vesuvio dovranno restituire tramite un aumento delle tasse locali, la privatizzazione di alcuni servizi e la svendita del patrimonio. Non di certo un affare, soprattutto se l’amministrazione non sarà in grado di rispettare gli accordi con Roma.
E a proposito del difficile dialogo con i palazzi del potere che tanti additavano al Masaniello con la bandana arancione, il Governatore De Luca, dopo aver condotto in prima persona la campagna elettorale per il Comune – dimostrando di poter vincere Regionali e Amministrative in meno di un anno –, ha annunciato il taglio dei fondi previsti da Palazzo Santa Lucia in favore del Teatro San Carlo, al termine di una lunga controversia circa la nomina di Emmanuela Spedaliere al ruolo di direttrice generale. Altro che pace istituzionale e comunione d’intenti.
Non mancano, infine, polemiche e controversie anche sui fondi del PNRR che Napoli riceverà nella misura di 227 milioni di euro e che dovrebbero servire a far ripartire servizi, infrastrutture e rinsaldare il tessuto economico cittadino. Al momento, nessuna proposta concreta è ancora stata fatta pervenire alla città dai propri amministratori che, come da tradizione, hanno scaricato le colpe di tale ritardo a chi c’era prima. A parte che – ancora una volta – riesce difficile comprendere il reiterarsi delle critiche verso la precedente amministrazione dal momento che la giunta attuale ha ben pensato di richiamare alle cariche più rappresentative della macchina comunale gli uomini chiave di de Magistris, ciò che lascia sgomenti è la malafede o la scarsa conoscenza con cui quest’ultima parla del recente passato.
Con una nota del movimento demA, infatti, l’ex Sindaco ha reso noto a Manfredi che le proposte progettuali del Comune di Napoli e della Città Metropolitana per il Recovery Plan dalla propria giunta non solo erano state presentate lo scorso aprile in conferenza presso la Sala dei Baroni, ma che quelle stesse sono state pubblicate e sono ancora visionabili sul sito istituzionale. Sono state individuate quattro aree tematiche strutturali e per ognuna è stato predisposto un programma che parte dalla mobilità e giunge alla digitalizzazione. Fanno sapere dal sito dem-a.it
Insomma, mentre Milano pianifica – a tavolino con Draghi e compagnia – l’ennesima evoluzione, la città a 15 minuti, ottocento chilometri a sud, a Napoli, quello stesso quarto d’ora è il tempo massimo di sopportazione di tutte le fesserie, i raggiri e le vane promesse che da anni vengono vendute alla popolazione come l’ennesima ancora di salvezza, il nuovo che farà spazio al vecchio e, invece, sedimenta con le solite logiche. Quindici minuti per attraversare Milano o scoraggiarsi di fronte al destino di Napoli. Il Patto per la città assume, ogni giorno di più, la forma dell’ennesimo pacco.